OSSIDIANA - Olivia Balzar - Le Dodici Notti

 

Olivia Balzar



"Era così buio il chiassuolo, che lo stesso Scrooge, pur conoscendolo pietra per pietra, vi brancolava. La nebbia incombeva così spessa davanti alla porta scura della casa, da far credere che il Genio dell'inverno stesse lì a sedere sulla soglia, assorto in una lugubre meditazione"


Charles Dickens descrive così la notte del 24 dicembre in un passaggio de “Il Canto di Natale”: buia, fredda, spaventosa, popolata di spettri generati dalla mente di un uomo solo oppure manifestazioni reali di questo periodo oscuro.

Si narra infatti che nelle notti tra il 24 dicembre e il 6 gennaio il velo tra i mondi si assottiglia permettendo un contatto col mondo dei morti. Nella magia popolare, allo scoccare della mezzanotte tra il 24 e il 25 è l'unico momento in cui si può tramandare il rituale per scacciare il malocchio, che verrà scritto su un foglio, letto e poi ripetuto e memorizzato da chi ne riceve il dono. Se ne può parlare solo stanotte e mai più.

Si crede inoltre, che ciascuna di queste Dodici Notti rappresenti un mese dell’anno successivo e che, prestando attenzione ai segni della natura, si possa leggere il futuro dell’anno che ci aspetta. È un periodo oscuro, ma che anela alla luce, sono giorni e notti da dedicare a noi stessi, alle persone amate e all’ascolto, un ascolto che coinvolge tutti e cinque i sensi.

È il rito arcaico di ritrovarsi, dividere il cibo, raccontare storie, ricordare gli antenati. È un periodo in cui le mancanze sono baratri, le ferite riaffiorano, ma i morti ritornano al desco, se li invitiamo ad entrare.


Spiriti danzano intorno ai camini accesi

fino alle prime luci dell’alba

a ricordarci ciò che siamo stati


ho scritto nel mio libro “Là dove finisce il mondo” (Edizioni Ensemble) raccontando la percezione che ho del Natale, che per me ha il sapore di zenzero e cannella e il suono dei Pogues, sempre in bilico tra l’oscurità e la luce.

Dal Nord, infatti, ci arrivano le storie più interessanti. Nel periodo Vittoriano, in Inghilterra, nelle Dodici Notti si usava condividere davanti al fuoco storie di fantasmi. Doveva essere davvero suggestivo e, se spulciate in libreria, si trovano svariati testi dedicati all’argomento che raccolgono storie nere legate al Natale.


Nelle Dodici Notti è meglio restare nel tepore della propria casa per non imbattersi in eventi funesti e mostruose creature. La Caccia Selvaggia ad esempio, lo spaventoso corteo di furiosi cavalieri spettrali, solca il cielo proprio in queste notti. In alcune tradizioni è lo stesso Odino a guidarla, ma attenzione: è presagio di grande sciagura per chiunque ne sia testimone.

In queste notti tra il Nord Italia, i villaggi alpini e il Nord Europa si aggira la Perchta, o Berchta. Ella ha tanti nomi e volti, è una fanciulla bellissima, oppure una vecchia megera che a seconda del luogo in cui si trova, punisce i bambini cattivi, o le tessitrici disordinate, oppure attraversa la notte con un corteo di bambini morti che trascinano otri di lacrime. Qualcuno dice che ora si è trasformata nella Befana, qualcun altro dice che è ancora là fuori a tessere i nostri destini.



Tesse la vecchia

nelle dodici notti.

Tesse la lana e le viscere

di chi ha osato sfidarla.

Segui le piccole orme

e troverai i morti danzare.

Portano otri di lacrime

e sussurrano al vento

di lasciarli andare.

Ascolta le voci di chi

chiede attenzione,

porgi loro il tuo orecchio

e se ne andranno con l’alba.

La neve lava via tutto,

anche il sangue e i nostri peccati.



(Poesia tratta da “Di ogni mio corpo” - Edizioni Ensemble - di Olivia Balzar)

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