UGO FA COSE - Viola Bruno – Per colpa del grigio – Novembre (-3)

 


«Il mondo è pieno di colori, ma per vederli bisogna avere la pazienza 

di guardare attraverso il grigio.»

Virginia Woolf, The Waves, 1931



Novembre è il mese dell’arcobaleno.
Ma nessuno ci crede.
Gli adulti credono al grigio.
E invece…

Da un po’ di tristezza nasce il giallo,
da una briciola di pioggia nasce il blu,
e se un vento ci soffia sopra
viene fuori anche il rosso.

Tutti i colori sono nati così:
per colpa del grigio.

Stamattina la finestra se ne stava appiccicata alle nuvole.
Il cielo era tutto sgualcito,
e la pioggia scendeva di traverso.

Allora ho preso il pennello, un bicchiere d’acqua

e la mia tavolozza — quella che uso a scuola.
Ho mischiato tutti i colori e… non ci potevo credere! Ho inventato il grigio!

L’ho raccolto col pennello e ho dipinto tutto il vetro.

Piano piano è venuto fuori un arcobaleno grandissimo che partiva da dentro casa e finiva chissà dove.

La mamma è entrata proprio mentre dipingevo.
Per terra c’erano gocce di grigio dappertutto.

— Ugo, che stai facendo?
— Niente. Srotolo il grigio!

I grandi pensano che novembre sia triste.
Pensano che il grigio sia cupo e immobile.
E invece si porta dentro tutti i colori, proprio tutti,
ammucchiati uno sopra l’altro. Come un arcobaleno arrotolato.
Bisogna solo tirarli fuori, piano, uno ad uno.

Io faccio così: ogni volta che piove mi invento un colore nuovo.

Lo chiamo “forse”.
È un po’ come il verde,
ma più coraggioso.


*

A volte il mondo si spegne piano, come una lampadina stanca.

Novembre arriva così, in punta di piedi, portando il suo buio gentile.

Ma Ugo dice che il grigio non è una fine: è un seme.

E io lo guardo — piccolo e testardo — che gioca con le ombre finché non cedono alla luce.

 

Forse è questo che dimentichiamo da grandi: che i colori non si cercano, si inventano.

Nascono da un groviglio, da un inciampo, da una ferita che respira.

E a volte, proprio quando non c’è più niente da vedere, accade l’invisibile.

 

Il grigio ci mette alla prova.

Dissolve i contorni, sospende il passo, confonde la rotta: costringe a guardare proprio dove non vorremmo.

 

Virginia Woolf annotava che «ogni anima, anche nei suoi giorni più spenti, ha un colore tutto suo»[1], e Christian Bobin, con la sua limpida dolcezza, aggiungeva: «Se sorrido, è perché le mie frasi escono dal nero».[2]

 

Forse è davvero così: c’è una forza che tace finché non siamo costretti a invocarla.

Nei giorni limpidi riposa, ma in quelli che temiamo trova un varco per farsi strada.

Quando tutto sembra perduto, qualcosa in profondità si risveglia: una spinta minuta, invisibile, simile a un seme che insiste e rompe la zolla inchiodata al gelo.

È in quel margine cieco, che questa riserva imprevista sorprende: una luce minima, che non sapevamo di possedere.

 

La fragilità, quando accolta, non cede: si compatta e trova la sua forma.

 

Ugo non si spaventa del grigio, anzi: lo inventa, lo smaschera, lo “srotola”… Sa che in fondo non è altro che la somma di tutti i colori.


Sa — senza saperlo — che il coraggio nasce esattamente così:

da un limite che si apre, da un colore creato proprio quando nessun colore sembrava possibile.

 

Così riscrive novembre al contrario:

dove noi leggiamo resa, lui riscrive inizio.

Dove noi scorgiamo nuvole, lui dipinge un arcobaleno.

E tutto, per colpa del grigio.

 

Musica: Les jours tristes – Yann Tiersen (Instrumental)

https://youtu.be/AA4deEZjnBA?si=3zlB6Nbns-va4Pf5

*


Chi è Ugo

https://finestrelama.blogspot.com/2025/07/0-ugo-fa-cose-viola-bruno-calendario.html


N.B. L'immagine di Ugo è stata generata con intelligenza artificiale. Il bambino rappresentato non esiste, non corrisponde a persone reali, vive o esistite, ed è utilizzato a scopo illustrativo, narrativo e simbolico.


Se riconoscerete questo bambino, se vi sembrerà di averlo già visto, è solo perché in realtà Ugo… esiste dentro ognuno di noi.

[1] Virginia Woolf, A Sketch of the Past, in Moments of Being, 1939.

[2] Christian Bobin, L’Homme-Joie, Albin Michel, 2012


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