POESIA? NO, GRAZIE - Vincenzo Lauria - "Robottino perfettino"
Lo scorso mese ci lasciavamo con un finale thriller dopo aver seguito, tra equilibrismi vari, un "filodrammatico" (POESIA? NO, GRAZIE - Vincenzo Lauria - Il filodrammatico) .
E se a un certo punto del film delle nostre vite, scoprissimo che le fauci a stringerci sono proprie le nostre? Se fossimo proprio noi i più pericolosi predatori di noi stessi?
Spesso ci ritroviamo a nuotare nel quotidiano arpionati da stratificazioni di perle di saggezza popolare. Tra esse rilucono mantra (solo per citarne alcuni) come:
"Guarda sempre avanti"
"Chi si ferma è perduto"
"Chi ha tempo non aspetti tempo"
Non da meno sono le cosiddette "best practices" che vengono propinate in ambito aziendale: il "miglioramento continuo", "l'apprendimento continuo".
Esse possono avere sì i loro fondamenti motivazionali, ma hanno anche, alla lunga, come devastante effetto psicologico collaterale, quello di farci vivere costantemente proiettati in una dimensione futura infinita. Permeati da questo modus vivendi, inibiamo progressivamente la percezione delle nostre evoluzioni, dell'ampliamanento delle nostre conoscenze, affondando negli abissi di una costante insoddisfazione.
È, infatti, negli acquitrini del non sentirsi mai arrivati, che prende piede quel vampiro capace di privarci, progressivamente, di ogni gioia per i nostri risultati intermedi, per quei piccoli traguardi che ogni giorno raggiungiamo. Perché il pensiero è già in modalità "cosa fatta capo a" e ha automaticamente messo nel mirino il prossimo obiettivo, il prossimo impegno, la prossima scadenza!
"Bando alle ciance", non è tempo di celebrarsi, "gambe in spalla", senza "battere la fiacca" e "avanti tutta" verso il prossimo senso di vuoto che seguirà la nostra ennesima "missione compiuta"!
Non a caso, mi sovviene il titolo di un unico brano del libro di letture delle scuole elementari, rimasto indelebilmente scolpito nella mia mente: "Robottino perfettino" .
Ci si affanna, sempre più robotici, nelle nostre ricerche di perfezione, nei traguardi virtualmente tagliati, sempre più anaffettivi verso noi stessi prima che con gli altri.
L'asticella dello standard spostata sempre più in alto, le energie appena sufficienti al nuovo "minimo sindacale" che ci siamo auto-imposti, il senso di inutilità che ci pervade, quei ritmi nei quali ci ingabbiamo, senza memoria di una qualche via di uscita.
Intanto i libri sui quali avremmo voluto scrivere qualcosa si accumulano, gli incontri organizzati non sono mai sufficienti a invitare tutti coloro che avremmo voluto o dovuto ospitare, mentre il resto della vita, fuor di poesia, continua a chiedere conto di ogni cosa.
Succede così che è mattino e ci chiediamo perché alzarsi anche stavolta, ci chiediamo se ci sia anche una sola sensata ragione per aprire, anche stamani, quel sipario.
Prima per inerzia, poi facendo appello a quello che più di qualche "fallimento" ci ha insegnato, allungando le pause tra i respiri, troviamo dentro noi uno sguardo più indulgente. E scorriamo minuti, ore, giorni, settimane, mesi al REWIND fino a quando ci renderemo conto che non è mica poi così male quel tipo lì che si dà un bel daffare!
Anche se lo schermo non è così grande, la fotografia lascia a desiderare, la sceneggiatura non è poi così originale, la colonna sonora è un po' rimediata e i dialoghi hanno vuoti da colmare, quegli occhi lucidi, fissi, in primo piano, che sembra parlino da una vita sul finale, valgono il prezzo di un biglietto intero.
E se, più dei ciak, a far rumore sono gli acciacchi, allora bisogna aver cura di autoprodurre un "film protettivo" intorno a noi.
Poetry Planner (da Poesironìa, raccolta inedita)
Scelta la location perfetta
si stila la scaletta
l'Enzo Miccio* della poesia è una garanzia.
Un red carpet di parole
un leggìo con addobbi floreali
voci sopra come spari
bouquet d'emozioni rare
altalene di altari.
- Aderente - la parola
segna la vita
vespa che punge
e si sconfigge
tempesta di riso
che quasi ti sorprende
dietro al velo
a dire il vero.
* Enzo Miccio è un noto wedding planner
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