NUGAE - Doris Bellomusto - L’ardente pazienza delle braci

 

Ph. di Doris Bellomusto

In amore

pretendo parsimonia.

Bruciate d'amore

ma non per me.

 

Io bramo l'ardente

pazienza delle braci

vivo nascosta

sotto cenere

e mi consuma

l'amore che non do.

 

Mi fido di me, della frangetta, delle rughe, delle linee delle mani, delle superstizioni, delle smagliature, delle intuizioni, delle magie, delle confusioni, del mio guscio di lumaca, della noia, della gioia, delle mie appartenenze e dei miei capricci, della stanchezza annidata dietro le ginocchia.

Mi affido al rumore di fondo che ogni giorno porta con sè; alla trasparente presenza di creature invisibili al microscopio; al mio DNA; alla memoria non mia.

Mi affido al grembo della terra e sto, pietra sul letto del fiume.

Mi fido del cielo e perdo peso, polline disperso.

Non dispera l'anima se di sera impara una preghiera.

Sazia del niente che mastico, ingoio il canto che satura la gola.

Ho spento il fuoco sul rogo della strega, disperso in mare segreti e profezie.

Oggi mi affido al vento e senza pena rido di questo tempo che vola via.

 

Mi sono accorta che con gli anni la mia capacità d'amare si fa più ampia e resistente agli urti. Per esempio, gli studenti che ho adesso li amo più compiutamente rispetto ai miei primi studenti, non è un fatto di quantità, ma di maturità. So amare meglio, forse anche meno, ma meglio, con più cura. Sono più attenta, più curiosa, più generosa, meno pulsionale, ma più intuitiva. Accolgo in me le persone che amo, le custodisco, come fossi una coperta che dà riparo. Non so quanto amore spreco o quanto amore do, quando e quanto sia ricambiato (non me lo chiedo), non so quanto sia dimenticato o ignorato, ma io oggi mi accorgo di essere cresciuta in amore e mi pare un pensiero buono per cominciare l'autunno.


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