Fraseggi di luce - Annalisa Lucini - Philosophy of composition

 

Annalisa Lucini

Aerei in vita,

la poesia futurista;

trincea dura,

la poesia pura;

lo stato etico,

l’antidoto dell’ermetico;

il ritorno della democrazia,

l’impegnata poesia;

il mondo alla deriva,

la poesia visiva.

 

Ogni epoca cattura e dispone

del suo campione

di poesia

e di «filosofia

della composizione». 

Philosophy of Composition


Per la rubrica “Fraseggi di luce” ho scelto questa poesia di Ottaviano Giannangeli, poeta in lingua e dialetto, pilastro della letteratura e della cultura abruzzese.

Ho un suo libro, stampato nel mese di giugno 1985, da Arsgrafica Vivarelli di Pratola Peligna.

Regalo graditissimo e prezioso.

Un libro fuori commercio che si intitola POESIA COME SEDATIVO, uno di quelli che l’autore -di solito - numera e firma.

Privilegiare la quartina

(sia la sera che la mattina),

ma se il male s’aggrava

anche spingersi fino all’ottava.

 

Giannangeli - Il Professore - riprende il titolo del saggio di Edgar Allan Poe, pubblicato nel 1846 su «Graham’s Magazine» nel quale l’autore americano espone il suo metodo compositivo, indicando in modo dettagliato tutti i processi legati alla scrittura de Il Corvo.

Philosophy of Composition (La Filosofia della composizione) è un  saggio fondamentale -che oserei definire- “di assoluta onestà intellettuale” e che pone il riflettore sull’importanza del metodo creativo nella composizione letteraria.

Nulla da lasciare al caso.

“Pelle e sangue” su ciò che si scrive.

Studio, tanto studio e approfondimenti.

Questo dovrebbe sempre presiedere la scrittura.

In questo periodo ho il privilegio della vicinanza di scrittori che usano la penna non come sfogo personale, oppure per godere del momento di celebrità cavalcando temi comodi.

E questo mi rende sempre più consapevole del fatto che scrivere “tanto per” o scrivere “solo per pubblicare” è una scelta molto personale.

Privilegiare il messaggio, codificare la scrittura anche attraverso il ruolo dell’autore oggi e catalogare in modo certo i generi, distinguendo l’effimero dal duraturo.

Così come alcuni stili si riconoscono all’istante, allo stesso modo, alcune composizioni approssimative che denotano una certa sciatteria - anche lessicale- non possono trovare giustificazione in irrefrenabile impulso spontaneo.

Si può essere autentici anche scrivendo e riscrivendo lo stesso testo più volte, nel rispetto dei canoni stilistici che ci siamo dati all’inizio del percorso creativo.

Poi certo, è innegabile l’esistenza di alcune genialità creative. Credo però si tratti solo di uno sparuto numero.

Dunque, tornando alle autorevoli voci del passato, Poe ebbe la sfrontatezza di svelare ai più che esiste un metodo compositivo ed il fatto che Giannangeli, abbia composto su questa ispirazione una poesia è stato per me fatto strabiliante.

Ecco perché amo da sempre la Letteratura.

Trovo che sia la chiave per vivere il presente in modo più consapevole, e questo -ragazzi miei- non ha eguali.

Perciò, spinta da puro intento di condivisione poetica e ispirata da  Philosophy of Composition di Giannangeli ho scelto alcuni versi del passato, senza dimenticare la poesia dialettale.

Grazie, caro Professore!

 

Guillaume Apollinaire, Tour Eiffel



 

 

Carri d’autunno di Alfonso Gatto

Nello spazio lunare
pesa il silenzio dei morti.
Ai carri eternamente remoti
il cigolìo dei lumi
improvvisa perduti e beati
villaggi di sonno.

Come un tepore troveranno l’alba
gli zingari di neve,
come un tepore sotto l’ala i nidi.

Così lontano a trasparire il mondo
ricorda che fu d’erba, una pianura.

 

** 

Non ti vedo di Pedro Salinas

Non ti vedo. So bene
che sei qui,
dietro una parete fragile
di calce e di mattoni, alla portata
della mia voce, se chiamassi.
Ma io non chiamerò.
Ti chiamerò domani,
quando ormai non vedendoti,
immagini che ancora
tu sia qui, accanto a me,
e che basti oggi la voce
che ieri ho trattenuto.
Domani… quando tu sarai
al di là di una
fragile parete di venti,
di cieli e di anni.

 

 

Il Palombaro di Corrado Govoni

         

 

Chele che vu dicere di Ottaviano Giannangeli

E sempre stu strafunne

tra chele che scî ditte

e chele che vû dicere, a stu munne

 

E chele che vû dicere

o scî pensate ‘n sonne

è sole polvra d’ore

che te se scrie da ‘mmane

come jesce lu sole

 

 

Quello che vuoi dire

E sempre questo abisso

tra quello che tu hai detto

e quello che vuoi dire, in questo mondo.

 

E quello che vuoi dire

o hai meditato in sogno

è sol polvere d’oro

che ti si screa di mano

non appena esce il sole.


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