LADRO DI STELLE – Marco Brogi - Il mio cane non dichiara guerra
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Marco Brogi |
Sono qui, siamo qui. Io e il mio angelo custode peloso.
Sono un uomo senza dio e senza fede, credo negli animali come questo che sta dormendo sul divano, abitando un pianeta lontano lontano, che non è stato ancora scoperto. Lo chiamo Gesù, il mio cane, un po' per gioco, un po’ seriamente. Al collo, dal terzo bicchiere in poi, mi sembra di vedergli una targhetta con la scritta “ti salverò”. Gesù, che in realtà si chiama Tippete, piscia sul pensiero della morte, lecca la cortesia del sole d'inverno, fa capriole e muove l’aria nel caldo feroce dell’estate. Il mio cane, anche quando si incazza, non dichiara guerra a nessuno, mica è un uomo. <Non andartene, gli dico – senza farmi sentire dagli ospiti di ‘Piazza Pulita’ e di qualche altro programma televisivo - resta vivo fino a che sarò vivo anch’io>. In certe ore della giornata, quando la luce zumma sulla consapevolezza, intravedo nel suo sguardo un presentimento di separazione. Tippete mi fa scordare gli spigoli e che siamo coda di cane nella nebbia, portati come siamo a non trovarci. Chissà che cosa si vede dai suoi occhi? Chissà se la luna è bianca o è una grande palla nera che rotola nei suoi sogni? Tippete a quest’ora è onda nel mare statico dei giorni. Presente nell'enorme assenza di senso, come è piccolo nella piazza della notte, come è molto in mezzo al niente. |
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