UMAMI, DHARMA E BARBABIETOLE - Pietro Edoardo Mallegni - Il dilemma della prostata asimmetrica
![]() |
Pietro Edoardo Mallegni |
Nello scorso
articolo abbiamo avuto modo di chiacchierare un po’ del concetto di viaggio e
di pausa, di come talvolta il mondo possa divenire un mezzo o meglio una
“fermata” per gettare un piombino dentro l'inconscio e magneticamente portarci
verso la dimensione più oscura del nostro essere. Ma se dovessimo intraprendere
il viaggio all'incontrario? Se il punto di partenza fosse dentro di noi, o
meglio, se il mezzo su cui viaggiare alloggiasse nella nostra anima, come
potrebbe il nostro inconscio definire la sua forma? Parlarci, appunto, come una
mappa decodificata di quello che vive fuori i nostri confini? Riuscire tramite la scoliosi o il mal di
denti ad interpretare e comprendere sfaccettature del mondo che senza questo
viaggio ci sarebbero rimaste celate, concedendo al corpo il linguaggio per
tradurre i messaggi che arrivano dal nostro profondo e parlarci appunto di ciò
che ci è sconosciuto. Un concetto a mio
parere terribile e allo stesso tempo affascinante, l’ammalarsi o il migliorare
di determinate parti organiche di noi, per concedere all’anima di farci capire
e sintonizzarci con i problemi o le evoluzioni del nostro tempo.
Seppure il
panorama letterario internazionale sia costellato da scrittori che abbiano
narrato con diverse storie quanto di cui provo a fornirvi la doverosa contezza,
c’è un particolare libro che può fare al caso nostro.
Prima fermata:
Stati Uniti, andiamo a trovare uno degli scrittori più rappresentativi del
crollo degli ideali dell’American Dream: Don DeLillo, nella fattispecie;
prendiamo dalla libreria “Cosmopolis”. Il protagonista Eric Packer è
forse la rappresentazione più concreta dello Yuppie, unita al concetto di
ragazzino viziato, un connubio ideale tra ricercatezza, ricchezza e una
generosa dose di inutilità e indifferenza. Ovviamente, siamo a New York, lo
sfondo perfetto per rappresentare a pieno la rovina degli ideali d’oltreoceano.
La storia gira intorno ad un concetto incredibilmente semplice. Il nostro
protagonista, uscito dall’ufficio decide di andare a tagliarsi i capelli dal
barbiere a lui caro fin da quando era bambino, a bordo della sua limousine.
Tecnologia ed estetica si fondono in un tripudio volto solo ad un risultato:
isolare completamente dall’esterno il passeggero e permettergli di fare
praticamente qualsiasi cosa all’interno del mezzo. Capiamo dai dialoghi che Eric è un broker.
Anzi, forse, il miglior broker mai esistito, capace di interpretare andamenti
di mercato semplicemente rapportualizzando opzioni e prodotti finanziari
all’ordine di crescita di un guscio di lumaca, oppure allo svilupparsi dei
petali di una margherita. Il libro è ampiamente condito con le più strane
argomentazioni riguardanti il lusso: allargare il poligono di tiro in casa, la
costruzione di un eliporto sul tetto e, immancabilmente, l’acquisto di un
Rothko, ma solo come investimento. Si evince che Eric possa avere qualsiasi
cosa, eppure una cosa semplice come andare a Hell’s Kitchen in limousine per “il
taglio” diventa un vero e proprio incubo. Rivolte degli anarchici, cordoni di
sicurezza che serrano le strade perché è giunto in città il presidente (del
quale Eric denigra più volte l’importanza), il funerale di un rapper, fra
l’altro suo amico e, infine, la sua squadra di sicurezza (davvero pensavate che
uno così non giri con la scorta ????) che gli segnala diverse minacce, persino
di natura terroristica rivolti alla sua persona. Ma tutto ciò non è capace di
turbare minimamente il nostro protagonista, anzi il viaggio a rallentatore è
occasione per incontrare diverse persone: il suo data-analyst -manager, la sua
“insegnante di teoria”, un’amante, colleghi, amici, sua moglie e il suo
dottore. O meglio il sostituto del suo dottore.
Eric si sottopone tutti i giorni ad un check-up completo. Pelle, occhi,
sangue, urina e la prostata, che risulta asimmetrica. Condizione che lo stesso
medico dichiara come non allarmante. Tutto questo, che potrebbe essere inteso
come un dipinto perfetto di una sonnolenta apocalisse, non è capace di turbarlo
minimamente; solo due cose destano il suo profondo interesse: “il taglio” e la
crescita sconsiderata della valuta cinese: il nostro broker investe e perde
miliardi, convinto che lo Yuan non possa continuare ad aumentare il suo valore.
Ecco, questo è l’unico elemento concretamente ossessivo all’interno del libro. Terroristi,
funerali, rivolte, tradimenti vengono vissuti con la più pacata indifferenza,
ma lo Yuan deve crollare. Il mercato cinese deve chiudere in negativo (un po’
anticipatorio considerando che DeLillo scrisse Cosmopolis nel 2003?).
Insomma, venendo al dunque: dopo un elettroshock, un po’ di sesso, giustamente
un omicidio, arriviamo a Hell’s Kitchen dal barbiere. Eric parla della sua
giornata, della sua infanzia, fa le tipiche chiacchiere che si fanno quando si
procede “al taglio”. Concretizza e confessa una grande curiosità riguardo la minaccia
terroristica fatta alla sua persona; nello specifico, vuole conoscere la
persona che così tanto desidera ucciderlo. Riesce ad incontrare il suo futuro
killer. Il dialogo è sublime. Un
rendiconto meraviglioso sulla futilità di vivere, ma anche sulla futilità di
uccidere, sul dolore e il suo senso, sulle necessità alla definizione di un
sacrificio. Ma lo Spannung non è destinato a durare, persino con la pistola
puntata alla fronte, Eric è capace di pensare solo allo Yuan. E qui, miei cari
signori, come una sinfonia meravigliosa, si riconosce la grandezza di uno
scrittore. Eric merita la morte e, per
quanto sia un uomo orribile, il vero motivo per ucciderlo risiede nella sua
incapacità di analizzare la valuta cinese, in quanto incapace di analizzare
concretamente se stesso: fedele a una visione di perfezione del mondo e di
perfette regole che lo alimentano, non è
stato capace di cogliere il significato di ciò che è sproporzionato, di ciò che
non risponde a canoni matematici, di parabole i cui fuochi distano appunto in
modo insensato dalla direttrice, di ciò che è “asimmetrico”. “Il tuo corpo te lo stava dicendo” queste le
ultime parole del killer (esiste anche il film, alla regia Cronenberg,
Pattinson protagonista, Giamatti è il terrorista. Serve altro ???)
DeLillo scrive
questo capolavoro soprattutto per dare contezza della rovina interiore
dell’uomo quando asservito al denaro; di fatto più volte nel testo vi è la
ricorrenza ad alla descrizione della fine del mondo, raggiunta grazie
all’utilizzo di topi come valuta comune internazionale. La metafora è quanto
mai scarnificante, poiché i suddetti roditori in modo analogo ai soldi “portano
le malattie” e, grazie all’ aumentare e al diffondersi della ricchezza, aumentano
e si diffondono morte ed epidemie.
Ecco, appunto, il necessario ricongiungimento
alla propria dimensione interiore, al nostro essere umani, come unica geografia
per muoversi in mezzo al mondo, la “prostata asimmetrica” è la simbologia
ideale dell’irregolarità dell’uomo e di come questa sia il vero punto di
partenza. In fondo, se dovessimo davvero dare confine alla nostra esistenza in
un diario di viaggio, credo che la prima bussola da seguire sia proprio quella
della nostra anima, che punta verso un Nord strano, cangiante, riadattato nei
giorni e che appunto dobbiamo inseguire quasi in modo fanciullesco,
abbandonando progetti e desideri. In questo, potremmo quasi immaginarci che
tramite un linguaggio che appartiene a corpo e anima, il nostro Io più profondo
sia capace di fornirci molte più informazioni sul mondo esterno rispetto a
studio e osservazione, poiché, fuori le “alte opere”, le cose dell’uomo sono
fatte ad immagine dell’uomo e, quindi, vincolate ai medesimi sistemi di
creazione e funzione. Ignorare o non curare questi sistemi è innaturale;
persino starne a distanza o rimanere indifferenti è secondo me dannoso, ci porta
al distacco verso l’altro e a vivere le giornate con la stessa meccanica
di un analizzatore e, come in “Cosmopolis”,
la morte propria o degli altri, non può che essere vissuta come momento di
relativo e freddo interesse, mentre ciò
che ancora rimane “imperfettamente umano” (lo Yuan e la prostata asimmetrica) diventa principio di ossessione e, appunto,
l’unica occasione di meraviglia, concretizzata in un duetto meraviglioso di
cangiante simbiosi tra ciò che siamo e ciò che ci circonda.
Commenti
Posta un commento