FRASEGGI DI LUCE - Annalisa Lucini - La cura di un giardino
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Annalisa Lucini |
“Quanti anni sono passati da quel remoto pomeriggio di giugno? Più di trenta. Eppure, se chiudo gli occhi, Micòl Finzi-Contini sta ancora là, affacciata al muro di cinta del suo giardino, che mi guarda e mi parla.”
(Da Il giardino dei Finzi-Contini,
Giorgio Bassani)
Il giardino
è specchio della cura di chi ne estirpa le erbacce, concima i sempreverdi,
programma di piantare bulbose che regaleranno, al momento giusto, straordinarie
fioriture.
Il
giardino è luogo dove corre il tempo, unico padrone che nulla trascura, anche
nel lasciar andare.
Piogge
d’autunno che nutrono foglie delle perenni, i primi geli d’inverno che
cristallizzano gli ultimi temerari fiori solitari.
Soli
pallidi che regalano qualche ora di tepore e poi lasciano spazio al buio che
arriva presto e profuma l’aria di camini, gas di scarico di auto guidate
distrattamente, minestre riscaldate e stufati dai sapori ormai sempre più esotici.
Nel
mondo sono esistiti tanti giardini, e poi anche i più belli sono stati
abbandonati.
Non
dal tempo, ma da chi li curava.
È accaduto
senza motivi particolari.
La
moda del momento, la morte di chi se ne occupava, la decadenza di certi
equilibri, l’incuria dei proprietari, il dirottamento di attenzioni verso altro.
Qualcosa
di più remunerativo che potesse donare maggiore visibilità rispetto ad un
insieme di piante e fiori che, silenziosi, non si accorgono, in apparenza, dei
loro visitatori.
Esistono
ancora oggi tanti giardini, popolati di giovani piante stagionali e di alberi
secolari.
Anche
per quelli che attualmente rispecchiano il gusto contemporaneo, è sempre il
tempo a scandirne esistenza.
C’è
un andirivieni di colori, profumi e
sfumature che entrano ed escono a loro piacimento. Talvolta alcune nuance sembrano essere più belle di
altre, ma la natura in questo è danza perfetta di imperfezione.
Pensiamo
alla magnolia giapponese.
Un
arbusto che per tutto l’inverno vive in giardino senza il minimo segno di vita.
Una pianta caducifoglie che va in riposo vegetativo in autunno e che, all’affacciarsi
della primavera, regala fiori bellissimi. Poi una volta raggiunta la massima fioritura,
la bellezza superba che, per breve tempo, ha adornato i rami secchi finisce.
Cadono i suoi fiori e nel giro di poche settimane spuntano grandi foglie verdi.
Per
tutta l’estate la magnolia giapponese sarà solo un albero verde. Nulla di più.
E non se ne duole, perché la sua unicità le consente di offrire -in estate-
riparo sicuro a felci e ortensie.
Ci
sarà spazio per altre piante, fiori colorati ancora più belli che a loro volta,
dopo la massima esplosione vegetativa, lasceranno la scena ad altre stagionali.
È
un’alternanza perfetta di stagioni quella delle piante che vivono in un
giardino.
E le
loro voci sono solo avvicendamenti di colori diversi.
…così perfetta è la vita che manca
al mondo, al chiasso, al grigio, alla
paura
così segreta e bella è questa vita
stamattina, nel giardino dei baci
e dei discorsi tanto grandi e leggeri
che quasi sembrano vento e capelli…
(Dalla poesia Villa Borghese di Marco
Lodoli)
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