FRASEGGI DI LUCE - Annalisa Lucini - "Dolce presente del presente"
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Annalisa Lucini |
Jacques Prévert, Alicante
Un'arancia sulla tavola
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto tu
Dolce presente del presente
Freschezza della notte
Calore della mia vita.
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Une orange sur la table
Ta robe sur le tapis
Et toi dans mon lit
Doux présent du
présent
Fraîcheur de la
nuit
Chaleur de ma vie.
«Dolce presente del presente».
Mai
sottovalutare la semplicità delle cose che ci circondano.
In
tutto ciò l’amore è forse estrinsecazione immediata di come percepiamo la vita.
Ho
letto Jacques Prévert intorno agli undici anni.
Età
maledetta, quella, nella quale pur non essendo né carne né pesce, sentivo in
modo così forte il dolore, da non avere cognizione del fatto che se c’è un
inizio c’è anche una fine.
Forse
c’è anche una fine?
Ho
consumato quel libro, pieno di sottolineature, piccoli appunti, orecchie sulle
pagine, margherite secche.
Il
primo incontro con la poesia non-obbligo scolastico è stato quello.
Erano
gli anni Ottanta.
Un
libro regalato da un amico di famiglia, corrispondente in provincia di un
quotidiano nazionale, che aveva un piccolo ufficio vicino casa nostra, qualche
civico più in là verso la fabbrica.
Quella
raccolta di Prévert con testo francese a fronte l’ho persa in chissà quale dei
traslochi fatti.
Un
vero peccato.
E
sono certa che del ricordo di quell’amico di famiglia, nella mia comunità, sia
rimasto ben poco.
Un
altro vero peccato ma è così che funziona.
πάντα ῥεῖ
Non
per me, o almeno non sempre può essere così.
Da
vera Irregolare - quale mi percepisco
talvolta - al tanto abusato “Tutto scorre”
accosto la Saudade che mi rende nostalgica verso il passato e che, nello
stesso tempo, mi fa pensare al futuro a modo mio.
«Dare
ad ogni emozione una personalità, ad ogni stato d’animo un’anima», questo
scriveva Fernando Pessoa ne Il libro dell’inquietudine, e ancora: «Tutto, intorno a me, è nudo astratto universo, fatto di negazioni notturne».
Sentirsi
divisi tra stanchezza e inquietudine è ciò che ci consente di toccare,
attraverso le sensazioni del corpo, una conoscenza metafisica del mistero delle
cose.
«Cessare,
dormire, sostituire quella coscienza intermittente con migliori cose
melanconiche sussurrate in segreto...»
È
quel particolare stato d’animo che mi fa sorridere spesso. Saudade.
L’ho
capito da grande.
Mi
muovo nella penombra, vivo nell’imbrunire della coscienza e non sono mai certa
di cosa sono o di cosa suppongo essere.
Ancora
una volta «Pessoa docet».
«Cessare
passare fluido e liquido, flusso e riflusso di un vasto mare, su cose visibili
nella notte..»
Quando
incontro altri sorrisi affini, li riconosco all’istante.
E
quando proprio quei sorrisi di simile al simile si perdono nella notte, è un
vero peccato.
Davvero
un peccato.
Per
questo sguardo aperto sul mondo ringrazio quell’amico di famiglia, Jacques Prévert, Antonio Tabucchi e il
fantasma di Fernando Pessoa.
Sono
felice che febbraio sia andato via e dispiaciuta di aver girato un altro foglio
di calendario.
Benvenuto
marzo.
E lo
so che ... Di tutto resta un poco.
«Tabucchi
docet».
Fernando Pessoa, Tutto quel che vedo
(primi quattro versi)
Tutto quel che vedo è nitido come un
girasole.
Sono solito camminare per le strade
guardando di continuo a destra e a
sinistra,
e talvolta guardando dietro di me…
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Tudo que vejo
está nítido como um girassol.
Tenho o costume
de andar pelas estradas
Olhando para a
direita e para a esquerda,
E de vez em
quando olhando para trás…
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