I GRANDI IRREGOLARI – Mauro Barbetti - Patrizia Vicinelli

 

Mauro Barbetti




Nell'eterno dissidio tra arte e vita forse poche figure hanno trovato una sovrapposizione e identificazione tra queste due realtà come in Patrizia Vicinelli.

Un percorso artistico, il suo, votato al rischio, all'esplorazione di nuovi canali comunicativi, all'esposizione senza filtro di corpo e voce e in parallelo un percorso esistenziale altrettanto vissuto sul filo della trasgressione, della provocazione, di una fiamma che da un lato si è mostrata portatrice di energia e creazione, dall'altro di distruzione e morte.

Figura indubbiamente carismatica e dalle capacità multiformi, Patrizia Vicinelli è riuscita ad incarnare nella sua breve vita il ruolo di poetessa e performer vocale, quello di artista visuo-concettuale e quello di attrice e musa di vari registi di punta nel panorama del cinema sperimentale italiano, come ad esempio Alberto Grifi che a lei dedicò un cortometraggio, In viaggio con Patrizia, Tonino De Bernardi che girò con lei il film A Patrizia e Gianni Castagnoli che realizzò La notte e il giorno.


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Già i suoi esordi furono dirompenti. Nel 1962, a soli 19 anni, pubblica uno dei suoi primi testi, E capita, sulla mitica rivista Bab Ilù diretta da Adriano Spatola che assieme a Emilio Villa le fece da padre spirituale. La scrittura mostra una Vicinelli già chiaramente orientata verso lo sperimentalismo e il plurilinguismo che saranno i caposaldi della poetica del Gruppo '63, formatosi l'anno successivo. Bella, disinibita, carismatica, il mondo e il dinamismo degli anni sessanta, sembrano prospettarle una vita piena di soddisfazioni. Ma lei cerca di succhiare dalla vita tutto quello che è possibile.




E CAPITA




E capita (sono solo) (?)

O accade: no; sono.

Allora ascolta la musica

Stanno eleggendo. LA LA LA

Moi. Je seulement peut-etre SUIS

LA LA LA. E capita la nuova: SOLUZIONE

Che letto. Come letto. Quando.

O accade: la psichiatria. Analisi

d’un letto, (sono solo) (?) CERTO.

Il fatto del letto è il sono. LA LA LA

Adesso ascolta la musica. Vuoi venire? Tu?

Se ti spogli. Lo eleggeranno, lo sai.

Proprio solo, je suis peut-etre. Nel letto


Come sei freddo per questa terra.






La ragazzina si emancipa presto da maestri e icone. Nel 1966 al secondo convegno del Gruppo 63 sale sul palco e suscita l'entusiasmo di Balestrini e Sanguineti presentando alcuni testi performativi che l'anno successivo troveranno spazio nel libro “ἁ,ꭤ.A” (Lerici ed.) che al suo interno reca anche alcune delle sue realizzazioni poetico-visive e scritture asemiche, come quelle riportate qui sotto (da ricordare che i lavori visuali della Vicinelli sono stati esposti nei maggiori musei d'arte contemporanea del mondo).















Intanto la sua vicenda esistenziale, mai disgiunta da quella artistica, va avanti bruciando vorticosamente esperienze, alternando fasi di entusiasmo e furore creativo a momenti più bui e di sofferenza interiore. Nel vortice degli anni tra il 68 e il 77 Patrizia sperimenterà in una corsa senza freni amori, droga, fuga all'estero, carcerazione, un grave incidente stradale, maternità e infine la malattia.



Nonostante la fine vicina, anche gli ultimi anni la vedono protagonista nella scena artistica: a parte la pubblicazione di Apotheosys of schizoid woman (Tàu/ma 1979), opera poetico visuale che si legge a ritroso da destra verso sinistra, si dedicherà soprattutto a portare in scena il suo corpo e la sua voce.







pagine da Apotheosys of a schizoid woman




Sono interpretazioni memorabili, sofferte, segnate da una vocalità ormai sganciata da qualsiasi significato manifesto (eppure sempre altamente evocative) quasi puri manifesti sonori o messaggi cifrati di una Pizia (che in fondo potrebbe intendersi come un diminutivo di Patrizia). Di queste messe in scena esistono in rete vari reperti che chi le ha voluto bene si è premurato di non disperdere. Le sue ultime performance, che qui linko, sono state “Non sempre ricordano” PATRIZIA VICINELLI "Non Sempre Ricordano" e "DURANTE LA COSTA DEI MILLENNI " con Patrizia Vicinelli - di Gianni Castagnoli -Parte prima, la prima fu pubblicata in volumetto nel 1986, mentre la seconda fu raccolta nel volume postumo “Opere” (Scheiwiller 1994).



Patrizia si spegne a Bologna nel 1991. Mi piace chiudere con un'ultima poesia, stavolta lineare, che pare quasi un triste commiato.




NON TORNERÒ




Non tornerò.
Sui ponti infuocati
d’ estate
brilla la luna
brillano
scarpette a strisce
si
vedono sulle
piazze gelide e deserte
d’inverno l’incuria
di essi per il tempo sarebbe
un buon inizio
ma sotto il senso climatico
la sua angustia
l’ho promesso,
non tornerò mai lì.
Contro vado
e dirimo
dirimpetto
all’abisso fornace
che singulto
da singoli avvicinarsi
avercelo
condizionato nella mente
il tempo rotto
il tempo consumato
siamo a prestito
adesso.
La notte solitaria adombra
questo suono che è già
del novecento
cosa fanno le piccole perle
imperlano
noi che
sudiamo
da tutti i pori tristezza
che falsariga
di spots inattesi
ci sarebbe un altro percorso
da fare
lungo difficile impervio
deglutante
Per mandare giù
La saliva
Il fiele
Bocconi
Che a volte capitano
Capitano a volte
Note tutte in basso
Abissali deteriorate
L’aria è rovente
Quando ti brucia
L’amaro sole in nero
Spille spiragli
Coppale
Acre l’incenso sandalo sparge
Tutti
In piedi
Come fiori infilati
Nella loro ascesa l’altezza
Del distendersi
Del dispiegarsi







Per chi volesse approfondire la sua opera, è recentemente uscito un volume intitolato “La notte e il giorno – L'opera poetica” a cura di Roberta Bisogno e Fabio Orecchini per i tipi di Argolibri (2024).








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