STELLE CONTROVENTO - Maria Pia Latorre - Che bisogno c’è
Maria Pia Latorre |
Nasciamo in un grumo di bisogni. Alla
nascita non riusciamo minimamente a soddisfarli da soli. Nasciamo che abbiamo
bisogno anche del bisogno di esprimere i nostri bisogni.
La nostra fortuna è di appartenere ad
una classe animale in cui fondamentali sono le cure parentali ed il
soddisfacimento dei bisogni della prole è su base istintuale. E questo ci
risparmia un bel po’ di guai.
Secondo Freud il maggior bisogno che
proviamo durante l’infanzia è quello di sentirsi protetti da un padre o da una
figura affine. Presto impariamo per esperienza (e per apprendimento) a
suddividere i bisogni in primari e non, in materiali e spirituali, in
essenziali e voluttuari.
Tutta una serie di categorie che il più
delle volte sfociano in un celato manicheismo, buono a riempire il sacco
dei nostri sensi di colpa.
Lo stesso Marx, pressappoco nello stesso
periodo di Freud, ha sintetizzato il rapporto tra bisogno e sistemi economici
con la laconica espressione “Da ciascuno secondo la propria capacità, a ciascuno secondo il proprio bisogno”,
salvo che tale principio ha trovato nella realtà scarsissima
applicazione.
Certamente impariamo presto a
distinguere il superfluo dall’essenziale. Ci Insegnano che il primo (il
superfluo) viene cancellato in breve perché effimero, di poco conto, il
secondo (l’essenziale) è duraturo, sostanziale, fondamentale e si plasma con
noi, contribuendo alla nostra formazione.
In qualche modo crescendo impariamo a
far coincidere i nostri bisogni con la valorialità dell’essenziale. Se questo
percorso ci riesce si aprono per noi le porte della felicità in termini di equilibrio
ed energia vitale. Ben lontani da questa situazione esistenziale gli stati
depressivi che affliggono tanti di noi e che svuotano l’esistenza di gioia e
ottimismo.
Per Jung tutti abbiamo bisogno di
elaborare e praticare idee positive e, soprattutto, di coltivare delle
convinzioni personali; potremmo considerare questi bisogni degli ancoraggi che
ci aiutano a costruirsi come persone. Non posso qui non riandare alla
bellezza dell’essenzialità così ben espressa da Saint-Exupéry, forma pura di
essenzialità che ci viene dal praticare il sentimento d’amore. Riporto, di Tagore, un testo intensamente drammatico sulla forza dell’amore.
Lascia il tuo cuore - Rabindranath Tagore
Lascia il tuo cuore
scoppiare finalmente,
cedi, gemma, cedi.
Lo spirito
della fioritura
s’è abbattuto su di te.
Puoi rimanere
ancora bocciolo?
Intraprendiamo la strada della maturità
quando cominciamo ad amare incondizionatamente piuttosto che rimanere chiusi
nella gabbia dei bisogni effimeri. “L’amore
quanto più ci consuma tanto più ci aderisce addosso”; sono anni che sul mio
profilo è riportata questa frase tratta da “Flamenco
e cioccolato” alla quale cerco quotidianamente di aderire. Se siamo un
“tutto amore” l’amore diventa il nostro bisogno primario. Anche se il nodo
cruciale dell’amore-bisogno e del bisogno-d’amore resta avvolto da insoluta
nebulosa che da sempre impegna l’animo umano.
Catullo, a riguardo, si esprime con
realistica immediatezza: “Amami quando meno lo merito / perché sarà quando
più ne avrò bisogno”.
Lo stesso Giacomo Leopardi, nella Lettera ad Antonietta Tommasini, del 5
luglio 1828, scrive: “Io non ho bisogno di stima, né di gloria, né di altre cose simili; ma ho bisogno d' amore”.
E poi c’è Bukowski che canta mirabilmente l’amor profano.
Quando Dio creò l’amore - Charles Bukowski
Quando Dio creò
l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani
non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le
piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio
ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me
creò Me
quando Dio creò la
scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa
era ubriaco
quando creò i
narcotici era su di giri
e quando creò il
suicidio era a terra
Quando creò te distesa
a letto sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di
giri
e creò le montagne e
il mare e il fuoco
allo stesso tempo
Ha fatto qualche
errore
ma quando creò te
distesa a letto
fece tutto il Suo
Sacro Universo.
Per fortuna che l’anima, in fondo, non
ha bisogno di molto; le bastano poche essenziali cose di cui, a ben guardare,
si potrebbe anche fare a meno.
La natura ci insegna, l’arte sintetizza,
si vive in questa dualità. Andy Warhol,
molto acutamente, ha affermato che “l’artista è uno che produce cose di cui
la gente non ha bisogno, ma che lui -per qualche ragione- pensa sia una buona
idea dare”.
La poesia e l’arte in tutte le sue forme
sono uno straordinario binomio di bellezza, e la bellezza è metafora. Ci
sentiamo quasi obbligati ad anelarla, perseguirla, plasmarla intimamente. È
qualcosa di ancestrale, insita dentro di noi, un bisogno inspiegabile, che
viene da molto lontano. Dalle origini della vita.
Mosca, 1960 - Nazim Hikmet
I miei giorni sono fette di melone
profumato di vita
grazie a te
i frutti si protendono verso la mia mano
come se fossi il sole
grazie
a te
grazie a te
succhierò solo il miele della speranza
anche le mie serate più solitarie
sorridono
come un tappeto
d’Anatolia
appeso
sulla parete
grazie
a te
al termine della mia strada che non
entra in città
mi sono riposato
in un giardino di rose
grazie a te
grazie a te
non lascio entrare la morte vestita di
veli molli
che bussa alla mia porta cantando le sue
canzoni
e invitandomi al gran
riposo
Inverno - Giuseppe Ungaretti
Come un seme anche
la mia anima ha
bisogno del
dissodamento nascosto
di questa
stagione.
L’amore è il motore del mondo, non ha
bisogno di cercare posti perché ha in sé il luogo della meraviglia. L’amore per
sua natura è perfetto. È nell’umanità che si veste d’imperfezione, perciò ci fa
commuovere e ci stupisce intravederlo nelle manifestazioni umane. Ma
l’imperfezione umana ha in sé anche la relatività, ecco perché quella divina
espressione d’Amore arriva a “contaminarsi” nell’umano. L’umanità vive la
sofferenza di intravedere l’amore e di non riuscire ad aderirvi pienamente
perché non è della stessa natura perfetta ed eterna dell’Amore. Per certi versi
le religioni sono un tentativo di risolvere questo dramma.
Ho bisogno di sentimenti - Alda Merini
Ho bisogno di
sentimenti,
di parole, di parole scelte
sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le
statue,
di stelle che mormorino all’orecchio
degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza
delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori
nuovi. [...]
A conclusione una promessa-impegno che
prendo con me stessa, con l'auspicio che sia accolta e condivisa. Ecco prometto
di mantenere intatto dentro di me il bisogno di amore e di riuscire a viverlo
“fino al midollo” ogni volta che sboccia un papavero e una foglia secca
si stacca dalla pianta.
E l’amore guardò il tempo - Luigi Pirandello
E l’amore guardò il tempo e rise,
perché sapeva di non averne bisogno.
Finse di morire per un giorno,
e di rifiorire alla sera,
senza leggi da rispettare.
Si addormentò in un angolo di cuore
per un tempo che non esisteva.
Fuggì senza allontanarsi,
ritornò senza essere partito,
il tempo moriva e lui restava.
Che il tuo amore sia parte del nostro. Che le tue parole diventino miracoli d'ogni giorno. Grazie Maria Pia.
RispondiEliminaGrazie di questo articolo , molto bello. Penso ai versi di Alda Merini: Non credevamo più in Dio perché eravamo felici". In fondo questi e la fine della poesia di Bukowski dicono la stessa cosa.
RispondiEliminaGrande, sensibilissima Matia Pia
RispondiEliminaSento la sintonia con ogni costrutto di questo articolo!❤️🔥💪🏻
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