LADRO DI STELLE - Marco Brogi - Cronaca di un temporale

Marco Brogi

 

Questa è la cronaca di un temporale. Scosse elettriche all’orizzonte, illuminazioni improvvise, rosse fucilate nel buio. Introducono l’autunno e chissà che cos’altro.  E’ una notte di fine estate e come sempre l’inizio di qualcosa. I vetri sono ricettivi, la pioggia lo sa. E non fa complimenti. Sai quanti lo stanno vedendo, ancora loro in diretta, questo temporale. E quanti li hanno visti e li vedranno di temporali i benzinai, gli infermieri, le ostetriche, le maestre, le cameriere,  i disoccupati, i pensionati, i poeti. E i poeti lo hanno scritto il temporale: Pascoli, Pirandello, Neruda, Bukoswki e tanti altri. Fa tremare, fa tremare la quiete questo temporale, fa tremare i pensieri, e il cane è in allarme, annusa la vertigine, l’ignoto, e anche io sono inquieto. “Si stanno avvicinando i tuoni, e sono inquieto come i cani in campagna, sarà che ogni tuono perso nel buio sembra che cerchi me” canta Mario Castelnuovo ne I Tuoni, una delle sue canzoni più magiche.  

E i tuoni mi trovano, mi scovano nel nascondiglio che credevo più sicuro: il ricordo della prima volta che ho avuto paura del temporale. 

Ero a casa di mia nonna, un ultimo dell’anno. Avevo cinque o sei anni e dormivo con lei. Quei lampi nella notte pensai anche io che stessero cercando me. I lampi se ne andarono, ma sono tornati tante volte. I lampi sono sempre gli stessi o muoiono anche loro come le persone, e quelli dopo sono altri lampi ? Quelli di adesso sono lampi giovani, a sentire il casino che fanno. Bucano il nero, che forza, avranno vent’anni o giù di lì. Ma che c’è dietro quel nero? Sì, perché lampi lo illuminano il nero ma mica del tutto e comunque poi il nero ritorna nero. 

Nero e mistero. Due parole che si rafforzano a vicenda. Il nero accanto a mistero è ancora più nero. E il mistero accanto a nero è ancora più mistero. Lampi, ancora lampi. E se tutti questi lampi fossero i fuochi dei morti? Sì, dei morti che danno fuoco al cielo perché non vogliono essere morti. Il temporale è finito. E’ durato quattro minuti. Dura meno la lettura di questa poesia di Neruda.

 

Temporale

 

Tuona sopra i pini


La nube densa sgrana le sue uve,


cade l’acqua da tutto il cielo vago,


il vento scioglie la sua trasparenza,


si riempiono gli alberi di anelli,


di collane, di lacrime fuggenti.


Goccia a goccia


la pioggia si raccoglie


ancora sulla terra.


Un solo tuono vola


sopra il mare e i pini,


un tuono opaco, oscuro,


un movimento sordo:


si trascinano


i mobili del cielo.


Di nube in nube cadono


i pianoforti delle altezze,


gli armadi celesti,


le sedie e i letti cristallini.


Tutto è trascinato dal vento.


Canta e racconta la pioggia. 

 

Ha la durata di un lampo questa poesia di Pascoli: sette settenari per raccontare come nessuno il temporale.

 

Temporale 

 

Un bubbolìo lontano… 

 

Rosseggia l’orizzonte, 

come affocato, a mare; 

nero di pece, a monte; 

stracci di nubi chiare: 

tra il nero un casolare: 

un’ala di gabbiano.

 

Dai vetri in questo preciso istante gocciolano queste parole:


Lampi accecano il monte

disegnando vertigini.

Si riaffaccia la luna,

aureola dei santi nei dipinti.

Assisto alla scena

dall’intercapedine

tra niente e tutto. 

Né bagnato, né asciutto.

 

Commenti

  1. Solo un ladro di stelle può parlarci così di un temporale. Marco, con te, nel tuo puro coraggio, senza sovrastrutture.

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