Simona Garbarino - Sul Coraggio (Vivere, Morire, Risorgere: sull'attesa di tutto ciò)

Simona Garbarino

 
Perché parlare del coraggio? Perché di coraggio, presto o tardi, occorre dotarsi. C'è chi crede che sia una dotazione dalla nascita, chi al contrario un'attrezzatura speciale da organizzare pezzo per pezzo nel corso della vita. C'è chi lo confonde con la spavalderia, la faccia tosta un po' bulletta che ti fa affrontare la vita a testa bassa (o alta, a seconda dello stile), chi invece è consapevole di essere davanti a un puzzle fatto di tanti pezzi. Un coraggio-mosaico che, in quanto tale, risulta composto da decine e decine di tessere una diversa dall'altra. Le tessere sembra che abbiano tutte denominazioni e provenienze diverse. Qualcuna la riconosciamo subito, hanno nomi altisonanti: Sensibilità, Passione, Giustizia, Etica, Amore, tutte nobili, luccicanti nella loro livrea da prima serata. Altre sono meno lucenti, sono Paura, Disperazione, Disgrazia, Sopravvivenza e numerose altre sorelle, per nulla minori, che si somigliano per qualche sfumatura, come spesso accade in famiglia. Possiamo citarne giusto alcune, per non far torto a quelle più rappresentative e dominanti: Gratitudine, Solidarietà, Responsabilità

Ecco, si può diventare coraggiosi in rappresentanza di molte di esse o di alcune. Si può attingere al Coraggio anche provando una Paura maledetta, o maledettamente sconfinata, eppure provarci. Chiamare a sé il coraggio nonostante il terrore si impossessi di noi, quasi stringendoci alla gola. Non respiriamo dalla paura, eppure procediamo armandoci di coraggio. Quante volte si pensa che il coraggio sia appannaggio degli impavidi, di coloro che sfidano la sorte ad occhi spalancati e narici aperte. Non è così, o almeno, non è solo così. Molte volte il coraggio proviene proprio dai pavidi, dai timidi, dai personaggi che abitano il sottobosco silente e operoso della quotidianità. Il coraggio molto spesso arriva dalla Necessità, dal Bisogno, da quel tremore che si aggrappa su per le gambe e si impossessa delle nostre viscere, e poi oltre, arrampicandosi fino a bloccare il respiro. E' allora che il Coraggio ti abbraccia, come un amico inatteso. E tu ti senti capace di cose inimmaginabili, di sfide che fino a poco tempo prima, avresti battezzato come "insormontabili".


E' questo il tempo del Coraggio? Ecco, questa è una domanda che sgorga imperiosa, una di quelle domande che sgomitano per arrivare prime. E' questo il tempo del Coraggio? Si. E' sempre il tempo del coraggio: il coraggio delle grandi e delle piccole cose. Il coraggio della scelta, il coraggio dello stare in prima linea, il coraggio di fare un passo indietro, il coraggio di aspettare, sostare, ritardare, il coraggio di fare e quello di non fare, di astenersi. Quante cose scorrono davanti ai nostri occhi, cose che richiedono quotidiano coraggio. Il coraggio della cura, il coraggio dell'affrontare la morte, propria o dei nostri cari, il coraggio di sopportare innumerevoli piccole grandi morti quotidiane. Ed è allora che il Coraggio raggruppa le sue sorelle, e queste prendono posto, fanno azioni, ci spingono al fare, all'esprimere, al combattere, giorno dopo giorno, ma anche allo stare assolutamente fermi. 

Le strane forme del Coraggio. Le mille declinazioni di una parola che sembra assoluta, sciolta da tutto...e invece è fortemente imparentata con posture, inclinazioni, idee molto spesso ossimoriche.


Penso anche al coraggio nell'amore, quel salto quantico che, presto o tardi ti tocca, e tu non ti butti, a un passo dal bordo del precipizio ti blocchi, ostaggio di calcoli improbabili, misurando tempo, latitudine, coordinate geometriche che non fanno altro che dirti "non puoi riuscire, non è conveniente, guarda che la caduta è pressoché inevitabile". Meglio non rischiare. Allora scegli di stare fermo, perché non puoi sapere come andrà a finire. Meglio proteggersi e mettere in tasca il coraggio che, nel frattempo, se n'è già andato, avvilito, malconcio e deluso.

 Sì, deluso da te, modello di geometra dei sentimenti. Per non pagare il prezzo del coraggio, preferisci pagare il prezzo dell'ignavia e di una vita incolore ma confortevole nella sua prevedibilità. Il coraggio, al contrario, ha bisogno di saltare nel buio, senza neanche il paracadute, saltare nell'Ignoto. 

Bisogna perdersi nella foresta, parafrasando un bellissimo pensiero di Giorgio Caproni ("La mia ultima proposta è questa: se volete trovarvi perdetevi nella foresta"). E ancora arriva la poesia ad orientarci rispetto alla parola "Coraggio". Questa volta è Wislawa Szymborska che scrive "Conosciamo noi stessi solo fin dove siamo stati messi alla prova. Ve lo dico dal mio cuore sconosciuto". Il Coraggio pare che serva soltanto a questo, alla fine: metterci alla prova per regalarci la grande abbacinante opportunità di conoscere noi stessi. E' un bel prezzo da pagare. Me lo dico per farmi coraggio.

Commenti

Post più popolari