"Del silenzio non si può tacere", di Ivana Rinaldi

 

di Ivana Rinaldi



Del silenzio non si può tacere è il titolo di un volume di Giuseppe Fabiano e Stefano Sinelli con l’introduzione di Luigi Cancrini (Franco Angeli, 2023), un ossimoro che rende bene la necessità di affrontare una parola e un tema così complesso.

Nella sua ambivalenza, nella sua doppia, tripla, quadrupla, accezione. Vi è un silenzio buono, che implica assenza di suoni fastidiosi e persino inquinanti, suoni molesti, voci in eccesso, chiacchiere inutili. Anche se in natura il silenzio assoluto non esiste. Nelle notti più calme possiamo udire il fruscio del vento, il cri-cri del grillo, il frinire delle cicale, lo sciabordare delle onde in estate, il ticchettio della pioggia, il canto mattutino degli uccelli. E’ questo silenzio che ci permette di entrare in contatto con la nostra interiorità e la nostra anima, le paure, ma anche la gioia dei pensieri, di creare, scrivere, comporre note. O semplicemente riposare.


Nella sua accezione negativa il silenzio nega: soggettività, figure, fatti. Esclude dalla Storia, spesso mistifica per fare della realtà propaganda.

Capita spesso che le escluse siano le donne; il silenzio su di loro è radicato, pervicace, tenace, antico e profondo, con una sola grande eccezione: la letteratura.

Il silenzio è particolarmente pesante nella sfera pubblica, che ha fatto delle donne le grandi escluse per secoli.:

Silence (.....) is a presence 

It has a history form 

Do not confuse it

With any kind of absence

(Adrienne Rich, Cartografie del silenzio)

C’è inoltre il silenzio dettato dalla paura. Lo dice bene Audre Lorde: “Nel nome del silenzio, ciascuna di noi disegna la faccia delle proprie paure: Ma più di ogni altra cosa, abbiamo paura di quella visibilità senza la quale non possiamo veramente vivere” (in La trasformazione del silenzio in linguaggio e azione). In una sua poesia, Canzone per molti movimenti, dedicata a Winnie Mandela, una combattente per la libertà del Sudafrica scrive: 

Nessuno vuole morire per strada / preso da fantasmi di bianchizia / e la vera acqua nessuno di noi voleva lasciare / le nostre ossa sulla via della salvezza / tre pianeti a sinistra / un  secolo luce fa / i nostri aromi sono separati e particolari/ ma le nostre pelli cantano in note  / complementari / alle otto meno un quarto ora solare / raccontavamo la stessa storia / ripetendola ancora e ancora (...).

Il vostro silenzio non vi proteggerà è il titolo di uno dei lavori di Lorde.

Il silenzio che si trasforma in parola che scaglia, accusa, e allo stesso tempo protegge e cura, lo troviamo anche nella scrittrice e poeta siciliana Maria Attanasio che ha fatto della parola scritta “un’arma”. Disfa l'ingiusto silenzio, quello che trama per nascondere. occultare, zittire il presente e il passato.

Vi è poi il silenzio complice, quello di coloro che voltano la testa dall’altra parte di fronte alle storture della Storia, ai crimini, alle guerre. Coloro che vogliono stare al caldo, diceva Primo Levi, e che banalmente sono il Male di cui parlava Hanna Arendt.

Se volessimo, molto avremmo da dire per rompere il silenzio.


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