Sul Re del mondo- di Antonio D'Alonzo

di Antonio D'Alonzo


L’immaginifica figura del Re del Mondo e del regno di Agartha compare per la prima volta nel libro postumo di Saint-Yives D’Alveydre, del 1910, Mission de l’Inde. Quattordici anni dopo, esce Bestie, uomini e dei di Ferdinand Ossendowski, racconto di un improbabile viaggio dalla Russia sovietica ai confini dell’Asia, passando dalla Mongolia, al Tibet. Il protagonista del viaggio transiberiano au contraire, s’imbatte alla fine delle sue peregrinazioni nella percezione del Re del Mondo, quando la sua guida mongola s’arresta sul sentiero per recitare «l’Om Mani Padme Hūng». Alle domande di Ossendowski, la guida si apre alla descrizione minima- exoterica- dell’enigmatico personaggio che «conosce tutte le forze della natura e legge in tutte le anime umane e nel gran libro del loro destino. Egli governa non visto ottocento milioni di uomini viventi alla superficie della terra, i quali non fanno che eseguire gli ordini di lui». Sessantamila anni fa, un vecchio saggio mongolo si rifugiò con la sua tribù sottoterra, fondando il regno di «Agharti», le cui strade sotterranee si estendono per il mondo intero, come una gigantesca ragnatela invisibile. La conoscenza posseduta dalla gente di Agharti è sterminata ed è in grado di far esplodere il globo o di trasformarlo in un deserto, di prosciugare i mari e polverizzare le montagne. Il Re del Mondo conosce tutti i segreti pensieri ed intenti dei potenti della terra. Se essi sono graditi li favorisce, altrimenti li ostacola. Alla stregua di un Messia- «i ciechi ritroveranno la vista, i muti la parola»- il Re del Mondo, si manifesterà in superficie quando i tempi saranno maturi e porteranno alla ineluttabile vittoria contro il male. È questa l’idea di Sinarchia: un governo occulto in grado di dirigere invisibilmente i governi di tutto il mondo.



Sulla scia di queste suggestioni letterarie, René Guénon decide di scrivere nel 1958 uno dei suoi libri più enigmatici, dedicato alla misteriosa figura del Re del Mondo. La Sinarchia, il motore immoto, invisibile, è il Centro Iniziatico, l’Axis Mundi, che viene a coincidere con la sfera sotterranea. Dei ed angeli, abitano nei cieli, i profani nella dimensione intermedia terrestre, il potere iniziatico risiede sotto, negli abissi geologici. Lo Spirito abita sopra e sotto, come ricorda la Tavola Smaragdina, ma l’uomo non può ascendere definitivamente in Cielo, se non al termine del ciclo della propria manifestazione individuale. Il Jīvanmukti, il «liberato in vita», così come il Bodhisattva non escono immediatamente dal Samsara, ma rimangono nelle spoglie mortali fino alla fine per aiutare le creature viventi a realizzare la Liberazione.


Anche il Cristianesimo nasce come religione delle catacombe, come esigenza di sfuggire alle persecuzioni imperiali, ma anche come reminiscenza della resurrezione del Salvatore. Il potere iniziatico è quindi nei sotterranei: i cunicoli sotto il suolo di Parigi incutono timore e preoccupazione all’uomo di superficie. L’uomo del sottosuolo di Dostoevskij è vile e inetto, ma rimane un potenziale pericolo nella sua smania di rivalsa verso il mondo. Nella tana kafkiana, un animale imprecisato, forse un roditore, dopo essersi costruito una tana sta ore ed ore appostato fuori da essa, all’aperto, nell’attesa di un eventuale- improbabile- predatore. La «tana» è speculare al simbolo della «coppa», del «recipiente» del «grembo materno», anche se in Kafka rappresenta l’angoscia, l’ansia per l’attraversamento della soglia iniziatica. Demoni e creature infernali forse abitano ad un livello ancor più sotterraneo, ma al Centro si trova Agartha, il regno del Re del Mondo.



Il Re del Mondo è «l’Intelligenza cosmica che riflette la Luce spirituale pura e formula la Legge (Dharma) propria delle condizioni del nostro mondo o ciclo di esistenza». Egli è quindi una sorta di specchio della Luce che emana dal Principio (Dio o il Sole-Bene della Repubblica di Platone o la Tenebra luminosa di Gregorio di Nissa o il Bahir dell’esoterismo ebraico o il Tao, ecc.); il riflesso generato è il Dharma del presente yuga. Il Re del Mondo è uno specchio, una causa seconda che riflette la Luce e, in quanto tale, assume le qualità dell’archetipo: Minosse per gli ellenici, Menes per gli Egizi, Menw per i Celti. Un archetipo, una figura mitica celata che funga da punto di riferimento per coloro che hanno occhi per vedere ed orecchie per sentire. Il Re del Mondo è un simbolo, un’arca in grado di conservare e traghettare il deposito iniziatico della Tradizione Primordiale: l’espressione umana (o mitica) del Principio. Così come la forma deve essere considerata un adattamento storico-contingente del Centro iniziatico eterno ed immutabile, così l’archetipo del Re del Mondo compare con nomi differenti in varie tradizioni.

(1 - Continua).


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