A Bacio di Rima - "Brezza /Carezza"

di Lina Maria Ugolini

 



In arte di linguaggio creante la poesia sceglie, pesa, compone versi,
inventa tra le strofe le proprie rime: alternate, incrociate, baciate.
Se si parla di baci e parole rimano quando si piacciono talmente
tanto da condividere un suono comune, un senso sotteso e profondo,
si attraggono come calamite, scocca ciò che ci piace definire un
innamoramento sillabico.
Nel corso di questa rubrica sceglieremo di volta in volta due o
più parole radicate l’una nell’altra a dipingere immagini e
suggestioni in poesie, arie d’opera e canzoni, parole che inventano
metafore e nuovi accordi.


Inauguriamo questo percorso che speriamo porti curiosità e
piacevolezza con:


brezza/carezza


Se la brezza è un soffio che spira, la carezza è un tocco che sfiora.
Un binomio quanto mai impalpabile, fatto proprio per baciarsi, per
legarsi ancora in rima a leggerezza nell’inventare l’indugio di una
sospensione.
In petalo d’incertezza domandiamo: una carezza possiede un peso?


Risponde Alda Merini:


Il peso di una carezza
può essere un segno d’alba,
il crisma del tuo destino,
la donna che alla fonte
dolcemente si inclina,
taglia netto il suo solco
di costante preghiera,
e così se mi appoggio
alla tua mano pura
mi si leva dentro l’alba
dentro si alza il cielo,
ma perché nell’amore
sì forte mi raggelo?
(da Le più belle poesie,1997)


La carezza dunque guida lo sguardo d’ogni poeta nel momento in cui
s’accorge di raccogliere dal mondo la poesia. Quella carezza è
atto di rivelazione. Una carezza può anche diventare una canzone,
finire in un pugno come canta Adriano Celentano:


La brezza non è un vento come gli altri. Risponde a un appuntamento
mosso da correnti d’aria fresca o tiepida. Giunge e si ripete in precise
ore del giorno o della sera spira, dal mare o dalla terra.
«La brezza aleggia intorno a carezzarmi il viso» canta Arrigo ne
I Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi. La poesia è quella drammatica
di un libretto d’opera firmato da Augustin Eugène Scribe e
Charles Duveyrier.
La musica nel canto si fa lieve, esprime leggerezza d’intenti e
sentimenti:


Ben altra immagine disegna la poesia di Federico Garcia Lorca,
corrente inquieta che l’analogia rende viva e cangiante, corpo di donna,
tratto di segno antico, spiffero segreto e passeggero:


La brezza
è ondosa
come i capelli
di certe ragazze.
Come i piccoli mari
di certe mappe antiche.
La brezza
sgorga come l’acqua
e si diffonde
– come un balsamo bianco –
nei valichi,
e sviene
in schianto contro il duro
della montagna.
(da Storielle del vento, Poesie – Libro de Poemas,1921)


La carezza non è solo un tocco. Può trasformarsi nel gesto alato di un
addio affidato al polsino sbottonato di una camicia in un soffio di brezza.
Su questi versi un’immaginaria strada di musica, una voce per una
canzone.


Amico giovane
da quanto tempo
non sento più la voce
che cara sapeva fare
dei giorni fantasia.


Vestivi d’azzurro
e stavi sulla via
mandando baci alle nuvole.


Ti vedo ancora sulla bicicletta
mossa da pedali di poesia
in corsa verso un sogno
di purezza, in grani di follia.


Un gelsomino dal tuo cuore
diceva a me d’essere bianca.


C’era un soffio in te
l’idea di una carezza
in equilibrio sul polsino
di una camicia sbottonata


alata già d’allora nel dirmi addio

carissimo amico mio.


(Lina Maria Ugolini da Abitare gli abiti. Il Foglio Clandestino 2022)


Nice butᵗs tricky
Musica originale di Anna Al Contrario




Commenti

  1. Oh, stupende queste spiegazioni riflettenti fra brezza e carezza e riportate poi in luce meravigliosa in questi versi, in questi incroci di soffi delicati ; di tocchi, leggeri ; di addii dolci e vicini, e non, forse, remoti.
    Complimenti. Bravissima, Lina !

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  2. Un’onda di poesia che attraversa le parole brezza, carezza, leggerezza, una sintonia positiva che tracima e si diffonde gentile. Grazie . Nadia Chiaverini

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