UGO FA COSE - Viola Bruno - Quando non sei pronto – DICEMBRE (-4)
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| Ugo |
«Si tratta di vivere tutto.
Vivi ora le domande.»
— Rainer Maria Rilke, Lettere a un giovane poeta
Io dicembre non lo capisco mica.
Arriva la fine e tutti si mettono a correre.
“Dai, chiudiamo”, “sbrighiamoci”, “manca poco”.
Io invece sento che manca tanto.
Allora ho fatto quello che nessuno vuole che faccia:
mi sono arrampicato sulla sedia
e ho preso il calendario grande, quello appeso in cucina.
L’ho smontato.
L’8 l’ho messo dopo l’11, perché lì stava meglio.
Il 21 l’ho nascosto sotto il frigo: “Torna quando sarai meno puntuale.”
Il 28 l’ho appiccicato alla porta del bagno,
così chi entra capisce che il tempo non aspetta nessuno, tranne me.
Poi ho fatto nascere un giorno nuovo.
Un giorno che non c’era, ma che serviva.
L’ho scritto grande, con il pennarello:
33 DICEMBRE
È un giorno largo, che dura quanto ti pare.
Serve quando non sei pronto.
Quando ti trema un po’ la voce,
quando hai qualcosa da finire e non sai come si fa,
quando cominci senza sapere dove si va.
Nel mio 33 dicembre ci metto le cose che non ci stavano negli altri:
finire un disegno lasciato a metà,
soffiare sulla cicatrice del ginocchio,
fare pace col dinosauro di plastica che avevo rotto apposta,
aspettare che la minestra si raffreddi con calma.
E se qualcuno mi chiede che giorno è oggi, io rispondo:
“È domanotte.”
Che è come quando fai un salto, ma con gli occhi chiusi.
*
Gli adulti, a dicembre, hanno paura dei bordi.
Temono ciò che rimane aperto, ciò che non torna, ciò che non si chiude con precisione.
Per questo agitano parole come “bilanci”, “consuntivi”, “propositi”:
il vocabolario di chi tenta di dare un ordine al disordine naturale del tempo.
Poi arriva Ugo, con la sua matematica sbilenca e perfetta.
Sposta i giorni, li nasconde, ne inventa uno nuovo, scompagina la sequenza.
Ci ricorda che il tempo non è una linea retta:
è un mazzo di carte che si può mescolare tutte le volte che siamo in affanno.
Il suo 33 dicembre è una piccola disobbedienza cosmica.
Un giorno concesso ai fragili, agli indecisi, a chi non si sente ancora pronto.
È il giorno delle attese buone, delle cose lasciate a metà
perché in quel mezzo respiro c’è una possibilità.
Un giorno in cui l’incompiuto non è un errore, ma un luogo in cui restare.
Forse ogni fine d’anno avrebbe bisogno del suo 33 dicembre:
una soglia dove l’incompiuto non pesa,
dove il tempo smette di chiedere e per un attimo comincia ad aspettare.
Forse il segreto non è chiudere l’anno,
ma lasciarlo socchiuso.
Oggi non cambio il calendario,
magari aveva ragione lui.
Certi giorni servono più degli altri…
«Abbi pazienza con tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore
e cerca di amare le domande stesse,
come stanze chiuse e come libri scritti in una lingua molto straniera.
Non ricercare ora le risposte, che non ti possono essere date
perché non sei in grado di viverle.
Si tratta di vivere tutto. Vivi ora le domande.
Forse, così facendo, un giorno lontano, senza accorgertene,
vivrai dentro la risposta.»*
Musica: Yann Tiersen – Rue des Cascades (Extended)
*R. M. Rilke, Lettere a un giovane poeta, quarta lettera, 16 luglio 1903, trad. Ervino Pocar (Adelphi)
N.B: l’immagine di Ugo è stata generata con intelligenza artificiale. Il bambino rappresentato non esiste, non corrisponde a persone reali, vive o esistite, ed è utilizzato a scopo illustrativo, narrativo e simbolico.
Se riconoscerete questo bambino, se vi sembrerà di averlo già visto,
è solo perché in realtà Ugo… esiste dentro ognuno di noi.


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