LA STANZA DEI DESIDERI - Ivana Rinaldi - Inaam Masoud Sai’d

 

Ivana Rinaldi

Inaam Masoud Sai’d è una poeta nata a Gaza nel 1984. Risiede a Deir al Balah , è attiva presso l’Associazione delle Donne Lavoratrici e si dedica alla documentazione della storia di donne sfollate. Nei campi profughi sostiene la loro educazione organizzando incontri e offrendo sostegno psicologico, soprattutto alle madri che hanno perso i loro figli: si raccolgono in cerchio, per ascoltare, ricordare, condividere il dolore. Come scrive Ada Rizzo in Alessandria Today, trovarsi è già un atto di resistenza, una carezza, un’ espressione di sorellanza, e ancora un tentativo di ricucire gli strappi dell’anima. Inaam Sai’d è laureata in Lingua e Letteratura inglese, insegnava prima che l’esercito israeliano invadesse la sua terra, terra amata che non ha mai smesso di cantare nella sua Poesia, tradotta in parte in italiano dal poeta gazawi Said Abdel Khaleq e in spagnolo. Emerge da ciò che è arrivato a noi soprattutto attraverso i social, la potenza espressiva dei suoi versi, attraversati dal dolore e dalla speranza: “Due anni di silenzio/ e molti altri/ e una gola/ che cerca di recuperare l’aria”. Le parole spezzate in gola dalla morte, dalla sofferenza, dalle bombe che per due anni sono cadute incessantemente su Gaza, hanno saputo rompere il silenzio attraverso la scrittura, fendendo il muro dell’omertà dell’Occidente, attraversandolo, fino a noi.

“E la Patria /era un quadro/ che gli altri non vedono/ Un ricordo che i defunti non dimenticano/ Pettinando il lungomare/creando un punto di vita/ come dovrebbe essere la vita”.

Quel pettinare che ricorre spesso nella poesia di Inaam, quasi a significare una carezza che smorzi il dolore, è un’azione in movimento verso ciò che può rappresentare ancora vita, nonostante il tempo bloccato.

“No, è inverno, sono cosparsa dal gelo dell’esilio, e niente estate, mi tolgo dall’anima il mantello dell’attesa”. 

Nelle sue poesie più recenti, emerge l’angoscia dell’inverno che torna e porta pioggia. Non la pioggia che ristora ma affoga “alberi, le rose, le cornici, e pure l’uomo nella tenda. E come un tempo eccezionale spruzza le sue perline sugli specchi, sulle finestre, come un’acrobazia nuda. E i piccoli si sono congelati fino alle coperte bagnate”. “Si lava le labbra blu, una volta ancora, per assicurarsi che respirino. Portando lontano il sole e il suono della sua risata”.

Nonostante nella sua Poesia non manca mai una nota di speranza: “Non vedo più quella ragazza/ quella che pettina la strada/ una volta con il pennello/ una volta che porti l’acqua/. L’ultima volta mi ha regalato un sorriso/ e diffondo i tratti della sua speranza”.

Inaam sembra avere in mano un pennello impiantato nella penna con cui riesce a disegnare se stessa in un quadro di desolazione, di perdita, bilanciate da un tocco di malinconia che trova la sua bellezza e la sua ragione in un fiore, un volto, uno specchio o una perlina.

“Oh crepe dell’anima, oh calore del cuore/ quando teneri fiori/ spuntano sui detriti/ le nuvole sussurrano il suo nome/ nell’orecchio del cielo/ Oh tu, che hai inciso il bene sul muro dei giorni/ e le tue lettere hanno coperto distanze/dicendo alle anime perse/ che l’amore non muore./ Saluti l’amore/ custodisci le ombre/  spicchi i sogni dal fango/ e li lavi al profumo del basilico/ Li doni al mondo come pittura silente”.

Parafrasando Neruda, se niente ci salva dalla morte, che almeno l’amore (e la poesia) ci salvi dalla vita. È ciò che fa Inaam con i suoi versi che sussurrano alla vita.







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