INCROCI - Iolanda Cuscunà - Il Poeta

Iolanda Cuscunà



Nella mia vita da libraia un giorno ho incrociato un poeta, portava con sé una domanda e io non avevo ancora nessuna risposta.

Non era un poeta come tanti.

Aveva un solo braccio e lo dimenava furiosamente disegnando parole nell’aria.

Mi fissava mentre mettevo a posto pile di libri e continuava a domandarmi:

"Quanto tempo vive un uomo? Mille anni o uno solo?” 

Il suo sguardo era un volo di corvi. All’inizio avevo paura. La sua era una domanda urlata, a volte imprecava, ma cercava sempre l’incrocio del mio sguardo.

Poi, smise di urlare e iniziò a narrare la sua vita da poeta: in giro per il mondo su un treno a vapore, aveva visto molti luoghi e conosciuto molta gente. Allora aveva entrambe le braccia, tutte e due le mani e guidava il treno a vapore. 

Una mattina sotto quel treno c’era voluto finire e sui binari era rimasto il suo braccio. Lo avevano raccolto, lui, e lo avevano portato via, prima in ospedale per curare il corpo e poi in un altro ospedale pieno di gente che parlava da sola e non lo vedeva. Quando era uscito di lì era andato a farsi un giro in libreria, il posto migliore per trovare risposta ad una domanda. Ma la ricerca si era rivelata più difficile del previsto. “Quanto tempo vive un uomo? Mille anni o uno solo?” cercava tra i libri, prese a comprarne tanti, e cercava tra la gente. Cercò anche in me.

Mi affezionai a quel poeta, ai suoi racconti, a quelle parole disegnate con un braccio solo. Il giorno in cui credetti di avere una risposta alla sua domanda, il poeta scomparve. Qualcuno disse di averlo visto camminare sui binari della stazione, qualcun altro disse di averlo visto salire su di un treno a vapore.

A volte dubito sia esistito veramente.



(La poesia del Poeta è tratta da Estravagario, Pablo Neruda 1958). 


Cuánto vive el hombre, por fin?

Vive mil días o uno solo?

Una semana o varios siglos?

Por cuánto tiempo muere el hombre?

Qué quiere decir “Para siempre”?


Preocupado por este asunto

Me dediqué a aclarar las cosas.


Busqué a los sabios sacerdotes,

los esperé después del rito,

los aceché cuando salían

a visitar a Dios y al Diablo.


Se aburrieron con mis preguntas.

Ellos tampoco sabían mucho,

eran sólo administradores.


Los médicos me recibieron,

entre una consulta y otra,

con un bisturí en cada mano,

saturados a aureomicina,

más ocupados cada día.

Según supe por lo que hablaban

El problema era como sigue:

nunca murió tanto microbio,

toneladas de ellos caían,

pero los pocos que quedaron

se manifestaban perversos.


Me dejaron tan asustado

Que busqué a los enterradores.

Me fui a los ríos donde queman

Grandes cadáveres pintados,

pequeños muertos huesudos,

emperadores recubiertos

por escamas aterradoras,

mujeres aplastadas de pronto

por una ráfaga de cólera.

Eran riberas de difuntos

Y especialistas cenicientos.


Cuando llegó mi oportunidad

Les largué unas cuantas preguntas,

ellos me ofrecieron quemarme:

era todo lo que sabían.


En mi país los enterradores

Me contestaron, entre copas:

“-Búscate una moza robusta,

y déjate de tonterías”.


Nunca vi gentes tan alegres.

Cantaban levantando el vino

Por la salud y la muerte.

Eran grandes fornicadores.



Regresé a mi casa más viejo

Después de recorrer el mundo.

No le pregunto a nadie nada.

Pero sé cada día menos.


***

Insomma, quanto vive l’uomo?

Mille giorni o uno solo?

Una settimana o secoli?

Che cosa vuol dire «per sempre»?


Preoccupato da questa faccenda

Mi accinsi a chiarire le cose.


Andai dai saggi sacerdoti,

li attesi alla fine del rito,

li attesi mentre si recavano

a visitare Dio e il Diavolo.


S’annoiarono alle mie domande.

Neanche  essi sapevano molto,

erano solo degli amministratori.


I medici mi ricevettero,

tra una visita e l’altra,

con i bisturi per mano,

saturi di auromicina,

ogni giorno più affaccendati.

Dalle loro parole capii

Che il problema era il seguente:

mai morirono tanti microbi,

a tonnellate ne cadevano,

ma i pochi che rimasero

si rivelarono maligni.

Mi lasciarono così impaurito

Che andai a trovare i becchini.


Andai ai fiumi dove bruciavano

Grandi cadaveri dipinti,

piccoli cadaveri ossuti,

imperatori ricoperti

di squame terrificanti,

donne improvvisamente schiacciate

da un impeto di rabbia.

Erano rive di morti

E specialisti inceneriti.



Quando arrivò il mio momento

Rivolsi loro varie domande;

mi proposero di bruciarmi:

era tutto ciò che sapevano.


Nel mio paese i becchini

Mi risposero, tra bicchieri:

«Cercati una ragazza sana,

e piantala con queste sciocchezze».

Non vidi mai gente più allegra.

Cantando brindavano col vino

Alla salute e alla morte.

Erano grandi fornicatori.


Ritornai a casa più vecchio

Dopo aver percorso il mondo.

Non chiedo più nulla a nessuno.

Ma ogni giorno ne so di meno.



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