FRASEGGI DI LUCE - Annalisa Lucini - This is my home, he said.
![]() |
| Annalisa Lucini |
This is my home, he said.
The city—the city is where I disappear. Louise Glück Traduco letteralmente l’ultimo verso di Paesaggio natio di Louise Glück e lo ripeto a mente come una cantilena senza tempo: Questa è casa mia, ha detto. La città — la città è dove scompaio. Questa è casa mia, ha detto. La città — la città è dove scompaio. Questa è casa mia, ha detto. La città — la città è dove scompaio. Ogni luogo è casa. I giardini dove siamo stati, le stanze abitate anche per poco, le case abbandonate e le chiese sconsacrate, le strade percorse senza meta e le rive dei laghi, le pagine accartocciate di vecchie riviste su davanzali di finestre. Quante volte abbiamo pensato «vorrei rimanere qui» e - invece - siamo andati via perché era il tempo che ci portava altrove. Necessità pratiche, doveri familiari, impegni già presi che avremmo voluto disdire e che poi -non trovando il coraggio del “no” - abbiamo onorato. La vita che lascia il passo alla morte. This is my home, he said. The city—the city is where I disappear. Calpestiamo letti d’erba che sono giaciglio di chi ci ha preceduti e, talvolta, ne sentiamo le voci. Sono gli odori della vita ad essere eco di ciò che è passato. La pioggia, le potature fresche, l’odore di caffè bruciato dalla solita distrazione, il profumo di un dolce al limone, l’arrosto sul fuoco, le big bubble e il dolore alle mascelle per l’eccessivo sforzo di masticazione, la carta che brucia nel camino, le parole spedite dritte all’inferno. Cosa è mai il luogo che abitiamo? Che sia questo mio pensare solo un seme di grazia/piantato in controluce come scrive Cristina Polli nei versi di Case? È tanto tempo che non vado al cimitero. Poi arriva dalla memoria uno dei ricordi più dolci che custodisco nei miei silenzi. Grandi mazzi di fiori che -di sabato pomeriggio- io e mia madre portavamo al cimitero facendo un real tour tra le lapidi dei nostri cari estinti. Per ognuno il fiore giusto, una preghiera, il racconto ad alta voce della quotidianità. Non raccontavamo ai morti, raccontavamo a noi stesse, lì in quel luogo, come percepivamo la vita e quali contrastanti emozioni sentivamo. Ci sembrava la cosa più naturale del mondo. Parlare di vita di fronte a testimoni che la vita l’avevano lasciata e farlo nella loro casa. Poi è cambiato tutto. Mia madre è là da tempo. E io abito le città perché è lì che scompare ogni cosa di noi e mi sembra più giusto così. Lasciare andare, cercare solo a volte. Spesso srotolo il filo di un dialogo immaginario in luoghi disparati. Ho imparato a fare certi discorsi mentali anche ad elevatissime altitudini, illudendomi che da lì, la voce che non ricordo più si palesi e si faccia riconoscere all’istante. Non accade mai. Forse perché nei luoghi affollati - che spesso scelgo - le voci sono tante, diverse e simili ad altre. Riprendo a leggere Paesaggio natio di Louise Glück : Ormai la luce stava svanendo. Dov’era l’auto/ in attesa di portarci a casa?/ Allora ho iniziato a cercare qualche alternativa. ho sentito / che cresceva in me un’impazienza, vicina, direi, all’ansia./ Alla fine, in lontananza, ho scorto un trenino,/ si fermò, sembrava, dietro un fogliame, il conduttore,/ appoggiato allo stipite di una porta, fumando una sigaretta./ Non dimenticarmi, ho gridato, correndo adesso/ su molte trame, molte madri e padri –/ Non dimenticarmi, ho gridato, quando finalmente l’ho raggiunto./ Signora, disse, indicando i binari,/ sicuramente si rende conto che questa è la fine, le tracce non vanno oltre. .. Do not forget me, I cried, running now over many plots, many mothers and fathers ...non dimenticarmi. Esiste un solo luogo dove puoi ancora stringermi. Rifugio di fisicità lontane. Le mie foglie, i fiori colorati. Eterna danza di Rinascite. (Da Dannazione di donna perbene) A mia madre, a Mela e a Siriana ❤ |


Commenti
Posta un commento