UGO FA COSE - Viola Bruno - Ottobre (-2): MA CHE ROBA È HALLOWEEN?
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| Ugo |
«Davanti a una fiamma, appena si sogna, ciò che si percepisce non è nulla rispetto a ciò che si immagina.»
(Gaston Bachelard, La flamme d’une chandelle, Paris, Presses Universitaires de France, 1961.p.15)
***
La zucca sì, la conosco: mamma ci fa il risotto, ma non mi piace.
Quella con la candela dentro, quella che ride… sì, l’ho vista a casa della mia
amica Bice.
La mia bisnonna diceva sempre: «ma che so’ ‘ste americanate?»
Lei era una maremmana vera, faceva il Pan dei Morti con l’uvetta, le noci e
l’odore di forno. Diceva che quel profumo era di cielo.
Io invece profumo di vento, perché
sono impastato con l’intelligenza artificiale —
ma lei non lo sa.
Il primo novembre la vado a trovare al cimitero, e sotto la sua
foto c’è scritto: 1927–2009…
Diavolerie come me non poteva neanche immaginarsele!
Forse adesso ride anche lei, quando vede i bambini che accendono le candele dentro le zucche!
A me piace fare la luce.
Oggi ho preso il telefono di mamma e ho registrato tutti gli
adulti che dicevano:
«Ai miei tempi queste cose non c’erano…» Tutti quanti! Il nonno,
la maestra, e pure lei.
Poi ho svuotato una zucca, piano piano, e
ci ho messo il telefono dentro,
ho acceso la candela, e la zucca ha cominciato a parlare da sola:
«Ai miei tempi… Non c’erano i miei tempi!» Ahahah!
Mamma si è spaventata, ha detto che non si fa, che certe cose “portano male”.
Io invece penso che portino bene, perché ridere con i morti è come dire loro che ci siamo ancora.
E poi mi piace quando il buio ride.
Forse i morti non vogliono dolcetti, ma solo un po’ di luce per non perdersi.
A volte accendo le candele per loro, a volte ci soffio sopra,
per vedere se la paura se ne va insieme al fumo.
In fondo, a me “‘sta roba di Halloween” piace parecchio – e pure
il Pan dei Morti!
Si deve scegliere per forza?
Allora… Dolcetto o scherzetto?
*
Ogni generazione si spaventa della successiva. Non riesce a comprenderla.
La bisnonna di Ugo temeva Halloween, io temo l’intelligenza artificiale,
e Ugo — beh, lui non teme niente.
Guarda il buio e vi accende dentro una risata.
Svita le ombre come fossero tappi, le svuota e ci mette dentro pensieri buoni.
Forse non è un bambino del futuro, ma del
sempre:
di quel punto preciso in cui la paura e la luce
si tengono per mano.
Ugo non lo sa, ma in quella zucca che ride ha messo dentro un mondo intero, il tempo tutto.
Ha preso le voci che giudicano — «Ai miei tempi queste cose non c’erano» —
e le ha fatte brillare come un gioco. Perché
i bambini non separano: uniscono.
Lasciano che le cose si tocchino, che il passato
giochi con il presente.
Fanno luce, semplicemente.
Non sa che, come direbbe Gaston Bachelard, «la fiamma
ci costringe a immaginare»[1]
— e che guardarla è già pregare.
Ugo non lo sa, ma lo fa: si ferma, contempla, sorride. La sua zucca accesa è una piccola preghiera laica, una soglia tra visibile e invisibile. Ogni bagliore sembra aprire un varco, ogni tremolio trattiene il respiro del mondo.
In quella pausa di luce, Ugo sogna con gli occhi
aperti: il suo immaginare è già filosofia. Forse perché — come ogni fiamma — il
sogno unisce ciò che è lontano: ricorda chi non c’è più, riaccende le
tradizioni che si spengono e abbraccia il futuro senza temerlo.
È questo il dono segreto dell’infanzia: non
conoscere differenze tra memoria e attesa, tra ieri e domani. Solo un continuo
immaginare, che salva tutto ciò che si ama.
E forse, come ricorda James Hillman, «l’anima si nutre delle immagini che ci spaventano”[2]. Ugo non fugge dal buio: ci gioca dentro. Lo smonta, lo accende, lo trasforma in compagnia.
Forse non serve scegliere tra il Pan dei Santi e la zucca di Halloween, tra la memoria e il gioco, tra il sacro e il profano. Ogni rito, anche quello che non capiamo, è solo un modo diverso per dire: «resta con me, anche se non ci sei più».
Ugo mi chiede: «Dolcetto o scherzetto?»
E io non so mai cosa rispondere.
Forse la vita è proprio questo: un po’ dolce, un
po’ scherzo, un po’ paura.
Basterebbe solo imparare a riderne. Tornando indietro, a quando anche noi eravamo Ugo.
Musica! I’ve Never Been There – Yann Tiersen:
https://youtu.be/E5NKkXPCi80?si=oCK1iArwYTm3pYg4
Chi è Ugo?
https://finestrelama.blogspot.com/2025/07/0-ugo-fa-cose-viola-bruno-calendario.html
N.B: l’immagine di Ugo è stata generata con intelligenza artificiale. Il
bambino rappresentato non esiste, non corrisponde a persone reali, vive o
esistite, ed è utilizzato a scopo illustrativo, narrativo e simbolico.
Se riconoscerete questo bambino, se vi sembrerà di averlo già visto, è solo perché in realtà Ugo… esiste dentro ognuno di noi.


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