LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu - La fine delle guerre. La lezione di Omero

 

Anna Spissu


Siamo in Grecia, molto tempo prima della nascita di Cristo, il Signore dell’Amore e del Perdono non è ancora apparso, in quelle isole il mondo è dominato dal vasto popolo di dèi e semidei, divinità che governano e intrecciano le loro vite con il destino degli uomini. 

L’incredibile avventura dell’Odissea sta per essere raccontata. Nei millenni che verranno milioni di lettori seguiranno le avventure di Ulisse fino a vederlo tornare, ormai solo e senza compagni, alla reggia dove l’aspettano la moglie e il figlio, Penelope e Telemaco. Chi non lo aspetta affatto sono i Proci, Principi Pretendenti volgari e arroganti che Ulisse uccide vendicando i dolorosi oltraggi e le ignobili azioni.  Nel racconto, giustizia è stata fatta e la storia potrebbe anche finire qui. Ma qui non finisce di certo perché i Proci oltre a essere Principi Pretendenti senza scrupoli erano anche  figli e fratelli, avevano parenti che li amavano e che li piangono. Monta la rabbia, la voglia di uccidere Ulisse e vendicarsi. I parenti si armano. Di nuovo sarebbe guerra, di nuovo scorrerebbe il sangue.

La Storia dell’umanità è costellata di questi andamenti ciclici: le morti portano sempre altre morti, altre vendette. Che fare allora per evitare tutto questo?  Dall’isola di Itaca la dèa Atena va da suo padre Zeus e gli chiede se farà proseguire la guerra, la mischia crudele o farà mettere pace. Zeus dirà ciò che ritiene giusto (ti dirò quello che è giusto); i Pretendenti sono stati puniti, stringano tutti dei patti leali e sulla morte dei figli e dei fratelli noi stenderemo l’oblio saranno amici tra loro com’erano prima, regneranno pace e ricchezza. 

Siamo al punto decisivo, al nodo cruciale: è l’oblio, la dimenticanza il requisito necessario per la pace? E gli uomini sono capaci di dimenticare? Ce la possiamo fare da soli? Nel mondo di Omero dove nulla accade senza il volere degli dèi, la soluzione proposta da Zeus è assolutamente consequenziale al ruolo e all’esistenza delle divinità dell’Olimpo. Ma nell’Odissea c’è una straordinaria conoscenza: dimenticare non è connaturato all’animo umano. Per la pace ci vuole l’intervento di qualcosa di più grande? E penso alle preghiere formulate più volte sia da Papa Francesco che dal Papa attuale: “che Dio conceda il dono della pace”. Noi uomini non ce la possiamo fare da soli? 

Cosa vuol dire poi dimenticare? Jorge Luis Borges dà voce alle inquietudini etiche del mondo con “Elogio dell’ombra” 

Abele e Caino si incontrarono dopo la morte di Abele. Camminavano nel deserto e si riconobbero da lontano, perché erano entrambi molto alti. I fratelli si sedettero a terra, accesero un fuoco e mangiarono. Restavano in silenzio, come fa la gente affaticata quando declina il giorno. In cielo spuntava qualche stella , ancora senza nome. Alla luce delle fiamme, Caino scorse sulla fronte di Abele il segno della pietra e lasciò cadere il pane che stava portando alla bocca e chiese che gli fosse perdonato il suo crimine. Abele rispose: “Mi hai ucciso tu o ti ho ucciso io? Non ricordo più; qui siamo insieme come allora”

“Ora so che mi hai davvero perdonato” disse Caino perché "dimenticare è perdonare"


Lontano dal mondo degli dèi l’oblio, la dimenticanza, passano da essere fatti oggettivi a  sentimenti soggettivi e morali che si assimilano al concetto di perdono.


Sempre ne “L’elogio dell’ombra” Borges scrive “io non parlo né di vendette né di perdoni; la dimenticanza è l’unico perdono. 

Ma torniamo a Omero, alle parole di Zeus: i pretendenti sono stati puniti.  Come dire che giustizia è stata fatta. E che non ci può essere dimenticanza senza giustizia. Si veda come questi due parametri, fissati millenni or  sono, mantengano la loro incredibile attualità in questi nostri giorni martoriati da guerre a atrocità di ogni genere di cui quotidianamente abbiamo notizia. Se anche domani scoppiasse la pace, potrà dimenticare il popolo dei sopravvissuti  di Gaza? O anche gli ostaggi e le loro famiglie? Potranno dimenticare gli ucraini invasi ma anche le madri dei soldati russi morti ? 

Va detto che la capacità di dimenticare fa parte del necessario corredo utile alla sopravvivenza, alla capacità di guardare avanti e di pensare al futuro come in questa poesia di Bertold BrechtElogio della dimenticanza

…..

Chi è stato sbattuto a terra sei volte

Come potrebbe risollevarsi la settima

Per rivoltare il suolo pietroso

Per rischiare il volo nel cielo? 

La fragilità della memoria 

Dà forza agli uomini.


Anche se tutto questo è vero, è altrettanto vero che il binomio dimenticanza (o perdono)/ giustizia sono stretti fra loro con un nodo che non si può tagliare. Ci dev’essere “almeno” una consistente parte di giustizia, perché noi umani possiamo andare avanti, perché i morti delle guerre possano trovare un po’ di pace nella memoria di chi è restato vivo. 


Così è stato in Sudafrica, dopo che la fine dell’apartheid portò a  ciò che era giusto ripristinare la naturale uguaglianza fra bianchi e neri. Famoso è l’aneddoto in cui Nelson Mandela trovò al ristorante un suo torturatore e lo invitò a pranzare con lui. E famose le sue parole: “uscendo dalla porta (del carcere) verso la mia libertà, sapevo che se non mi fossi lasciato alle spalle tutta la rabbia, l’odio e il risentimento, sarei ancora un prigioniero”.


È superfluo aggiungere che la “dimenticanza” di cui si è parlato finora non ha a che vedere con la memoria del cuore, quella che ci lega a chi è scomparso, sentimento che onora il nostro essere umani : “Non recidere forbice quel volto/ solo nella memoria che si sfolla/ non fare del suo grande viso in ascolto/ la mia nebbia di sempre. 

E nemmeno con la memoria coltivata a monito per le generazioni future, affinché non si ripetano errori e orrori della Storia. 


La lezione nei versi di Omero è invece che l’oblio sia possibile come conseguenza della giustizia, una lezione da tenere a mente specialmente in questi nostri giorni nei quali il concetto di “ciò che è giusto” vacilla e si sta spostando da ciò che è giusto eticamente a ciò che è giusto economicamente. 

Giorni fa ho sentito un anziano chiedere: “ci sarà un’altra Norimberga?”

Nessuno dei presenti ha risposto, la domanda è rimasta minacciosa e angosciante nell’aria, una nuvola nera che oscura, qua in basso, le  coscienze sotto le vette del monte Olimpo.





Omero- Odissea canto XXIV     

Jorge Louis Borges- Elogio dell’ombra – Einaudi tascabili ed

Bertold Brecht - Lob der Vergesselichkeit  in “Sinn und Form “ 1949

Eugenio Montale –Le Occasioni.











Commenti

  1. Grazie, Anna! Dimenticare come parte del perdonare. Non oblio, ma superamento. Ieri ho visto un bellissimo film su questo tema, ambientato durante la guerra in ex Jugoslavia. Il titolo "Quo vadis, Aida". Ci sto pensando da ieri a quel film... Maria Pia Latorre

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