OLTREVERSI - Silvia Rosa - "Prima dell’estate e del tuono", Luca Pizzolitto

 

Silvia Rosa

La rubrica propone un approfondimento inerente al processo creativo sotteso alla pubblicazione di un libro, dalla fase ideativa a quella della sua concreta realizzazione, attraverso una breve intervista ‒ in forma di questionario ‒ rivolta a autrici e autori del panorama poetico contemporaneo, invitate/i a raccontare della loro più recente opera in versi.

 

Prima dell’estate e del tuono | Luca Pizzolitto



Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a scrivere questo libro e gli spunti che ne hanno ispirato i testi?

La genesi di questa raccolta è stata, per il mio approccio alla scrittura poetica, abbastanza strana. In primis, è nata da un lungo periodo di aridità: dopo Getsemani, ho trascorso diversi mesi senza riuscire a scrivere nulla, nemmeno un verso: una cosa abbastanza inusuale per me, che scrivo molto (e cestino poi moltissimo). Non ho mai abbandonato la lettura in quel tempo e poi, lentamente, la parola si è riavvicinata (o io mi sono riavvicinato a essa, non mi è mai stato chiaro come avvenga questa sorta di folgorazione): in un anno circa ho scritto le 49 poesie di Prima dell’estate e del tuono. Nell’anno successivo le ho riviste. Un’altra differenza rispetto al passato è che questa raccolta è un’opera che nasce e si sviluppa "in cammino": le mie ultime pubblicazioni ruotavano attorno a una tematica ben precisa, che cercavo di sviluppare attraverso un percorso di scrittura poetica, in una certa qual misura, definito. In questo caso, mi sono accorto che diverse cose, sia su un piano di forma che di contenuto si stavano modificando, ma non ero pienamente consapevole della misura del cambiamento. A raccolta ultimata, ripercorrendo i fili che intrecciano le varie poesie, posso dire che Prima dell’estate e del tuono stringe a sé il grido e la memoria, la cura e il canto. 

Come hai scelto il titolo?

Il titolo è un verso di una poesia di Giancarlo Pontiggia che mi ha folgorato. Trovo queste parole abbiano una potenza di immagine e visione enorme: poco dopo averle lette ho scritto all'amica Cristina Daglio, chiedendole il favore di domandare a Pontiggia la possibilità di usarle come titolo per la raccolta. Alla sua risposta positiva, ammetto, sono stato molto felice.

Quali sono stati i passi che ti hanno portato alla sua pubblicazione, nello specifico come ti sei orientato per la scelta della casa editrice e quali ostacoli hai eventualmente incontrato? 

Su questa domanda, la mia risposta è di sicuro atipica e molto breve. Alcuni anni fa ho incontrato Marco e Antonio di peQuod edizioni, con cui è nata un’amicizia e poi, nel tempo, la curatela della collana Portosepolto (che condivido con l'amico fraterno Massimiliano Bardotti) per cui è stato immediato e senza pensieri alcuni pubblicare questa nuova raccolta con loro.

Che cosa auguri a questa tua opera in versi?

Mi auguro che venga letta. Non sono una persona che, per carattere, ami particolarmente le presentazioni video o dal vivo (cerco sempre di evitare o farne il meno possibile) ma sarei sciocco se dicessi che non mi importa se ciò che scrivo venga letto o meno. Per cui l’augurio che faccio a Prima dell’estate e del tuono è che possa essere acquistato, letto, apprezzato.

Da Prima dell’estate e del tuono (peQuod 2025)

Del fuoco conservi antica memoria,

la misura del passo prima della caduta

il ramo ritorto la spina del pruno

la veste gualcita del tempo

 

dalle lampare la luce scolora il buio

muore la grazia nell’afa di luglio

 

madre di ogni rimpianto,

salvezza dei corpi santissimi dei naufragati.

 

*

 

È in me il lento morire delle cose

la ferita sospesa delle mani

 

splendore del vuoto stigma

del volto antico dimenticato

cuore d’abisso

 

fiorisce la terra nella resa e nel canto.

 

*

 

Perché santo è bruciare senza sapere,

santo il riposo nella tua lontananza –

 

schianta la sera le vene gonfie del fiume

il tuo viso alla sorgente, geografia della mia sete.

 

Ho steso fili da stanza a stanza.

E danzo di nuovo, e danzo ancora.

 

*

 

Attraversi da sponda a sponda

lo strato denso del fiume

separi le mani dall’ombra,

il tempo sacro dell’abbandono.

 

Tutto grida, tende alla luce.

 


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Luca Pizzolitto nasce a Torino il 12 febbraio 1980, città dove attualmente vive e lavora come educatore professionale. Da più di vent'anni si interessa e si occupa di poesia. Tra i suoi libri, figurano: Dove non sono mai stato (Campanotto), Il tempo fertile della solitudine (Campanotto), Tornando a casa (Puntoacapo). Con la casa editrice peQuod ha pubblicato, nella collana Rive: La ragione della polvere (2020), Crocevia dei cammini (2022), Getsemani (2023, prefazione di Roberto Deidier). Del 2025 è la plaquette deserti, edita da Ilglomerulodisale. Da fine 2021 dirige la collana di poesia Portosepolto, sempre per conto della casa editrice peQuod. È ideatore e caporedattore del blog poetico “Bottega Portosepolto”. Collabora in maniera stabile con i blog “Poesia del nostro tempo”, “L’Estroverso” e “La poesia e lo spirito” curando rispettivamente, per i diversi siti, le rubriche Discreto sguardo, Nostos – ritorno alla parola e Terra d’esilio.


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