NUGAE - Doris Bellomusto - Al rientro

 

Doris Bellomusto


L'estate è una parentesi bella e dolce, quando sta per finire fa bene abbandonare le resistenze e concedersi un po' di malinconia, soprattutto se si parte, si saluta e si ricomincia. Questa estate è stata bellissima, me ne rendo conto attraversando l'autostrada, ho incontrato tante persone importanti per me, gente bella che mi fa più bella. Mi ha nutrito l'amore, la poesia, la natura.

 

Sono pronta e prendo appunti così. 

 

Al rientro

 

Cedere all'amore,

amare i cedimenti,

il dubbio e l'astinenza

dal desiderio vano

dell'errare.

 

Sentire ancora

il sole sulla strada

e camminare adagio.

 

Accogliere il mistero dei muti

pensieri che portiamo in viaggio.

 

Conservare in valigia un paio di segreti.

 

Sciogliere nodi.

 

Riordinare il cuore e l'armadio.

 

Cercare dio nello zaino

fra le matite e i quaderni

o nelle tasche dei jeans...


Immagino sempre che il rientro sia amaro, poi arrivo qui e tutto è avvolto dai colori che ho scelto. E tutta la mia nostalgia? Si scioglie, si scongela, diventa vino che ubriaca e si mescola al sangue. Io sono fatta così, mi lascio prendere da desideri fortissimi, li vivo, li respiro, me ne nutro, li ingoio e diventano midollo spinale che mi sorregge e mi corregge nelle mancanze.

Avanzo e indietreggio fra incanto e disincanto e credo nel potere magico di oggetti simbolici che riempiono il mio bagaglio in disordine e la mia anima strana.

E così il rientro è comunque un po' magico, amaro, ma con un retrogusto dolce, come fosse un liquore, come fosse un bacio, un bacio rubato o, semplicemente, immaginato.

 

Quando torno a fine Agosto mi porto sempre qualcosa da casa mia e così i miei arredamenti si mescolano e i ricordi si sovrappongono. Oggetti che hanno nutrito il mio immaginario da bambina trovano uno spazio nuovo e acquistano una nuova funzione. A me questo rito regala gioia, mi fa sentire più a casa, mi dà la misura di quanto io sia frutto di un quotidiano innesto del presente al passato, del futuro al presente, versatile e piccolo come la gioia che nascondo in valigia.

Le cose che scelgo non cambiano sono sempre minute e ordinarie, esattamente come me, fatta di un niente, che a volte può essere tutto, perché capita anche a me di assaporare sazietà.

Fa bene tornare a casa, fa bene avere due mondi, ricucire gli strappi, attraverso gesti minimi.

Ieri appena arrivata ho sistemato le mie piante, cresciute oltre misura.

È un privilegio attraversare luoghi che mi somigliano e in questi luoghi trapiantarmi per talea, per come esattamente imparo dalle mie stesse piante.


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