FRASEGGI DI LUCE - Annalisa Lucini - Poesia che diventa preghiera
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Annalisa Lucini |
Che cosa so di Dio e del fine della vita?
So che questo mondo è.
Che io sto in esso come l’occhio nel suo
campo visivo.
Che qualcosa in esso è problematico, ciò
che noi chiamiamo il suo senso.
Che questo senso non risiede in esso, ma
al di fuori di esso.
Che la vita è il mondo.
Che la mia volontà compenetra il mondo.
Che la mia volontà è buona o cattiva.
Che dunque bene e male sono in qualche
modo congiunti al senso del mondo.
Ludwig Wittgenstein ha
affrontato e teorizzato il senso della vita, l’approccio umano al mondo e la
percezione che ognuno di noi ha di esso.
A
proposito di lui, Bertrand Russell, nella sua Autobiografia,
ha scritto che è “forse il più perfetto esempio di genio che abbia mai
conosciuto: appassionato, profondo, intenso, e dominante”.
Non
credo che questa considerazione sia derivata esclusivamente dal fatto che
Russell abbia curato la prefazione del Tractatus
logico-philosophicus, unica opera pubblicata in vita da Wittgenstein
(seguiranno poi pubblicazioni postume), piuttosto credo sia tributo di grande
merito ad un uomo che visse una vita anticonformista, a tratti schiva.
Il
passato continua a parlare con noi, anche attraverso la filosofia della logica,
del linguaggio e della mente.
Quel
passato dal quale continuare a trarre utile insegnamento per ritrovare la rotta
giusta verso il senso del mondo.
Wittgenstein
ha espresso il contenuto dell’unico linguaggio possibile e, sviluppando l’idea
che non esiste un’essenza -in quanto molto dipende dal contesto-, ha mostrato
la pluralità dei giochi linguistici e delle forme di vita.
Partendo
dall’asserzione che «Il
mondo è tutto ciò che accade», è giunto alla
conclusione che «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere».
E il senso etico risiede -talvolta- in ciò che
non è scritto.
Come
uomo si liberò di tutta la sua eredità paterna, ritenendo che il denaro
corrompesse.
Di
quel gesto, per esempio, beneficiarono i poeti Georg Trakl e Rainer Maria
Rilke, e fu così che Wittgenstein decise di vivere solo con lo strettamente
essenziale.
Di Georg Trakl scriveva che “rende felice”
ma non va capito.
Nessuno può più entrare nel parco. I rami
degli alberi si trattengono in mille intrecci, l’intero parco è ormai un unico,
gigantesco essere vivente.
Eterna giace la notte sotto l’enorme
baldacchino di foglie. E profondo è il silenzio! E satura di fumi putrefatti è
l’aria!
(da Abbandono, Georg Trakl)
Per Rainer Maria Rilke nutriva grande
ammirazione e li legava un rapporto di amicizia.
“L’autunno
è una preghiera che non ha bisogno di voce.”
(da
Lettere sul silenzio, Lettera a Clara Rilke)
Quasi
un digiuno mistico, uno scollamento dall’eccesso di bisogni materiali che hanno
fatto sì che le esperienze vissute siano state traiettoria verso le Ricerche filosofiche, opera matura e
pubblicata postuma.
Forse
-ognuno nel suo piccolo- dovrebbe riuscire ad isolarsi dal mondo dei bisogni,
da inutili orpelli e cominciare ad ascoltare la propria voce interiore.
Che
cosa conoscono l’uomo, il filosofo e il pensatore di Dio e del fine della vita?
Il
mondo che esiste è questo e l’uomo è un punto di osservazione.
Il
senso della vita è talvolta problematico e, questo
senso non risiede in esso, ma al di fuori di esso.
E forse
cercare il senso della vita e del mondo sono la stessa cosa e in questa combinazione la
figura divina è essa stessa immedesimazione di quel senso.
L’esistenza è anche
ricerca di un rapporto filiale, tentativi di ritrovare assonanze, somiglianze,
origini comuni.
Quando si afferra, o si
pensa di aver afferrato quel senso profondo che è anche bisogno primordiale, la
preghiera diventa, forse, sbocco naturale per l’uomo.
Una preghiera universale
che ha radici diverse, a seconda dell’impostazione religiosa ab origine
e che non vuole sopraffare nessun credo, perché ogni credo ha pari dignità.
Si prega per indagare,
per scandagliare il significato dell’essere qui.
La preghiera diventa
allora “pensiero sul senso del mondo” e si pone anche come riflessione su tutto
ciò che accade nella realtà della vita che conduciamo e di ciò che ci circonda.
Alcune poesie, più di
altre, sono delle bellissime preghiere rivolte alla vita nella sua accezione
universale.
Oggi stiamo vivendo un
periodo storico complesso e sarebbe impensabile far finta di nulla, perché “questo
è il mondo” e l’umanità è calata in esso come “l’occhio nel suo campo visivo”.
Riappropriarsi del senso
profondo dell’esistenza e porsi in relazione con tutto ciò che siamo e ci circonda.
Questo è il fine della
vita.
Ecco perché, al di là del periodo storico che stiamo vivendo, sono permeati di una meraviglia disarmante i versi di Maḥmūd Darwīsh.
Pensa
agli altri
Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.
Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.
Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli
altri,
coloro che mungono le nuvole.
Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli
altri,
non dimenticare i popoli delle tende.
Mentre dormi contando i pianeti, pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.
Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli
altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.
Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te
stesso,
e di’: magari fossi una candela in mezzo al buio”.
فكر بغيرك
أَنتَ تُعِدُّ فطورك، فكِّرْ بغيركَ
لا تَنْسَ قُوتَ الحمام
وأَنتَ تخوضُ حروبكَ، فكِّر بغيركَ
لا تَنْسَ مَنْ يطلبون السلام
وأَنتَ تُسدِّذُ فاتورةَ الماء، فكِّر بغيركَ
مَنْ يرضَعُون الغمام
وأَنتَ تعودُ إلى البيت، بيِتكَ، فكِّرْ بغيركَ
لا تنس شعب الخيام
وأَنت تنام وتُحصي الكواكبَ، فكِّرْ بغيركَ
ثَمَّةَ مَنْ لم يجد حيّزاً للمنام
وأَنتَ تحرِّرُ نفسك بالاستعارات، فكِّرْ بغيركَ
مَنْ فَقَدُوا حَقَّهم في الكلام
وأَنتَ تفكِّر بالآخرين البعيدين، فكِّرْ بنفسك
قُلْ: ليتني شمعةٌ في الظلام
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