NUGAE - Doris Bellomusto - A poco a poco si impara la morte

 

Doris Bellomusto

Nell'immanenza la trascendenza, nelle cose più minute i misteri più grandi. 

Il mio pensiero oggi va a una bambina che non c'è più, ma forse c'è ancora, c'è sempre stata, ci sarà sempre. Forse ci sono creature destinate a essere un battito d'ali per testimoniare quanto è raro e prezioso questo miracolo osceno che chiamiamo vita. Resta nascosto il perché, è manifesto solo il miracolo e il sangue brucia e vorrei saper pregare. 

L'unica via è l'amore. 

Sono incredula quando penso alla morte. 

Mi gira la testa quando rifletto sui moti dei pianeti. 

Non ho un dio, ma mi appartiene il pantheon intero dei Greci e prego Afrodite. 

Sono superstiziosa, non ho certezze e mi lascio suggestionare dalle coincidenze. Adoro Jung. Temo Freud. Credo che il mio gatto nasconda il mio Daimon. Mi racconto queste ed altre favole, inganno i giorni così. 

Prendo in giro la verità, sperando che la sorte non prenda in giro me.

Sono incredula quando penso alla morte, eppure so che si nasconde nei passi muti 

delle nostre ombre.

Ci si consegna al mondo così nudi e muti, infanti. Si cresce a poco a poco e a poco a poco si impara a salire le scale, a scenderle tenendosi al braccio e poi si impara la morte.  A poco a poco si impara, parlando d'amore, di cose da fare ogni giorno.


Io per partito preso 

le poesie tristi non le scrivo, 

stasera invece sì 

e canto della neve che non vedo 

del bacio dato invano e della mano

che la zingara non legge per pietà

canto stonata 

la puerile pretesa di volare 

da qui a lì 

indossando parole di cielo. 


Io per partito preso 

scrivo sempre in prima persona

parlo delle mie ali di cera

della primavera che verrà 

e della morte onesta di ogni verità. 

Sono sola stasera 

sono una zolla di terra

e chiedo al vento 

un seme da custodire in seno

certa del tempo che mi farà fiorire



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