LA STANZA COLOR GLICINE - Simona Garbarino - Il Gioco degli sguardi
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Simona Garbarino |
[Gli occhi] esercitano una
grande fascinazione perché attraverso lo sguardo noi possiamo amare e dialogare
segretamente con l’altro all’insaputa di tutti. Questo gioco degli sguardi è un
tipo di comunicazione che consente molte audacie e non lascia traccia. […].Si
può affermare che attraverso lo sguardo noi riusciamo a capire meglio le
parole.
(Aldo Carotenuto, Eros e Pathos: margini dell’amore e della sofferenza, Bompiani Edizioni, 1988, p. 56).
Non sono mai stata, e forse non sarò mai, un'amante dello sguardo nel minuetto dell'amore, o per meglio dire del corteggiamento.
Non ho mai capito nulla di
questi sguardi ricevuti all'intenzione o casualmente offerti ("era per me,
guardava davvero me, o forse ero solo un intralcio per arrivare alla
macchinetta del caffé?").
Esistono persone maestre
dello sguardo, sapienti come Circe e forse anche di più, donne e uomini che
sembrano nati per questo, anche interpreti all'uopo, amiche che da come uno ti
guarda sono in grado di predire futuri imminenti e cristallini.
Per me non è stato così
nemmeno nelle speranzose interpretazioni amicali.
"Si vedeva benissimo da
come ti guardava l'altra sera a cena", "Appena ti ha visto ha
cambiato espressione". Io ho sempre pensato che ci fosse sempre un terzo
incomodo: una tavola succulentemente imbandita, un'orrida portata che non avrebbe
mangiato nemmeno morto, un insight per qualcosa che lo aveva raggiunto lì per
lì ("ah! la bolletta!, ah! il bonifico!"). E, devo dire, che in molti
casi una qualche ragione l'ho sempre avuta.
Pertanto, non sono molto in
linea con la romantica riflessione del nostro Carotenuto, che pur sempre
apprezzo. Lo sguardo entrava in primo piano a cose avvenute, dichiarate, quando
l'affannosa ed irta salita del corteggiamento aveva esaurito le sue confuse e
confusive risorse e si entrava, a buon
diritto, nel capitolo successivo, quello della coppia alla luce (più o meno, a
seconda dei casi) del sole.
Ecco, lì allora si accedeva
alla costruzione di un codice dove gli sguardi e tutta la danza del non verbale
entravano potentemente in ballo.
È per questo che non mi
sono mai fermata soltanto agli sguardi, interessanti sì, ma quanto variamente
interpretabili!
Mi rassicura di più il gioco
che comunica estro seduttivo attraverso vibranti vicinanze, tocchi casuali
mirati o maldestri, sfioramenti, rossori, balbettii, parole che giocano a
nascondino e poi, sì, anche gli sguardi ma mai in prima fila, mai protagonisti assoluti della fiction.
Con gli occhi si può sedurre
ma anche mentire, intenzionalmente dico, gli occhi hanno poteri camaleontici:
potenti, ammalianti, curiosi, mendaci, innamorati, noncuranti, annoiati.
Il corpo no, esce dalle
briglie del nostro intento.
Il corpo non segue: è
un ribelle per natura.
Mentre gli occhi giocano
alla seduzione vera o presunta, il corpo è capace di grattarsi il sedere e lì
crolla tutto il castello di carte.
Pertanto concluderei la
riflessione in modo farmacologico.
Posologia:
accettare la
schermaglia quando capita, senza sottrarsi (come faccio io) per antica
ritrosia. Osservare attentamente anche ciò che combina il corpo nel frattempo.
Controindicazioni:
mai sottovalutare
l'eloquenza del corpo, anche se gli occhi vi stanno prospettando una bella
favola d'amore, non è detto che vada in porto.
In caso di naufragio,
potreste provare una sensazione di disillusione, piccolo malessere
sentimentale, nella peggiore delle ipotesi crisi di pianto alla guida della
macchina.
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