LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu - Un po’ mi batte il cuore. Le Reborn Dolls. A.I. La poesia.
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Anna Spissu |
Le Reborn
Dolls sono bambolotti iperrealistici. Sembrano neonati o bimbi piccoli
veri. Dicono che siano utili per superare un lutto. Tenere fra le braccia una
creaturina come quella che una donna potrebbe aver partorito e/o adottato.
Metterla nella culla, nel seggiolino, provare la tenerezza di vederla dormire,
coprirla con una copertina oppure essere felice perché ci sorride. Per non
parlare del fatto di poter scegliere il bimbo/a che piace esteticamente e
magari assomiglia un po'. Magari la si vuole bionda con gli occhi azzurri
oppure mora non importa, certo deve piacere, suscitare il sentimento di gioia
dell'accudimento. E poi vogliamo mettere la felicità, che so, di portare il
bimbetto/a al parco o di spingere la carrozzina "come una mamma
vera"? Il fenomeno dilaga. È un fiume in piena, raggiunge livelli
impensati: il 4 settembre in Brasile è stata istituita la “Giornata della
cicogna reborn” contro cui, sempre in Brasile, sono state presentate proposte
di legge con lo scopo di vietare alle bambole di occupare posti in strutture
statali. Sì, perché ormai la creatura è amata e quindi deve andare
all'asilo, per esempio. Sorride ma non vive, può occupare un posto al banco di
scuola ma non vive.
Punto. Non
vive e non vivrà mai. Però sembra. Sembrava. Potrebbe sembrare.
A casa mia
come a casa di molti c'è Alexa. Una delle prime applicazioni dell'intelligenza
artificiale. Quando mia figlia la mattina le chiede che tempo ci sarà oggi a
Milano, Alexa la saluta, la chiama per nome. Il mio non lo sa e non vorrei che
lo sapesse però una volta le ho fatto una domanda e mi ha dato una risposta che
non c'entrava nulla; senza troppo pensarci le ho detto Alexa sei proprio scema,
lei ha risposto non è carino da parte tua dirlo. Abbiamo parlato. Come se
fossimo entrambe
persone
vive.
Sembrava.
So di Alexa
impostate per salutare l'umano quando questi torna a casa. Bentornato
Carlo, Renata ecc. ecc. Qualche remoto angolo del nostro cervello e/o
cuore si muove quando qualcuno pronuncia il nostro nome e ci augura qualcosa di
bello. Ci fa piacere. Non è Alexa che ci saluta, siamo stati noi che abbiamo
attivato un comando che prevede il saluto. Sembra che ci saluti, sembra
soltanto.
L' A.I però ha fatto balzi visionari producendo effetti reali nella nostra
vita. Cose che "sono" non "sembrano" soltanto.
Vogliamo un aiuto significativo nell' attività che svolgiamo? Impostiamo il prompt (comando) giusto e l' A.I. ci
aiuta. Io stessa ho provato per alcune informazioni che mi interessavano. Ho
controllato, perché l ' A. I non è una divinità infallibile ma dentro di me ho
detto “grazie A.I. di avermi aiutato, ho fatto molto in fretta a sapere quel
che volevo”.
Mi fermo a
riflettere su questo sentimento di gratitudine. Siamo forse grati alla nostra
automobile o al nostro frigorifero? No di certo, eppure anche loro "
aiutano" la nostra vita. Ma A.I. ha qualcosa di diverso: impara, cresce.
Se correggiamo un suo errore a una nostra domanda la prossima volta che la
interrogheremo su quell' argomento lei terrà conto della nostra rettifica. Il
mondo virtuale non solo ci accompagna, ma ci marca così stretti che ne sentiamo
il fiato sul collo. Posso avere una Reborn doll. Questa è una cosa
fisica, ma permette di entrare/costruire un mondo che non esiste.
Anche l’A.I
può costruire un mondo che non esiste. Lo dico senza nascondere che l’AI può
essere anche un grande aiuto per il mondo che esiste, ma come umana non posso
nascondere la sottile paura che lei sia più brava di me e quindi io sia ... sostituibile!
Proviamo con
la poesia. Un po’ mi batte il cuore.
Dico a ChatGpt
(una delle più note applicazioni di A.I.) di scrivere una poesia nello stile
della “Pioggia nel pineto”.
Lo fa, le
servono pochi secondi. Eccola:
Sussurri d’ombra nel bosco
Taci. Nel folto respiro
del bosco che stilla rugiada,
la vita si scioglie in un giro
di foglie, di nebbia velata.
Non più la voce, non l’orma:
sei pianta, sei vento, sei forma
che trema nell’alba dorata.
Là dove il ruscello si piega
tra muschi e radici nascoste,
un usignolo disgrega
la notte in sillabe toste.
E noi, smarriti nel verde,
non più nomi, né verbi: si perde
la carne nel canto, si sposta.
Oh non chiamarmi, non dire
chi sono: che anch’io mi confondo
col fruscio che viene a salire
dai rovi, dal grembo del mondo.
Siamo eguali alle frasche pendenti,
ai silenzi degli alberi lenti
che danzano muti in un fondo.
Guarda-una foglia si posa
Sul tuo capo come una carezza.
Natura ti veste di rosa,
di bruma, di umida ebbrezza.
Sorella-non donna, non amante
Tu sei la creatura tremante
che ascolta, che sente, che è se stessa.
A.I.
aggiunge in fondo: “fammi sapere se vuoi che adatti il testo a un paesaggio
specifico o a un’altra emozione (amore, malinconia, rinascita ecc…)
Cosa ha
fatto A.I.? Ha assemblato parole poetiche con un senso. E se il senso non
si trovasse, non è forse vero che si potrebbe giustificare dicendo che la
poesia consente anche salti logici? Tolta
qualche bruttura, come l’usignolo che
disgrega la notte in sillabe toste, la poesia potrebbe esistere come tale?
Potrebbe, certo. Ho letto di esperimenti che sono stati fatti durante reading
poetici nei quali è stata letta una poesia di A.I. applaudita dagli ascoltatori
senza sapere chi o cosa era l’autore.
E dunque,
cosa concludere? Cos’ha in più la poesia scritta da un poeta? Intanto la poesia
scritta da A.I. nello stile di X non esisterebbe mai se X non avesse scritto prima la sua poesia. L’osservazione può sembrare semplice e
banale. Non è mica vero che, anche tra gli umani, si sono scritte poesie di un
certo tipo perché qualcuno ha iniziato una certa corrente poetica? È vero, non
si può dire di no.
Non so voi,
ma la mia versione dei fatti, da lettrice e da autrice, è questa: scrivere una
poesia richiede diverse cose, ma ce n’è una in particolare sulla quale mi
voglio soffermare. Un requisito un po’ nascosto, che però è un fondamento dello
scrivere poetico, ed è il coraggio, laddove non si dimentichi che dentro
questa parola c’è, etimologicamente, la parola cuore.
A scrivere
poesia ci vuole a monte il coraggio di
entrare in profondità nei sentimenti propri e del mondo e di rivelarsi,
denudare se stessi attraverso la parola.
Ci vuole coraggio a dire
dell’amore, della solitudine, dell’ingiustizia e finanche della gioia. È questo
coraggio che, persino nelle poesie
mediocri, porta alla coerenza della poesia e alla costruzione di una poetica; fa
scrivere versi che non siano solo un assemblaggio di parole così dette
“poetiche”, comprese le metafore. A.I. imparerà sempre di più e sempre meglio,
ma il coraggio no, quello non lo
potrà avere né mai potrà comprendere il sottile misterioso dialogo che corre
tra un poeta e la poesia, come scrive Chandra Candiani:
………
Molte cose la poesia
ignora di me. Molte cose
io ignoro della poesia[1].
FONTI:
Certo , L’AI manca di coraggio, e quindi di CUORE ♥️. Ringrazio per la preziosa riflessione . Nadia Chiaverini
RispondiEliminaGrazie a te, di avere letto e commentato. Anna Spissu
EliminaGrazie per queste riflessioni così acute. Si parla sempre più spesso di plagio creativo da parte dell'IA. Non sarà possibile arginarlo. Le Reborn Dolls non le conoscevo e mi hanno negativamente impressionato.
RispondiEliminaGrazie a te di avere letto e commentato. Anna Spissu
EliminaRiflessioni interessanti che ci fanno apprezzare l'uso dellA.I
RispondiEliminae ci stimolano altri interrogativi.
Grazie del tuo commento! Anna Spissu
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