DOVE RESTA LA LUCE - Michela Silla - La poesia come sguardo. Un'idea di laboratorio per gli insegnanti

 

Michela Silla


In una luminosa aula della Facoltà di Lettere dell'Università di Cagliari, ho avuto il piacere di condurre un laboratorio dedicato alla poesia, rivolto a studenti che si stanno preparando a diventare insegnanti.

Il gentile invito della professoressa Irene Palladini – grazie alla preziosa intercessione di Davide Rondoni, che ha aperto la strada al nostro incontro – ha reso possibile questo momento di condivisione e di scoperta.


Siamo partiti dalla lettura della poesia di Wisława Szymborska Scrivere un curriculum (da Vista con granello di sabbia, Adelphi, Milano, 2004) che riporto qui sotto:


Cos'è necessario?

È necessario scrivere una domanda,

e alla domanda allegare il curriculum.


A prescindere da quanto si è vissuto

il curriculum dovrebbe essere breve.


È d'obbligo concisione e selezione dei fatti.

Cambiare paesaggi in indirizzi

e ricordi incerti in date fisse.


Di tutti gli amori basta quello coniugale,

e dei bambini solo quelli nati.


Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.

I viaggi solo se all’estero.

L'appartenenza a un che, ma senza perché.

Onorificenze senza motivazione.


Scrivi come se non parlassi mai con te stesso

e ti evitassi.


Sorvola su cani, gatti e uccelli,

cianfrusaglie del passato, amici e sogni.


Meglio il prezzo che il valore

e il titolo che il contenuto.

Meglio il numero di scarpa, che non dove va

colui per cui ti scambiano.

Aggiungi una foto con l'orecchio scoperto.

È la sua forma che conta, non ciò che sente.

Cosa si sente?

Il fragore delle macchine che tritano la carta.


“Cosa si sente?”, scrive la Szymborska alla fine della poesia, “Il fragore delle macchine che tritano la carta.” Poco, quindi – o quasi niente – di noi. Dopo esserci confrontati sulle impressioni che la lettura del testo aveva generato, abbiamo provato a immaginare di lasciare da parte, della nostra vita, tutto ciò che ha un prezzo, a favore di ciò che ha, invece, un valore; di focalizzarci su “cianfrusaglie del passato, amici e sogni”.


La poesia della Szymborska ci invita a guardare oltre i dati concreti, le date, i titoli e i traguardi, gli obiettivi raggiunti. Leggerla insieme ha acceso la curiosità nei presenti, così abbiamo sperimentato insieme la scrittura di un curriculum diverso, un curriculum poetico, per raccontare quella parte di noi che non trova spazio nelle definizioni canoniche e nelle presentazioni formali. Sono emerse parole inattese, immagini delicate, ricordi sotterrati, gratitudine, desideri, piccoli dettagli, coincidenze inattese.


Gli studenti, per scrivere il loro testo, avevano a disposizione le tre brevi tracce seguenti:


Puoi parlare di...


Aspetti trascurati (dettagli sui quali ti soffermi di rado, tuoi o di un'altra persona – atteggiamenti, caratteristiche fisiche o della personalità –, oppure di un luogo)


• Gratitudine (incontri, gesti, sguardi, panorami che sprigionano bellezza e ti hanno fatto sentire grato)


• Emozioni e ricordi (momenti che ti hanno fatto tremare, piangere, sorridere senza ragione)



Quale forma?


Scegli la forma che preferisci: puoi utilizzare versi brevi o lunghi, dividere o meno il testo in strofe, seguire una struttura metrica o scegliere i versi liberi.


La condivisione finale ha trovato compimento in un momento di grande intensità e coinvolgimento, di ascolto e rispetto, dove ogni voce ha trovato spazio senza giudizio.


Dopo le letture, abbiamo cominciato a considerare varie strade da percorrere per avvicinare i ragazzi alla parola poetica: non solo come un testo da analizzare e capire. Perché la poesia non va capita – non in modo razionale e analitico. Va, prima di tutto, sentita e abitata. Pertanto occorre imparare ad accedere a un altro tipo di comprensione. E per accedervi, è necessario imparare a “farsi vaso” – contenitore che accoglie la complessità del reale, a partire dallo stupore e da un'attenzione accesa – provando prima di tutto a sentire. Quando ciò accade, e si osserva la realtà intorno a noi con uno sguardo nuovo, si apre un varco verso l'invisibile, il mistero, tutto ciò che con la sola ragione non si può comprendere pienamente.


Ecco le domande dalle quali ha preso avvio il dialogo, in seguito alla lettura condivisa dei testi elaborati dagli studenti:


• Durante la scrittura, ti sei soffermato su aspetti a cui presti attenzione raramente? Se sì, quali?


• Secondo te, che cosa cambia se si osservano gli altri e la realtà che ci circonda con uno sguardo poetico?


• Quale altra attività o esperienza potresti portare in una classe per aiutare i ragazzi a percepire la poesia prima ancora di analizzarla?


La poesia inizia da uno sguardo meravigliato, e privo di giudizio, su di sé e sul mondo.


Commenti

  1. Bello! Molto interessante, complimenti 👏 e beati i futuri prof!

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