CASA POESIA - Emanuela Mannino - Lettera alla Poesia (con futura risposta)
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Emanuela Mannino |
Cara Poesia,
mi chiamo Emanuela (Mannino) e mi trovo nel pozzo misterioso della poesia.
Essere vivente che forgia pensieri in parole d’anima, cercando di capire e
rendere grazie alla Vita, di comprendere e affrontare un po’ la Morte, gli
attraversamenti dell’Umanità, le soste, le ripartenze. Affamata di luce, mai
sazia di senso. In cerca di parole adeguatamente espresse, di vuoti da non
riempire, di pieni da svuotare. Perché esistere
serenamente, si può tentare, e anche riuscirci, insieme a te. Dicono che io
sia una poetessa o poeta, per questo mi sono inserita tra i su citati
individui. Un po' mi sento tale come dicono (di riflesso), ma non sempre, non
abbastanza, non adeguatamente. Anche zero, nel marasma delle poesie che
circolano ovunque, o che non circolano quasi mai. Sicuramente sono Emanuela e
tu una delle possibili compagne di viaggio. Per me, non ci sono altari, non
voglio ori, non desidero essere creduta speciale, perché tutti siamo un po'
speciali e “terribili”, tutti possiamo
coltivare poesia, anche solo con uno sguardo benevolo o con una parola non
detta. Arte e talento, sono
rispettivamente impegno vitale e dono. La poesia è il dono non richiesto.
L’Arte, intesa come proposta di sguardi, il mio umile impegno unito alla
passione talvolta addomesticata, tra
gli infiniti sguardi delle arti altrui.
Sì, cara Poesia, perché non mi sento e non ci sentiamo tutti chissà chi o cosa, siamo persone che
vivono quotidianamente impegni, fatiche, lavoro, famiglia, relazioni,
occupazioni, preoccupazioni. Persone che guardano la stessa luna, ma non allo
stesso identico modo.
Arrivo al dunque, cara Poesia,
perché sta succedendo quello che ho notato e che in molti mi hanno fatto
notare. Tu, la musa dello Spirito più
puro e fragile, ribelle e tenace, tu con il tuo buio ermetico e con le tue
sfumature oro, sei spesso vessata,
nonostante le molteplici opinioni edificanti rivolte a te, al tuo valore umano,
culturale e sociale.
Ecco alcune delle frasi che ho
sentito dire sulla poesia e tra parentesi, mie considerazioni:
1) La poesia non vende
(risatina appresso, oppure espressione di biasimo o sguardo compassionevole.
Credo che l’economia e la poesia non vadano d’accordo se si tratta di ridurre
l’anima al denaro. Bisogna liberare la poesia dall’ossessione del guadagno, per
chi ce l’ha, e mi dispiace, o dal valore umano coincidente con le vendite).
2) La poesia non salva il mondo (direi
che siamo noi a dover salvare la poesia, la sua essenza più nobile e umile, le
sue origini).
3)
Il
mondo della poesia è molto competitivo (se lo sia molto, non saprei.
Che lo sia competitivo, sì, capita. Mi è capitato di assistere a scene da
teatro, ad atteggiamenti denigratori nei confronti dei versi altrui, a false
amicizie per scalare l’Everest poetico presunto. Personalmente, mi faccio
portavoce di una larghissima fetta di poesia non competitiva - nell’ accezione negativa di confronto per “scavalcare, emergere, essere più di”.
L'etimologia della parola "competere" deriva dal latino
"competere": da " com
-" (con, insieme) e "petere"
(chiedere, cercare, tendere verso). Avallo l’atteggiamento (da coltivare sempre
con cura) del significato originario del verbo latino, ovvero quello di
"andare insieme verso un obiettivo", o "concorrere" nel
senso di cercare insieme la stessa cosa. E questa cosa, nello spirito della
Poesia pura, è l’armonia di voci che cercano bellezza, forza, gioia comuni,
conforto, speranza da condividere. Umilmente. Coltivare umiltà e poesia, poesia
umilmente, fieri di aver trovato una
propria voce che accompagni la propria esistenza, persino contenti, perché no?
Nell’ascolto delle voci altrui.
Nel buio, un po' di sostegno. La
luce altrui non sia pretesto per accusare chi sorride pacificamente di poesia).
4) I poeti vivono fra le nuvole, sono
deboli (meno male che almeno loro riescano a vederle queste nuvole... A
parte la battuta, immergersi in queste nuvole può farti perdere momentaneamente
il contatto con determinate preoccupazioni o faccende quotidiane, oppure darti
pace, o farti rilassare, o ancora, toccare concretamente il presente
universale, cercando di attraversarlo, comprenderlo, affrontarlo insieme ad
altri - Credo occorra farsi un po' cielo per sentire la terra. Nutrirsene, ed
essere nutriti da terra e cielo).
5) I poeti vedono solo la poesia e
nient’altro (non è vero, non tutti, non etichettiamo! Chi lo farà per
dei minuti, chi per ore, chi per giorni, chi per tempi indefiniti. La poesia
appartiene al poeta che cerca di esprimerla, per poi lasciarla al mondo,
restando a contatto con questo mondo. Comunicare per ricevere, magari risposte.
Confronti di Umanità. Se capita. Questo vale per me, credo per molti altri).
6) I poeti si montano la testa (Il poeta, ovvero ribadisco in altra
forma, l’essere umano comune che ama scrivere versi - colui che ci prova nella
forma dell’arte poetica - non nasce
montato. Ci saranno persone vanitose, montate, uniche detentrici del vero
cosiddetto Canone poetico da
considerare, e simili. Non è il caso mio, né dei tanti amici scrittori di versi
che conosco. Ricordo bene, quando decine di anni fa, andai a un reading di poesie. Fu uno dei
primissimi, non avevo mai diffuso le mie poesie, mai pubblicato. Avevo scritto
una poesia e volevo provare a leggerla superando la timidezza. Mi interessava
sapere se potesse essere compresa, se mi sarei fatta capire, e magari
apprezzare. Avrebbe voluto dire essere riuscita a comunicare qualcosa di me.
Forse, sarebbe stata poesia. Incerta, timida, non conoscevo nessuno tra i
presenti. Lessi la breve poesia. Tutti ascoltarono, ma alcuni lo fecero
distrattamente, c’era brusio. In fondo alla sala una donna vestita in modo
vistoso che parlando si avvicinava con gli organizzatori del reading, al palco, dove ero io. Terminai
la poesia, lei mi prese il microfono e annunciò subito la “Grande poetessa…tal
dei tali” (non ricordo il nome). Colei che dava lustro alla poesia siciliana e
non solo. Ricordo che disse: - “E ora parliamo di poesia, di grande Poesia…” -
Applausi copiosi. Ecco, andai a sedermi con un po' di sconcerto. Tutta quella
pomposità mi dava il voltastomaco. La poetessa ringraziò, dicendo di sentirsi
onorata per tanta ammirazione. Prima di me, avevano letto alcune persone ed io
e pochi altri avevamo applaudito. Alla fine, mi diedero un inaspettato
attestato di partecipazione all’evento, un foglio simil pergamena – come fosse
“un documento per il curriculum poetico”. Non mi piacque riceverlo. Chissà dov’è
finito, probabilmente l’ho gettato. Io avevo solamente letto, nulla più. Capii
che il discrimine della poesia non poteva risolversi in applausi, complimenti,
riconoscimenti. Continuai a scrivere per decenni. In silenzio. Di quella
poetessa cercai delle poesie, ne trovai alcune e mi piacquero poco. Preferivo
altre poesie, di altri autori. Sinceramente, pensai di non essere nessuno in poesia,
ma non smisi mai di cercare la poesia. Dentro e fuori di me, lontana dalle
montature del caso. A cuore alto e a testa bassa).
Io avrei terminato… Spero di
ricevere una tua risposta.
Palermo, 16 luglio 2025
Firmato:
Emanuela - persona in
divenire- prima di tutto
Scrittrice - letteralmente di colei che scrive - dopo
(Volendo, anche tutto - contemporaneamente)
Emanuela, riuscire a farsi un po' Cielo per sentire la terra, tu la fai già, eccome. Ti seguo da tempo e ammiro la tua Umiltà. TU, COME POCHI.
RispondiEliminaGrazie per esserci.
Con stima.
Gisella
Grazie, Gisella 😘Emy
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