ACCESA RUPE - Fabio Barissano - Spigoli di un mondo mistico. Sul poeta Nikola Madzirov
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Fabio Barissano |
Nikola Madzirov è voce degli esuli, dei migranti spirituali. Nato a Strumica al confine tra Bulgaria e Grecia, ha la vista strabica degli abitanti di periferia, in contatto col genio che abita le soglie e gli spazi liminali. Persino il suo cognome Madzirov vorrebbe derivare dall'arabo "mujahir", "senza patria".
Madzirov è l'uomo dalla casa fatta di chiodi e di vento, e ovunque pianti la tenda del linguaggio lì è il suo orizzonte. Ma ben oltre si estende la sua natura di uomo diviso: "Sono nato al crocevia tra le battaglie storiche", dice in un'intervista, riferendosi al suo anno di nascita, il '73, tra la fine della Seconda guerra mondiale e le guerre del golfo, comunque in piena guerra fredda. Quale poesia possiamo attendere da un uomo attraversato dal contrasto e che incarna a pieno il destino di poeta déraciné? Una poesia di spigoli e di attimi, di epochè del gesto e di panorama sulle cose. C'è tutta una mistica quotidiana nel soffermarsi ai confini: "Un tempo vivevo ai bordi della città come un lampione a cui nessuno cambia la lampada". Destino di esclusione, di sapersi al margine eppure trovare il proprio ubi consistam negli spazi non additati dalla folla. Tutto è attraversato da moniti di inquietante fatalismo: "Un giorno tutte le ombre ci sorpasseranno". In cui l'enjambement che spezza il verso si arresta prima del salto, come prendesse carica e respiro per il concetto che giace vivo al fondo. Una poesia affronta il problema del tempo con immagini in cui la metamorfosi del poeta si modula in varie figure (vento, oro, cane, luna, orologio), poste nella struttura anaforica e desiderante di un ripetuto "se": È RAPIDO IL SECOLO "È rapido il secolo. Se fossi stato vento avrei raschiato la corteccia dagli alberi e le facciate dei palazzi di periferia. Se fossi stato oro, mi avrebbero nascosto nelle cantine, sotto la terra morbida e tra giocattoli rotti, i padri mi avrebbero già dimenticato, ma i loro figli mi avrebbero ricordato per sempre. Se fossi stato un cane, non avrei avuto paura dei rifugiati, se fossi stato una luna le fucilazioni non mi avrebbero spaventato. Se fossi stato un orologio sulla parete avrei nascosto le crepe del muro. È rapido il secolo. Sopravviviamo ai terremoti leggeri, mirando in cielo anziché in terra. Apriamo le finestre per far entrare l'aria da posti in cui non siamo mai stati. Le guerre non esistono, perché ogni giorno qualcuno ferisce il nostro cuore. È rapido il secolo. Più rapido della parola. Se fossi morto, tutti mi avrebbero creduto quando tacevo." O in "Volare" in cui il tempo rimanda al calendario solo per significare eventi angelici, per chiudersi poi nella sera piena d'ombre, sul muro: VOLARE "La nebbia pende sulla città come il capo chino della Vergine su un affresco lontano. Le antenne paraboliche discutono con gli angeli sul tempo che farà domani: chiaro, sicuro, sontuoso come le date rosse in un calendario. Ma non appena la notte avrà radunato le ombre sul muro, sguscerai dai rami come un uccello favoloso dal retro di una banconota." Nikola Madzirov è tra i poeti più importanti e tradotti nel panorama contemporaneo, distante e vicino a noi come chi dalla luna allunghi un telescopio per guardarci nei dettagli, che profilo abbiamo, come siamo vestiti. |
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