UMAMI, DHARMA E BARBABIETOLE - Pietro Edoardo Mallegni - Najib (voce del verbo non avere)

 

Pietro Edoardo Mallegni

Vorrei immaginassi questo testo come si immagina un’inquadratura o la scena di un film, con colonna sonora e tutto il resto, destreggiandoti tra le parole come un operatore di macchina da presa. Inquadrature rivelatorie alla Malick, in moto, dal basso verso l’alto, o movimenti di telecamera a spalla con brusche zoomate alla Lars Von Trier. Luce naturale e un budget ridicolo per le scenografie.  E questa è la tipica piccola sequenza introduttiva alla Wes Anderson.

Se ami il lineare, meglio chiudere, ho deciso di seguire un po’ il flusso, divertirmi e ignorare una marea di regole. Ora, prendi le tue cuffiette, cerca uno dei seguenti pezzi e lascia che la musica faccia il suo dovere, fai coincidere sonoro e immagini. Ti metto un po’ di scelta, almeno vedi un po’ cosa preferisci:

Pyre o Dream State di Son Lux, Handel: Israele in Egitto, HWV 54 / Pt.1 (direzione Simon Preston), Needle in the Hay di Elliott Smith, Parola di Anna Caragnano e Donato Dozzy e infine Machine Gun di Jimi Hendrix live a Fillmore nel 1970.

 

Soggetto: Najib si reca ad un colloquio

Interno: Auto; Giorno, ore 10.43, Maggio, Giornata Soleggiata, Traffico.

Najib guida.

(ORA PREMI PLAY)

 

Dovevano proprio togliere l’acqua oggi. Oggi che c’ho un colloquio in banca e finalmente mandare a fan*** tutti. Lasciare scaffali e pulizia di pavimenti e mandare a fan*** Alessio e suoi orari e flessibilità e spezzati e domenica e telefonate. In banca.  Otto/quattordici e trenta. Feste e ferie e permessi e tutto. Telefono squilla.  Amore è la scuola che chiama: Govind ha mal di pancia, puoi andare tu? La signora ha bisogno e non mi posso muovere, ma puoi portarlo qui da me. Alle undici inizio il turno. Faccio una corsa, ma non scendo, che arrivo tardi scuola. Accelerare. Firmi qui per favore; Govind è in fondo al corridoio. Ha vomitato. I vestiti sono sporchi. Vero! Vieni amore, andiamo dalla mamma, è dalla Luigia, ti porto da lei e poi tornate a casa, che il babbo deve andare al lavoro. Macchina. Siediti pure davanti, ma metti la cintura. Posso mettere la musica? No… lo stereo è rotto. Papà, fermati, sto male. Quattro frecce e fermati. Ciglio della strada. Odore di menta, terra calda e vomito. Andiamo. Odore di vomito si è attaccato ai vestiti. Lo sento dietro ogni cosa, adesso. Corri. Ferma la macchina. Amore, scendi per un caffè. No scappo, Govind dai su che il babbo deve andare. Telefono squilla. Il lavoro. Capo: dove sei? Sono le undici e quindici. Dovevi essere già qui. Segno ritardo e la prima ora non si paga. Ma il bimbo è stato male a scuola. Porta certificato e posso pagare altrimenti niente. Poi, già oggi pomeriggio esci prima che hai chiesto un permesso, mi arrivi anche in ritardo, che poi che c’hai da fare oggi? Anzi, se riesci a fermarti una mezz’ora, che c’ho da scappare e mi rimane una cassa scoperta. Non posso, mi dispiace. Oggi ho un impegno. Vabbè, a buon rendere e Najib muto. Vabbè a buon rendere, Najib.  Ma vaffa***lo str***, speriamo vada bene oggi. Arrivato a lavoro. Caldo che scoppia e sento odore di vomito. Najib a pulire il corridoio dei congelati. Una signora ha lasciato aperto il freezer e la prima fila di gelati si è sciolta. Odore di vomito e gelato al fior di latte che si scioglie al caldo. Meglio usare l’ammoniaca. Capo non c’è acqua. A casa tua funziona. Hanno tolto l’acqua a tutto il viale. Fino alle quattordici siamo senza. E come pulisco per terra? Con la carta e con le mani. Con la carta e con le mani. L’odore del gelato caldo sul pavimento. L’odore del vomito. Neanche l’acqua per lavarmi quando ho finito. Ah Najib, ma quindi che c’hai da fare dopo? Niente, cose di famiglia. Mmmmm, non è che mi i***li? Se tuo figlio sta male, che roba c’hai da fare in famiglia… O stamattina non ti sei svegliato? Ma tanto, senza certificato, io l’ora non te la pago. O oggi vai a fare qualcos’altro.  Ricordati che sono stato l’unico a darti un posto. Sì, me lo ricordo. Alessio, Grazie, Grazie, mentre io c’ho le mani appiccicose che odorano di gelato che odora di vomito e non c’è acqua manco per lavarsi. Mentre io sto chinato a un palmo da terra e te lì in piedi.  Il padrone di un mercatino di quartiere, che poi manco è tuo, ma sicuro di qualche tuo parente con i soldi. Ci venissero loro, a lavorare! A sopportarti! Che già, il tono della tua voce è una forma di disturbo. No grazie. Anzi. Sì Grazie. Anche famiglia ringrazia. È che oggi proprio non posso. Appena hai fatto, sistema tutto e vai in cassa. Va bene.  Almeno lì si sta seduti. Puzzo io o l’odore mi è rimasto appiccicato nel naso.  A vedere come mi guarda la signora, puzzo io. Ogni cosa che tocco, si incolla. Le buste. Quante ne vuole? Cinque. Queste sono sporche. Ehhhh. Oggi le hanno mandate tutte così signora; se vuole, ne prenda una davanti, ma la paga. Due. Najib. Sì? Ale. Hai fatto comprare delle buste a una signora dopo che gli hai dato quelle sporche. Sì, e si è lamentata con il servizio clienti online. Cerca di evitare ste stro*** te. Che poi mi rompono i co…a me. Se sei sporco, vai di là e ti lavi. Ma prima l’acqua non c’era. E devo pensarci io. Portati delle salviette. Poi sono passate le due. L’acqua ci sarà di nuovo, anzi, ripassa il corridoio che c’è odore di ammoniaca forte. Bagno. Acqua. Rubinetto fa strano rumore. I miei occhi stanchi e la barba comincia a farsi vedere: come non fatta. Speriamo vada bene oggi. Acqua è colore argilla. Sporcato camicia. Vabbè, c’è un cambio in macchina per colloquio. Quattordici e quarantatré. Manca poco. Gli studi alla Mohammed V serviranno a qualcosa, oltre a prezzare gli scaffali. E. niente più. Alessio, niente più corridoi e gelato e buste e signore e telefonate. Otto/ quattordici e trenta. Lì sì che la famiglia ringrazia. Pulire corridoio e poi si parte. L’acqua ha lasciato strano colorito arancione sul pavimento. Poco male, Najib. Sì? Cerca di starmi un dieci minuti almeno, io devo scappare e la cassa è scoperta fino a che non arriva Marco. Ma non posso, devo andare. E che sarà mai, per dieci minuti… Grazie. Sì grazie. Deve andare bene. Deve andare bene. Marco è arrivato. Scappo.  Macchina. Sono sudato e puzzo. Meglio prendere il cambio.  No! Govind ha sporcato la camicia e i pantaloni con il vomito.  No! Non posso tornare a casa. Sono già in ritardo. Odore di vomito è fortissimo. L’auto è un forno. Non andrà bene. Puzzo.  Indosso giacca, pantaloni blu da inserviente e camicia da due soldi. E puzzo. Vomito e ammoniaca. Le mani sono rossastre di argilla. Banca.  Parcheggio. Strofinarsi con l’Arbre Magique come fosse una saponetta. Ora odoro di strano. Vomito, ammoniaca e pino silvestre. La signorina fuori mi guarda. Sono strano? Sono strano? Deve funzionare. Banca. Porta. Cartello “Torno Subito”. COME, TORNO SUBITO?? Il bar gelateria accanto è pieno di ragazzi incravattati. Festeggiano. Sicuro qualcuno dell’ufficio compie gli anni o ha avuto promozione o è diventato padre. Sono stanco.  Mi siedo sugli scalini. Aspettiamo questo subito. Questo torno.  Aspetto che torni subito. Un ragazzo passa veloce. Lancia una monetina. Devo ridargliela. Due euro. Deve avermi scambiato. Ma vestito così sembro proprio strano. Vabbè, intanto che aspetto, mi prendo un gelato.  Ragazzi nel bar cantano. Un compleanno.  Meglio così. Il colloquio sarà più facile. Sera. Sera. Vorrei un cono. La gelateria sta chiudendo. Ora facciamo solo bar. Rimasto solo fior di latte.  Mi dia quello. Due euro. Niente scontrino.  Due euro ha lanciato il ragazzo quindi come gratis. Fior di latte che odora di vomito che odora di ammoniaca che odora di corridoio che odora di me. Rinfresca, ma ogni leccata è una fatica. Mi siedo fuori. Sugli scalini fronte la banca I ragazzi rientrano in banca. Mi volto. Chi è che mi farà il colloquio? Festeggiato? Amico? Donna? Speriamo vada bene. Fa caldo. Distrattamente il gelato scivola dal cono per terra. Il ragazzo dei due euro passa di nuovo. Mi guarda. Buono, il gelato? Buono. Penso. Entro ………………………. 

Telefono squilla.  Amore, come è andata?  Bene. Penso. 


Commenti

Post più popolari