LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu -Indagine sul corpo. Le ciglia. Guardiane e clessidre.
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Anna Spissu |
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Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
Ermione.
Famosissima, La pioggia nel pineto ci porta in un bosco. Siamo in ascolto della meraviglia, “l’argentea pioggia” ha bisogno del silenzio umano per farci udire i suoni della natura, goccia per goccia ci pervadono e ci coprono lo stupore e la comunione con le foglie degli alberi e le bestiole. Noi, da umani, ci facciamo attraversare da questo miracolo, assaporando il privilegio di poter ascoltare la pioggia, di poterla vivere sul nostro corpo, messaggera di felicità e di sogni.
Piove sulle tue ciglia nere, e… tra le pàlpebre gli occhi/son come polle tra l'erbe
Già qui è evidente il ruolo “poetico” attribuito alle ciglia: sono guardiane degli occhi, sono l’erbe che circondano le polle. Immaginiamo il prato: le polle sono piccole cavità a forma di catino dalle quali sgorga acqua sotterranea. Non fosse per l’erba che le circonda, l’acqua dilagherebbe, snaturando la natura poco visibile e quindi anche segreta delle polle stesse. L’immagine qui è rovesciata: è l’acqua sulle ciglia che produce l’impressione del pianto, ma la similitudine poetica contiene l’immagine di qualcosa la cui natura è quella di trattenere le lacrime, di costituire un tutt’uno con il pianto.
Ora è una notte d’estate con il profumo intenso dei gelsomini. Attraversiamola insieme a Giovanni Pascoli: siamo all’alba del Novecento, ancora epoca di lumi e candele, nella notte buia, illuminata da stelle, il vento porta i profumi della terra. Ogni cosa è quiete, in attesa della felicità nuova del giorno. Così, gli occhi sotto le ciglia dormono come sotto l’ali ...i nidi. Dunque le ciglia (abbassate) custodiscono il sonno degli occhi. Di nuovo sono guardiane.
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso ai miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento...
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.
Che le ciglia siano un luogo dell’immaginario, e per questa ragione abbiano di diritto una valenza poetica, è testimoniato anche dal poeta-cantautore Fabrizio De Andrè. Basti pensare al titolo della sua raccolta di appunti sparsi “ Sotto le ciglia chissà”: così pure Le ciglia d’Oriente di Stevka Smitran, poetessa nata in Bosnia Erzegovina, in Italia poetessa, traduttrice e docente universitaria. Non sfugge il senso di mistero che proviene dalle parole chissà e Oriente, la prima come risposta aperta a molte possibilità e la seconda porta del giorno da cui nasce il sole e ogni cosa dell’accadere. E in quell’accadere, le ciglia possono diventare luogo di meraviglia come in questa poesia inedita di Alba Gnazi, dedicata alla figlia.
…………..
Sei tu che abbeveri farfalle tra le ciglia
e contamini ogni mondo di meraviglia
Sei tu che scarni, strappi e snudi
e discolpi e rendi e rimetti
con un solo lancio, dritto al centro
il nome esatto della gioia.
Niente di vero tranne gli occhi di Giorgio Faletti racconta la storia di una serie di omicidi: la ricerca del pericoloso killer e la conclusione del giallo ruotano infine intorno a un trapianto di cornea e alla capacità di contenere il riflesso dell’ultima immagine vista. Ma se la verità può essere contenuta negli occhi, e moltissimo è stato scritto riguardo a quanto gli occhi, con lo sguardo, possano dirla, allora basta un battito di ciglia per chiudere le palpebre e nasconderla. Perché le ciglia sono anche una clessidra, contano un tempo più minuscolo dei minuti, eppure talvolta proprio in quel tempo brevissimo qualcosa accade sempre e per sempre come scrive Jack Kerouac:
Forse la vita è questa: un battito di ciglia e stelle ammiccanti
Gabriele D’Annunzio, La pioggia nel pineto da Tutte le opere, Meridiani Mondadori ed.
Giovanni Pascoli, Gelsomini Notturni da I canti di Castelvecchio, Meridiani Mondadori ed.
Fabrizio de Andrè, I Diari, Mondadori ed.
Stevka Smitran, Le ciglia d’Oriente, La Vita Felice ed.
Alba Gnazi, inedito su Larosainpiù - Lit-tle blog
Giorgio Faletti, Niente di vero tranne gli occhi, Dalai ed.
Jack Kerouac, da Selected Letters, 1940-1056.
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