CASA POESIA - Emanuela Mannino - FREDA LAUGHTON "Una casa transitoria" (Arcipelago Itaca-Edizioni, 2022 - Traduzione di Viviana Fiorentino)
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Emanuela Mannino |
Freda Laughton è una poetessa riscoperta da poco. Il vero nome era Winifred Adeline Marshall; Laughton, il cognome del marito. Freda nasce a Bristol (Inghilterra) nel 1905 e, dopo il suo matrimonio (1932), si trasferisce in Irlanda. Si fa conoscere grazie a delle poesie pubblicate su The Bell, The Irish Times. The Transitory House (Jonathan Cape, 1945) la pubblicazione della prima silloge dell’autrice. Una parte della sua produzione viene inserita nell’antologia New Irish Poets, nel 1948.
Grazie alle ricerche di Emma Penney, ricercatrice dell’UCD (University College Dublin), la poesia di Freda Laughton è stata riscoperta e rilanciata con le sue peculiarità. Viviana Fiorentino, in Italia, ha contribuito a far conoscere Freda Laughton, grazie a un prezioso e capillare lavoro di traduzione in lingua italiana: Una casa transitoria (Arcipelago Itaca, 2022). Nella silloge sono contenute note introduttive di Renata Morresi (direttrice della Collana ISTMI- Arcipelago Itaca), di Lucy Collins e una postfazione di Emma Penney, studiose attente di Freda Laughton.
Riporto alcune parole di Lucy Collins che trovo particolarmente significative nella misura in cui evidenziano l’importanza del lavoro poetico di Freda Laughton:
C’è stata una tendenza nella critica letteraria irlandese a presumere che la poesia delle donne riguardasse principalmente l’esperienza personale e a respingerla proprio per questo motivo. In realtà, le poete si sono, per secoli, impegnate in questioni sociali e politiche – oltre che in quelle private. Per questo motivo, la loro poesia offre spunti sul rapporto dinamico tra la sfera privata e pubblica, nonostante e i lettori abbiano spesso scelto di ignorarla. Il lavoro di Laughton è unico, rispetto al suo tempo storico, sia per la sua esplorazione degli stati interiori, che per il suo modo schietto di trattare il corpo e la mente. Lo scopo di questa intimità poetica non è richiamare l’attenzione sul sé della scrittura, ma invece catturare l’immediatezza della percezione ed esplorare la natura dialogante degli stati emotivi e fisici. La poesia di Laughton non è politica, almeno nel modo usuale di comprendere la parola, ma è politica perché espone aspetti dell’esperienza delle donne in un modo del tutto nuovo nell’Irlanda del tempo (...)
La lettura delle poesie di Freda Laughton è stata, per me, una scoperta affascinante, a tratti familiare. La natura sovversiva dell’autrice attraversa tutta la silloge e, per molti aspetti, risulta essere antesignana rispetto a certe questioni di genere attuali della nostra epoca. La poetessa, con autentici respiri psicologici, imprime alla poesia un corpo materico vivente, operando una sorta di individuazione olistica di sé, dall’anima - al corpo - ai sensi - all’Universale con uno sguardo dinamico costante al Tutto e una sintesi interessante tra maschile e femminile.
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A TRANSITORY HOUSE - UNA CASA TRANSITORIA di Freda Laughton - Traduzione di Viviana Fiorentino, Arcipelago Itaca 2022 |
Il titolo Una casa transitoria può essere considerato già ossimoro e motore di senso di tutta la silloge. In genere, la parola casa ci riporta a un’idea di riparo stabile dai contorni ben definiti. Ma è nell’aggettivazione di transitoria che si dipana il continuo fluire evolutivo della poetessa donna, che abita se stessa e si dis-abita, che abita e disabita le cose del mondo, in un percorso di individuazione di sé e in un continuo specchio di rimandi all’ideale femminile che viene trasceso, carnalizzato ed evocato come forza motrice di vita, divenendo più che una questione di genere, una -sfida di esistenza- lontana dai limiti socio-culturali e dai pregiudizi dell’epoca. L’universo maschile viene chiamato in causa, in frequenti cambi semantici.
Nella silloge, connotata da una versificazione libera, specchio della letteratura modernista che ebbe avvio dal primo Novecento, si incontrano molteplici figure retoriche di significato, in particolare metafore, similitudini, analogie, metonimia, allegoria, ossimori, sineddoche, antonomasia, iperbole. Sono presenti livelli tematici di forte impatto, tramite campi semantici ricorrenti con l’adozione di parole chiave simboliche, evidenziate da notevoli artifici fonici e ritmici. Diversi i temi che ricorrono nella silloge, vere e proprie circonvoluzioni poetiche emozionali e sensoriali, fra cui: l’archetipo della casa junghiana, la trasformazione (metamorfosi), il materno, la dicotomia e la sintesi femminile/maschile, i contrasti tra natura e cultura, l’intellettualizzazione del pensiero, la vita e la morte, l’amore non idealizzato, l’amore della sposa triste, la dimensione bambina. Frequenti tra le molteplici declinazioni icastiche, le parole chiave: casa, foresta, albero, uccello, inverno, torre, terra, cielo, l’aggettivo furtivo.
In una bellezza transitoria
Materno il guscio
culla l’uccello embrione,
una casa transitoria,
progettata per una sicurezza breve,
di intenzionale fragilità,
una bellezza costruita per essere spezzata.
Come poi il guscio potrebbe
supplicare immortalità
se solo la sua immolazione
evoca gli uccelli?
E persino la bellezza alata
a sua volta è effimera,
cancellata da un’inesorabile
perpetua genesi.
Ma a breve il guscio materno
di nuovo alloggerà l’uccello
in una bellezza transitoria
costruita per essere infranta.
Nella poesia intitolata In una bellezza transitoria, avviene un continuo cambio semantico sulla trasformazione (metamorfosi) attraverso la connotazione delle rotondità, i contrasti tra maschile e femminile in equilibrio dinamico. Il guscio, metafora di utero, di nido che protegge, diventa uccello, bellezza alata quando vola. La favola della mamma che protegge col suo nido perfetto, viene superata. E’ una poetessa donna con il suo sguardo che riflette sul materno da cui non si sente inchiodata. Vi è lucida consapevolezza sul ruolo materno fragile, imperfetto. Se da un lato l’utero è bellezza che protegge il piccolo o il sé, dall’altro è utero transitorio: esso non è utero carcerizzante, ma anelito germoglio di viaggio, di libera determinazione di sé- al di là dei sé - rappresentazioni sociali del mondo.
Nella metònimia bellezza, nella sineddoche bellezza alata, l’uccello diviene il simbolo della libertà dagli schemi, dalle costrizioni, dalla presunzione di poter controllare la vita propria e altrui. Bisogna lasciarsi andare e lasciare andare per potersi e potere compiere. Ma la stessa libertà, tuttavia, è effimera e in continua ricerca di altro.
In questa poesia, come in molte altre, il linguaggio utilizzato dalla poeta per connotare i messaggi, si snoda in una dicotomia tra natura e artificio, tra costruzione e distruzione, tra forza e fragilità. L’anatomico/fisiologico naturale (il guscio) (l’embrione) diventa artificio tecnico e cultura (la casa progettata/costruita). Quasi a smontare l’idillio naturalistico della bellezza e il pregiudizio che solo nella protezione del materno può esserci bellezza. Ricorre, spesso, l’archetipo Junghiano della casa, in una sorta di geografia della percezione interna (contenitore/contenuto-la rotondità che avvolge/l’apertura verticale che libera).
Pioggia sul tetto di un cottage
Da dentro
una pioggia leggera sembra far fusa;
un brusio di uno scroscio più forte,
api che ronzano.
Enormi mani che impastano e sbattono
il tetto sotto
la fuga indaco del tuono.
Zoccoli di pioggia picchiettano.
Ora senti la casa diventare
Tamburo.
Nella poesia Pioggia sul tetto di un cottage, si ha la massima espressione del sé individuante, artefice del proprio destino espressa con allitterazioni di suoni forti che rendono l’idea del lavorìo interiore. Il tutto in un crescendo di metamorfosi, tramite suoni e onomatopee, dal lieve al forte, al fortissimo (il tamburo). Interessante lo scambio prospettico: la pioggia vista e sentita da dentro, la pioggia che si avvicina dentro /dal fuori (fuga indaco del tuono).
La casa bombardata
Questa casa ha vie non corridoi.
Alcune pareti sono scogliere, e alcune,
ballando ubriache,
commisero suicidio.
Una notte gli abitanti
di questa rovina coribantica,
un tempo residenza desiderabile
colma di mobili incomprensibili,
emersero senza preavviso alla morte,
trovarono il passaggio alla loro camera da letto
un’inaspettata via che conduce
nell’inimmaginabile.
Ne La casa bombardata, l’essere umano può, dalle proprie fragilità e rovine, risorgere, ripartire, continuare il proprio cammino, dall’inaspettato che alberga in sé, cui occorre dare solo spazio, una via, al di là del razionale, del costante controllo vitale: nel possibile non immaginato, fuori da sé e a partire dai germogli inespressi di sé, di cui è possibile rinvenire tracce nel mondo. Un atto di fiducia creativo dell’umano, nell’Universale che chiede di compiersi.
La silloge è ricca di molte suggestioni bio-psicologico-evolutive. Nella poesia Furtivo il mare ritornano gli archetipi maschile e femminile, in un eros carico di sensualità. Dicotomie dinamiche tra il femminile (patella) e il maschile (l’anemone). Tra il granchio (maschile) e il mare (femminile) che accoglie e nutre il maschile. La fauna marina diventa scena di relazioni: il maschio che si dilegua dalla femmina ma, allo stesso tempo, vi si rifugia. E’ un mare, metafora di accadimenti vitali, a tratti inospitale, pronto a incidere il proprio esistere sull’osso della roccia (il maschio), salvo poi ritirarsi per lasciare spazio al destino plasmato dalla stessa volontà umana, in un movimento circolatorio misterioso e incessante.
Una casa transitoria è opera preziosa che merita di essere ampiamente letta: essa è miniera poetica di senso, Libertà e Bellezza.
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