STELLE CONTROVENTO - Maria Pia Latorre - Tra squilibri l’equilibrio

 

Maria Pia Latorre



Equilibrio. Parola composta dall’unione dei termini latini ‘āequus’ (uguale) e ‘libra’ (bilancia) e in qualche modo ci vede al centro di un campo di forze con cui dobbiamo fare costantemente i conti. Le forze, per natura fisica, “tirano” ognuna verso una direzione, ed è questa una sensazione poco piacevole che talvolta sperimentiamo; viene spontaneo immaginarle queste forze come corde che convergono intorno al corpo: sono i legami della nostra vita, quelli affettivi, sociali e così via, sono i ruoli in cui si srotola la nostra esistenza alla continua ricerca di equilibrio. La fantasia mitologica ci rimanda immediatamente a divinità ed eroi prigionieri in legacci. Ricordiamo Prometeo che osò rubare il fuoco divino, e Ulisse che si fece legare per resistere al canto delle Sirene.

L’equilibrio è anche (per definizione) uno stato di quiete del corpo e dell’anima. Ma possiamo trovare equilibrio alla maniera di Ulisse, attraverso interventi esterni a noi? Oppure vi sono autonomi percorsi di ricerca che risulteranno vincenti? E se ci sono percorsi personali, siamo sempre in grado di tenere il timone della nostra vita per darle l’orientamento giusto? E ancora, è quello raggiunto, lo stato di quiete migliore per noi?

Proviamo a pensare alle scorribande di Don Chisciotte e alla felice illusione in cui egli ha vissuto, in uno stato di irresponsabilità e squilibrio che non gli hanno certo fatto rimpiangere la realtà. Di lui Flaubert scrisse: “quello che è prodigioso nel Don Chisciotte è la totale mancanza di artificio e la continua fusione di illusione e realtà, che ne fanno un libro così comico e così poetico”.

Ed eccolo il fermo-immagine di Cervantes sul suo antieroe: “Portava la spada sfoderata nella mano dritta colla quale tirava colpi spietati, esprimendosi come se realmente fosse venuto alle mani con qualche gigante”. Davvero Don Quijote de La Mancha ha saputo esprimere tutta la sua vitalità ed il suo fervente credo attraverso la coerenza dell’azione e la sua fragilità, un eroe che suscita da secoli tenerezza e grande rispetto. Di seguito propongo “Di tutto restano tre cose”, un evergreen da rileggere sempre con piacere, come formula o mantra e augurio per le nostre vite.


Don Chisciotte di Nazim Hikmet

Il cavaliere dell’eterna gioventù
seguì, verso la cinquantina,
la legge che batteva nel suo cuore.
Partì un bel mattino di luglio
per conquistare, il bello, il vero, il giusto.
Davanti a lui c’era il mondo
con i suoi giganti assurdi e abbietti
sotto di lui Ronzinante
triste ed eroico.

Lo so quando si è presi da questa passione
e il cuore ha un peso rispettabile
non c’è niente da fare, Don Chisciotte,
niente da fare
è necessario battersi
contro i mulini a vento.

Hai ragione tu, Dulcinea
é la donna più bella del mondo
certo
bisognava gridarlo in faccia
ai bottegai
certo
dovevano buttartisi addosso
e coprirti di botte
ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati
tu continuerai a vivere come una fiamma
nel tuo pesante guscio di ferro
e Dulcinea
sarà ogni giorno più bella.


Di tutto restano tre cose di Fernando Pessoa


Di tutto restano tre cose:
la certezza che stiamo sempre iniziando,
la certezza che abbiamo bisogno di continuare,
la certezza che saremo interrotti prima di finire.
Pertanto, dobbiamo fare:
dell’interruzione,
un nuovo cammino,
della caduta,
un passo di danza,
della paura, una scala,
del sogno,
un ponte,
del bisogno,
un incontro.


Un augurio, il mio, che continua in questa bella creatura poetica composta da Massimo Zanella, in cui sono, forse (sottolineando il “forse” contenuto nel testo stesso), l’amore ed il rispetto la chiave del nostro equilibrio.

Equilibrio di Massimo Zanella


Segmenti, tratti personali,

comunque legati alla vita,

quando il dormire dell’anima collima con pensieri,

quando la mente collima verso il cuore.

Fotografie già viste ma non scoperte,

la turbolenza smuove gli attriti dell’anima stessa,

la voglia di conoscere si allunga verso il cielo,

ed il passaggio si stringe, si allarga, instabile.

Sentirsi come in un molo di galleggianti profusi verso il largo,

senza appigli, senza salvagente.

Ombre passate che incontrano quelle che verranno,

stare in bilico è ordinaria quotidianità.

Ora mi appropinquo al composto e solitario sdegno,

tenendo tra le mani chi amo,

rispettando il sorriso di chi mi ama,

poiché forse è tutto ciò che consapevolmente crea equilibrio.


Commenti

  1. Ancora una volta, questo blog in generale e Maria Pia Latorre in particolare, si distinguono per la perfetta coniugazione tra intensità dei contenuti e delicatezza della narrazione. E' sempre fonte di riflessioni.

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