LADRO DI STELLE - Marco Brogi- Vi svelo chi sono i veri ‘Ladri di stelle’
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Marco Brogi |
Viva gli
irregolari, i non risolti, i quasi campioni e i campioni imperfetti, trafitti
dai coltelli del destino, con il sistema nervoso di cristallo e il cuore troppo
grande per entrare nel recinto del successo, delle regole, degli stereotipi,
viva i grandi campioni sudati di umanità, viva gli artisti contromano, che
anche quando ottengono un certo successo non lo ottengono mai fino in fondo e
anche quando perdono non perdono mai fino in fondo. Un po’ perdenti anche
quando sono vincitori e un po’ vincitori anche quando sono perdenti. Pensavo più o meno questo (ma lo penso
ancora) quando, una manciata di anni fa, con Nicola Costanti, cantautore del
giro del Club Tenco (e soprattutto mio grande amico) mettemmo insieme ‘Ladri
di stelle’, un recital di canzoni, poesie e brevi prose poetiche (sotto
forma di lettera) dedicate a personaggi del mondo dello sport e dello
spettacolo che ci avevano colpito: Luigi Tenco, Augusto Daolio dei Nomadi,
Piero Ciampi, Pietro Mennea, Marco Simoncelli, Giovanni Battaglin, Dino Zoff,
Abebe Bikila, Maradona, Agostino Di Bartolomei e tanti altri. Portammo in giro questo spettacolo per
quattro, cinque date. Fu in quel breve tour che mi affibbiarono il soprannome
di ‘Ladro di stelle’, di cui vado fiero, e con cui firmo questo mie follie sul
‘nostro’ blog. Vi propongo un assaggio di quello spettacolo, altri nelle
prossime settimane.
Luigi
Tenco
Lontano è qui
tra promesse di pioggia
e Internet.
Luigi non dorme, che il
sonno ha più lento
dell‘italiano medio.
Il suo orologio è fermo su un binario
sul secondo passa il Tenco
in ritardo come una sorpresa
ferma anche a Ricaldone.
Su Mediaset Alessia Mertz
magnifica un diger seltz.
Alle due Luigi si è stufato
ha spento la tv e si è addormentato
Caro Abebe
Bikila
Non sono state fatiche a fondo perduto, le tue. Nonostante sudorazioni oceaniche sotto un sole infuocato, che assomigliava a una medaglia, alle tante medaglie che hai vinto. Peccato che te ne sia andato così presto. Ma i grandi, si sa, sono sempre inseguiti dall’inquietudine, hanno sempre necessità di correre da un’altra parte. Che libidine però correre scalzi, come hai fatto tu alla maratona delle Olimpiadi di Roma del ‘60, e mostrare la schiena a tutti gli altri, prigionieri di scarpe già timbrate dagli sponsor. Hai fatto sognare tanta gente, ma te chi ti ha fatto sognare?
Caro Dino
Zoff
Il tuffo che fermò sulla linea di porta la palla del pareggio brasiliano, Mondiali dell’82, è ancora nell’aria. Come l’odore dell’ultima minestra di mia madre. Eravamo in salotto, davanti alla tv, all’ora di cena. Fedele alla linea di uno stile necessario, parente stretto del silenzio – come vedi c’è sempre una linea nel tuo destino – hai inchiodato un istante, bloccando la vita come si blocca un pallone, senza respingerla. Abbracciala, stringila, trattienila finché puoi. Tanto l’arbitro non vede.
Caro Marco
Simoncelli
Sei in un punto dove il cellulare non prende, non riesco a contattarti. Che hai pensato mentre si interrompeva il collegamento? Nel tuo breve volo non hai avuto il tempo di sentirti solo. Anche perché nella bionda foresta sopra la tua testa, protetti dal casco, c'erano tanti nidi di sogni. A tuo padre e tua madre vorrei dire che non è stato inutile il tuo viaggio e che ci vuole coraggio per dar corda ai desideri dei figli. I desideri sono figli fratelli amici che ci chiedono una mano per essere un po' felici. Tua madre e tuo padre, amando i tuoi desideri, hanno dato un domani al tuo ieri.
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