LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu - Indagine sul corpo. Il collo. L’importanza di congiungere la testa al corpo: storie di destini e desiderio.

 

Anna Spissu


Ho al collo la chiave del mio manicomio.

Avendo visto il vostro

ho fretta di tornare nel mio


(Alda Merini)


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Di nascosto io accarezzo un sogno, 

quello di avere un cuore puro. 

Ma anch'io sgozzerò qualcuno 

al fischio dell'autunno.

E così al soffiare del vento,

su quella stessa strada sabbiosa, 

mi condurranno con una corda al collo 

ad amare la tristezza. 

E quando passando vicino con un sorriso

io raddrizzerò il mio petto,

il maltempo con la sua lingua leccherà

la strada da me vissuta.”


(Sergej Aleksandrovič Esenin )


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…Le lacrime sono per i codardi, le preghiere sono per i pagliacci
le corde per il collo sciocco che non può tenere una corona….


Rudyard Kipling


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Ecco il collo, declinato poeticamente in alcuni dei suoi più rilevanti significati: 

non si dimentichi che è quella parte del corpo nella quale passano il respiro e la vita.

Non a caso nella poesia che segue, Wislawa Szymborska identifica il costo della vita stessa come un debito “fino al collo”


Nulla è in regalo, tutto è in prestito.

Sono indebitata fino al collo.

Sarò costretta a pagare per me

con me stessa,

a rendere la vita in cambio della vita.

È così che è stabilito,

il cuore va reso

e il fegato va reso

e ogni singolo dito.

È troppo tardi per impugnare il contratto.

Quanto devo

mi sarà tolto con la pelle.

Me ne vado per il mondo

tra una folla di altri debitori.

Su alcuni grava l’obbligo

di pagare le ali.

Altri dovranno, per amore o per forza,

rendere conto delle foglie.

Nella colonna Dare

ogni tessuto che è in noi.

Non un ciglio, non un peduncolo

da conservare per sempre.

L’inventario è preciso,

e a quanto pare

ci toccherà restare con niente.

Non riesco a ricordare

dove, quando e perché

ho permesso che aprissero

questo conto a mio nome.

La protesta contro di esso

la chiamiamo anima.

E questa è l’unica voce

che manca nell’inventario.


Non si dimentichi neppure però che dalla notte dei tempi il collo è anche una parte del corpo prediletta al fine di mettere in mostra la bellezza di preziosi monili Di questa “preziosità” è testimone la parola collana, non solo nel suo significato materiale di oggetto da mettere intorno al collo ma anche in un significato traslato: si pensi per esempio alle “collane” delle Case Editrici. Non si vuole forse mettere in mostra la preziosità dei libri pubblicati inserendoli in questa o quella collana? 

O forse si può ignorare che i preziosi monili stanno sul collo proprio perché il collo con la sua sensualità è già un oggetto del desiderio ?


E poi sulla guancia sentirai un graffio,

 un piccolo bacio 

come un ragno morbido che ti corre sul collo. 

E mi dirai «cercalo!”» reclinando il tuo viso, 

e tarderemo molto a trovare quel ragno, 

tra l’altro indiscreto. 


Così scrive Arthur Rimbaud immaginando un viaggio d’inverno, in un vagone del treno con i sedili blu.  Ci sarà un nido di baci nascosto negli angoli. I due amanti saranno felici, chiuderanno gli occhi  per non vedere i gesti nelle ultime ombre, quei mostri sfuggenti, moltitudini scure di demoni e lupi.

In quella sera, in quel vagone , è sul collo della donna che la poesia concentra tutta la sensualità che è propria di questa parte del corpo, una culla segreta di tenerezza e d’intimità come nei versi di Paul Celan


Orientata su di te
la mia anima
ti sente tumultuare
temporalesca,

nella fossetta del tuo collo
la mia stella apprende
come si sprofonda e ci s’invera

io la ripesco con le dita -
vieni, spiegati con lei, oggi stesso.


Nelle poesie d’amore molto spesso s’incontrano versi che raccontano come il corpo sia autonomo portatore di memoria fisica al punto di provare la sensazione tattile dell’incontro con il corpo amato: non sappiamo dove sia la donna di cui parla Christoph Wilhelm Aigner, ma certamente possiamo percepire il suo gesto d’intimità quando appoggia il capo sulla spalla del suo uomo facendo combaciare la propria guancia con il collo di lui.

 

Sulla mia spalla vicino al collo

la pelle s’inarca

se ricordo bene è proprio la forma

della tua guancia.


E poi sogni, visioni, parole che uniscono il desiderio a elementi della natura simboli di immensità e destino come il mare e il vento.  Il collo, il petto, il cuore bambino, l’eternità sulla terra.


Vengo ad annusare il mare

sul tuo collo

il vento greco sulla tua bocca.

Tu ascolta al centro del mio petto

il tremore della mia terra,

il mio cuore bambino

che batte sperduto

nel cuore del mondo.

Tienimi con te, albero fiorito.

L’amore è estrema povertà,

è uno scanno

e un ciuffo d’erba per mangiare.

Prima del cielo 

prendiamoci la terra.


(Franco Arminio)


L’immaginario maschile del collo femminile resta nei confini  della sensualità anche laddove i versi poetici si tingono d’ironia. Così nella poesia “Scegliendo un lettore" di Ted Kooner

Per prima cosa, mi piacerebbe che fosse bella,
e camminasse con grazia sulla mia poesia
nel momento più solitario di un pomeriggio,
i capelli ancora umidi sul collo, lavati
da poco. Dovrebbe indossare
un impermeabile, vecchio, un po’ sporco
perché non ha abbastanza soldi per la lavanderia.
Tirerà fuori gli occhiali, e lì,
nella libreria, sfoglierà
le mie poesie, poi metterà di nuovo il libro
sullo scaffale. E si dirà:
“A quel prezzo, posso far lavare
il mio impermeabile alla tintoria.” E lo farà.

Patrizia Valduga dà voce all’impellenza del desiderio femminile: si prenda al collo quell’amante che dorme!


Io per la voglia scoppio e mi sconsolo. 

Oh se potessi scagliarmi al suo collo,

e non destarlo… o strascinarmi al suolo

e con lascivo assalto , anche il midollo

succhiargli…o con audaci mani a volo

provarne gli inguini…Avida controllo

che fa di lui la sua notte testarda,

la mia che come astuta, tarda e tarda.

 

L’immensa Saffo declina così il ricordo sensuale del suo amore che la stava lasciando: nella memoria il collo è tenero e fiorito, il desiderio sopra un letto soffice è ammantato di bellezza e armonia.

….

E se non sai, io voglio

che tu rammenti….

…le belle cose che facemmo insieme:

molte ghirlande di viole,

e di rose e di croco

…ti ponevi sul capo  al mio fianco


e molte corone intrecciate di fiori

cingevi attorno al tenero collo

e ti ungevi d’unguento odoroso

e di profumo regale, 


sopra un soffice letto

il desiderio…


E dopo Saffo, a conclusione di questo breve excursus poetico sul collo e la poesia, mi passa nella mente una frase che si usa ( o si usava) per dire che si è presi da una persona, che il desiderio ci ha raggiunti: “quella persona mi fa girare la testa.”

E per questo, naturalmente; ci vuole il collo!





Riferimenti:

Alda Merini da “Il suono dell’ombra “ (Mondadori ed.)

Sergej Aleksandrovic Esenin da “Russia e altre poesie” (Dalai ed.)

Rudyard Kipling dal poema “Ferro freddo” da “Il ritorno di Puck” (Adelphi ed.) 

Wislawa  Szymborska, “Nulla è in regalo” da “La gioia di scrivere” (Adelphi ed.) 

Arthur Rimbaud, “Un bacio, come un ragno pazzo correrà sul tuo collo (BurVersi ed.)

Paul Celan, “Orientata su di te” da Zeitgehöft, 1976 (Traduzione di G. Bevilacqua)

Christoph Wilhelm Aigner da “Poesia n.300 (Crocetti ed.)

Franco Arminio da “Canti della gratitudine “ (Bompiani ed.) 

Ted Kooser da Sure Signs 1980 

Patrizia Valduga da “Medicamenta  e altri medicamenta” (Einaudi ed.) 

Saffo – Frammento 36


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