A BACIO DI RIMA - Lina Maria Ugolini - TETTO/PETTO

Lina Maria Ugolini


Credere all’infinito che arde in petto

credere nel contemplare da un tetto

 

Questo distico come un binario di partenza, un solco d’attesa. Petto e Tetto.                         

Il bacio sta nel forte sentire di Vittorio Alfieri, nella passione del credere alla poesia, riparo al vivere dei giorni. Sfidare la consistenza d’ogni peso, salire sopra un tetto, osservare la città, le abitazioni umane, una moltitudine da custodire, riparare dalle intemperie. Il tetto eleva, il petto respira e il cuore batte. Nel petto ruggisce lo spirito foscoliano del mirabile sonetto Alla sera, momento del giorno invocato nell’ascolto di una pace comune a tutti gli esseri viventi, prossima al sonno, immagine di fatal quiete, se non fosse per il moto di nuvole estive e zeffiri sereni.

Sopra un tetto la poesia si fa visione sulla città.

Cosa vede il poeta, quali pensieri passano lassù senza alcuna siepe che il guardo illude? Tegole, fumaioli, campanili e campane.

Su un tetto Ada Negri scopre la compagnia di un fiore.

 

Il fiore sul tetto

Ieri non c’era. Or vive, tra due vecchi

embrici. Se per poco io m’arrischiassi

sovra il muretto del terrazzo, cogliere

lo potrei. Non ardisco. È troppo bello

così: troppo mi piace, erto sul gambo,

dalle muffe dei tegoli sgorgante

senza una fronda, ma col serto d’oro

di un reuccio di fiaba. È un fior magato.

Il suo germe, quassù, lo portò il vento.

Il suo nome lo cantano le stelle.

Nulla sa delle selve e dei giardini

sparsi pel mondo; sta, fra tetti e cielo,

felice: al mondo unico fior si crede,

ed io l’amo per questo…  

 

(Tutte le opere di Ada Negri, Mondadori)

 

Al respiro compagno di un vivere stanco Cesare Pavese affianca l’estremo sguardo rivolto al cielo osservato dalla finestra. I versi della poesia inventano tra le strofe una scala, aggiungono gradini a un narrare lirico che conduce in alto, in una dimensione d’alba già conclusa in cui non sarà più necessario lasciare il letto. Un tetto di silenzio spiana nel nulla un paradiso.

Paradiso sui tetti

Sarà un giorno tranquillo, di luce fredda

come il sole che nasce o che muore, e il vetro

chiuderà l’aria sudicia fuori del cielo.

 

Ci si sveglia un mattino, una volta per sempre,

nel tepore dell’ultimo sonno: l’ombra

sarà come il tepore. Empirà la stanza

per la grande finestra un cielo più grande.

Dalla scala salita un giorno per sempre

non verranno più voci, né visi morti.

 

Non sarà necessario lasciare il letto.

Solo l’alba entrerà nella stanza vuota.

Basterà la finestra a vestire ogni cosa

di un chiarore tranquillo, quasi una luce.

Poserà un’ombra scarna sul volto supino.

I ricordi saranno dei grumi d’ombra

appiattati così come vecchia brace

nel camino. Il ricordo sarà la vampa

che ancor ieri mordeva negli occhi spenti.

(Cesare Pavese, Lavorare stanca, Einaudi, 1980)

 

Il petto come custodia, cassetto del cuore.

Ci trema il cuore in petto avverte Konstantinos Kavafis, cuore di una casa che è l’Anima e trema nella brezza salmastra dell’Egeo, nel desiderio di Eros.

 

Nella Casa dell’Anima s’aggirano le Passioni

belle donne abbigliate in seta,

il capo adorno di zaffiri.

Dalla porta fin nell’interno della casa

tutte governano le sale. Nella più grande

di notte, quando brucia loro il sangue

danzano e bevono, i capelli sciolti.

 

Fuori dalle sale, pallide e malvestite,

con abiti di un tempo fuori moda,

s’aggirano le Virtù ascoltando amareggiate

la festa che fanno le ubriache etere.

Coi visi incollati ai vetri delle finestre

osservano in silenzio, pensierose,

le luci, i diamanti e i fiori della danza.

 

(Costantino Kavafis, Poesie segrete, Crocetti, 1985)

 

I tetti appartengono al mondo poetico tratteggiato dal pennello di Chagall. Volano Marc e Bella nei cieli della campagna russa e su Parigi, nella levità senza fine degli amanti.

Un nonno ghiottone mangia lo tzimmes, un violinista blu suona note di cielo. Galleggia tutto in un immaginario di colori ignari d’ogni terrestre gravità, tra nozze segrete di poesia e note affidate alle stelle.



Scrive una poesia:

 

Gli sposi sopra il gallo

 

Lui abbraccia lei vestita di nuvola

leggera quel tanto

da evaporare in un bacio d’amore.

 

Il cappello dello sposo tra i tetti

è la corona di un principe

il velo della sua promessa

un dono di carezza eterna e pura.

 

Un gallo aspetta presso il cielo

bardato di scintille

cresta rossa e occhi blu.

Salite sulle sue penne o sposi

prima che becchi la luna a spicchio di seme.

 

Andate amanti nella quasi notte:

nessuna saprà di voi

solo poche stelle

chicchi di riso e argento.

(Lina Maria Ugolini, inedito dal Canzoniere discreto)

 

Canta una canzone:

 

Stare sopra il tetto a sona' il violino

dillo a babbo, dillo alle sorelle

se nessuno sente, sono per le stelle

dillo a babbo, dillo alle sorelle

sono per me solo, sono per le stelle.

(Roberto Vecchioni, Il violinista sul tetto)

 

https://www.youtube.com/watch?v=FstAY3y_VDY



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