QUADROPHENIA - Khan Klinsky - “Re Vidor e i cablatori della tabula rasa”
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Khan Klynski |
“Chi combatte
contro i mostri deve guardarsi dal non diventare egli stesso un mostro. E se tu
scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te.”
Friedrich
Nietzsche
The Crowd (La folla), Usa, 1928, Regia: King Vidor
Oggi, per guardare un buon film dell’orrore, basta girare l’angolo; la televisione non funziona più, non ci si sente più, mancano gli stimoli giusti, certi spigoli sugli stipiti per stupidi ignobili mignoli stupiti non fanno effetto.
Sarebbe bello bruciare i barboni, non quelli sotto i portici, quelli con il fare da intellettuale che non cambiano il mondo, quelli sì che andrebbero bene come innesco da barbecue per senzatetto affamati d’affetto. I cuori li vendono in vaschetta al supermercato supremo dell’ego, direttamente a fettine sottili, perché quattro valvole intere non le digerisce più nessuno, così l’amore si mangia a brandelli, ma, più che gustare, si assaggia per poter dire ad un pubblico di pubici rasati che si è toccato il soffitto della stalla con un dildo.
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The Crowd (La folla), Usa, 1928, Regia: King Vidor |
Vorrei avere una bacchetta magica per tornare indietro di qualche milione di anni ed accertare cosa sia andato storto con il brodo primordiale, forse un lampo di genio di troppo, forse troppa trippa per un solo protozoo, ci fosse stato l’olio di gomito di palma allora oggi avremmo puntato un dito a caso come facciamo con il capro espiantato dal naprosene sodico, perché questi benedetti momenti sofferenti di piacere, come vuoti aridi recipienti bucati, mica ce li possiamo perdere.
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The Crowd (La folla), Usa, 1928, Regia: King Vidor |
Non possiamo trattenere le risate per chi al greggio più di noi sta peggio, come sabbia stretta in un pugno di mosche in mano qualsiasi cosa noiosa di noi tracima fuori nonostante tutti quegli sforzi per essere così in forma, pimpanti e poppanti, straripanti arrapati manipolando torbide risposte alle domande mal riposte e non corrisposte del terrificante senso di inutilità.
Ci si potrebbe chiedere davanti ad un microonde quanto poco sforzo si metta nell'avanzare pornografici gesti di gratitudine verso tutti questi meravigliosi elettrodomestici che tanto tempo ci fanno risparmiare per gettarlo eroicamente in imprese presso e che sbagliate, come ci perdoneremo per aver sprecato tutte le energie per erigere totem adattati a fermare tutte le emorragie interne, gli implacabili inferni sulle rotatorie dei nodi alla gola, un mare di infermi allo sballo delle riluttanti, pensare di essere teneri amanti ma fuori dal retto nessuna pietà.
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The Crowd (La folla), Usa, 1928, Regia: King Vidor |
Guardiamoci dalle perplessità, dalle macro differenze tra ciò che sentiamo e l’immagine riflessa dallo specchio nello spreco delle nostre futili brame, blindati sotto metri di giudizio universale, brindando ad alti camici brandendo cinici calici di lacrime amare amalgamate alle sciatte sciagure sversanti brodo primordiale.
Il solito brodo insomma e nemmeno d’alto rango, riscaldato in tetra pacchia.
Folla, follia.
“La follia è qualcosa di raro nei singoli, ma nei gruppi, partiti, popoli, epoche è la regola.”
Friedrich Nietzsche
Della follia delle folle si può, forse, parlare solo così, con iperboliche accumulazioni di parole senso-non/senso graffianti all'orecchio assonanze dissonanti dalla notte dei tempi. E noi lì, con la clava-smartphone in mano, pronti a bruciare il totem o a farci bruciare l'anima da un microonde d'ultima generazione. Grazie 🌷
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