INNESTI - Emanuela Sica - Innesto IV: Ester Guglielmino, Daita Martinez, Lucia De Matteis
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Emanuela Sica |
In questo nuovo innesto, estrapolato dalle voci di Ester Guglielmino, Daita Martinez, Lucia De Matteis, la visione, nel ricongiungimento dei versi, si muove attraverso una metamorfosi interiore capace di offrire uno slancio ribelle all’anima lungo il sentiero dell’attesa. Si passa dalla dissoluzione al rinnovamento e, nel mezzo, prende corpo una dialettica che attraversa la natura e l’essere umano, mescendo e fondendo immagini di fragilità e resistenza. In questa pianta, generata dalle parole che si fanno antitesi marginale e prorompente, grido e silenzio, mutamento e resistenza, frammento e totalità, fruttificano tutti i richiami, ancestrali, legati all’essere che nasce, lotta, perde, ritrova “essenze essenziali” alla sopravvivenza in un ciclo, incessante e limbico, che si compone e si destruttura in ricostruzione e distruzione, e viceversa come se si trattasse di un lemma infinito, fatto di argini introspettivi, che straripano e, poi, tornano nel letto del fiume.
Nella prima parte la chiave di lettura è, essenzialmente, legata alla rivolta, nel moto viscerale che, partendo dal basso, dalla terra, s’ innalza fino a scardinare l'ordine imposto dal cielo dove le rondini, simbolicamente figlie della speranza libera, si oppongono, con la fragile determinazione, all'arroganza dei falchi, che dominano silenziosi le altezze. Eppure, la natura non resta immobile: il torrente che si scioglie e trascina diventa emblema di un rinnovamento impetuoso, un'inversione delle consuetudini, una promessa di rivoluzione. Nella seconda parte il movimento è ambivalente, a tratti enigmatico. Così la chiave di lettura s’infila nella frammentazione dell’identità capace di disperdere l’io poetico nelle radicate immagini di un villaggio dimenticato ai confini dell’essere, fatto di corpi frugati e sparsi, di assenze che segnano la carne e staccano categoricamente lo spirito dal dentro. Assistiamo alla simbologica fioritura come negazione e presenza simultanea, seme di ribellione che abita lo spazio tra il nulla e l’esistenza. La nota poetica della voce si ritrova popolata e solitaria, inghiottita nel dolore e nell’accadere che scrive la storia, in un paesaggio di transizione tra il passato e il divenire. Infine, è tutta nella rinascita dello sguardo, la terza chiave che passa attraverso una riconciliazione interiore, capace di svelare il segreto e scoprire il mondo con occhi capaci di vedere quello che prima era sotto coltri di buio e falsità. Così l’offesa viene superata e il peso delle illusioni, delle menzogne si dissolve, lasciando spazio al chiarore luminoso di un'alba rigenerante. La metamorfosi salvifica che si ottiene nel rinnovamento dello sguardo è capace di generare anche un rinnovamento (fresco) dell’anima, che si traduce nella capacità di scrivere la poetica dell’amore, come ultimo atto di riscatto, di pienezza.
L’innesto genera il ciclo di trasformazione dell’essere che si dipana in tre momenti fondamentali: la ribellione (contro le strutture che imprigionano il divenire), la disgregazione (dell’identità, dei confini tra l’io e il mondo), e infine la rinascita (nella riscoperta di una nuova visione). E dunque la ribellione (il gesto prometeico di chi, come Nietzsche suggerisce, rifiuta le strutture rigide dell’"eterno ritorno dell’uguale" per affermare la propria volontà di potenza) incarna la presa di coscienza della costrizione, gabbie d’isolamento, e si scaglia contro i limiti imposti dalla società, dalla cultura, persino dal linguaggio. Probabilmente Heidegger avrebbe parlato di un "gettarsi" nel mondo autentico, lontano dalla chiacchiera e dalla quotidianità inautentica. A seguire, la disgregazione, dolorosa quanto necessaria, affine alla "notte oscura dell’anima" di San Giovanni della Croce o all’"ombra" di Jung, assiste alla dissoluzione dell’io che si liquefa e si confonde con il mondo, perdendo le proprie certezze, aprendosi a ciò che è altro da sé. È questo il punto più cupo dell’abisso che precede ogni mutamento, il caos fertile da cui può emergere qualcosa di nuovo. Quel nuovo che Freud potrebbe interpretarlo come confronto con le pulsioni rimosse, con le forze inconsce che sovvertono il fragile equilibrio dell’io. Dopodiché, ultima nel “format dell’implosione e riespansione”, ecco la rinascita come scoperta della verginità perduta, nella nuova configurazione dell’essere, così simile alla sintesi hegeliana che segue la tensione tra tesi e antitesi. Dopo la frantumazione dei confini identitari, il soggetto si riappropria del proprio divenire, non più come qualcosa di imposto, ma come un flusso aperto e in continua metamorfosi, ed è qui che appare lo sciamano, il medium, che sfila e riannoda a nuova vita le maglie dell’esistenza (perché l’essere umano s’interroga e si riconfigura, strappandosi dalla staticità e aprendosi alla potenza di una metamorfosi incessante).
Emanuela Sica - IV Innesto Poetico |
Magnifiche parole introducono, leggono a fondo, uniscono tre bellissimi componimenti poetico. Grazie!
RispondiEliminaEmozionante!
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