UMAMI, DHARMA E BARBABIETOLE - Pietro Edoardo Mallegni - I buoni propositi

 

Pietro Edoardo Mallegni



Natale è passato, digerito e spazzato via dalla montagna di tortellini, panettoni e Gaviscon che si porta addosso come un mantello della vittoria, svanito tra i fumi del ponch, ma nonostante l'esercizio costante al deglutire di questi ultimi giorni, sorge alla gola, spinto da una stretta sullo stomaco, un drappo, una stretta, carica di un'insana voglia di fare e scaturita da una scintilla di senso di colpa e insuccesso: lo stramaledetto elenco dei buoni propositi.

Agghiacciante pratica oramai in uso da anni, prima grande causa dell'aumento di fatturato delle palestre a gennaio, si afferma come un dogma nelle tradizioni natalizie, che poi, diciamoci la verità, ci fa sentire assolti da buona parte dei nostri mali e per tanto ci concede quella sensazione di libertà "magica", fronte allo specchio, all'immagine di sé oramai lontana dalle proprie aspettative, con conti correnti desertici, amanti lontane, forse a prendere il caffè per discutere sul come distruggerci, sì, i buoni propositi, come una cambiale con il proprio stile di vita, ci concedono il lusso di dirci "ma che ca**o, a Natale puoi" ed ecco che proprio per intraprendere la strada vocativa al miglioramento di sé, il primo passo è un necessario disastro.

L'eziologia è semplice: un pochino di pancetta, qualche capello bianco, la fronte che si allunga, lo sfiorire in generale, si rimettono ai dietologi promesse e assegni, e poi ricordare quella volta che hai litigato con tua madre, oramai anziana e ne ha passate tante e di sicuro, ha bisogno , ma non di saperti cinico e crudele, oppure a lavoro con il capo, il supervisor, il CEO, il CFO, il manager che stressano e ai quali augurare il peggio. 

Infine loro, la mandria: i clienti, un'insana colonna di sconosciuti ai quali semplicemente gridare “JUMANJI” e sapendo che i dadi sono dalla tua, vederli scomparire nella sfera di cristallo di un gioco da tavolo. Ma il panettone stantio, aperto da tre giorni, fonte primaria della colazione da oggi fino a febbraio, ci ricorda bene che per stare al mondo bisogna adattarsi, perdere un po’ della propria fragranza e piuttosto diventare capaci di assorbire tutti gli odori che ci circondano, quali quelli della carne e del brodo, che inzuppati nel latte ci fanno capire bene che "bei" sapori possa avere la vita.

Ed ecco che ognuno di noi, nel suo bozzolo, comincia a delineare i confini dei propri buoni propositi, che come una terra sconosciuta, si pensa siano pieni di spezie, ori e pietre preziose, ma il viaggio verso quelle Indie è peggio di un semplice atlantico, nel quale ovviamente cercheremo di non farci mancare i nostri pirati, sirene, Circe ed ecatonchiri.

Per farla meno lunga, che già alla partenza la voglia di ammutinamento è forte, è bene iniziare con una lista breve e, giustamente compiuti i primi piccoli passi, soddisfatti e tronfi del successo del lavoro su se stessi, aggiungeremo qualche altro punto per vederci trasformare nell’immagine ideale di se.




Per me ho deciso:

1. Essere più socievole. Talvolta ho la capacità di entrare in contatto con gli altri con la stessa frequenza con il quale si appresta a farci visita la cometa di Alley, il tutto condito con il Savoir Faire del Dottor Micheal Burry del tipo “bel taglio di capelli, te lo sei fatto da solo?

2. Fumare meno. Fumo poco, ma fumare meno sarebbe meglio ancora, (cambiando il verbo fumare con il verbo bere, il risultato non cambia).

3. Abbassare il livello di colesterolo. La relazione tra me i formaggi e i salumi è una relazione aperta, complicata con sicuro delle note di stalking (da ambo le parti).

Be, una volta fatti questi la strada per la conquista della galassia e conversione al lato oscuro è oramai spianata, ma è giusto proporsi gli obiettivi in modo graduale così da gustarsi ogni piccola conquista. Sono quasi del tutto sicuro, che una volta finite le feste e ritornato alla vita normale, i buoni propositi diverranno una specie di Plutone metaforico ed estinto il senso di pienezza ed ebbrezza del Natale, piano scompariranno anche tutte le fisime e le filippiche sui piccoli progetti futuri, destrutturati nella loro integralità con la stessa prassi delle cinque fasi dell’accettazione del lutto. Rimane solo una speranza, che giunti a Natale 2025, con tutto il peso di essere sopravvissuti un altro anno, l’elenco dei buoni propositi sia solo il ricordo lontano di una pratica a noi oramai sconosciuta e che per quanto insalubri, alcune passioni e vizi, sono e rimarranno sempre una geografia di noi stessi.





P.S. tanto vi vedrò sui Tapis Roulant anche a gennaio 2026.

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