LADRO DI STELLE - Marco Brogi - Nella lista della spesa i versi di Anna Martinenghi

 

Marco Brogi

Scrivo queste parole appena rientrato da una cena parecchio alcolica. Non ho centellinato il vino, figuriamoci se centellinerò le parole. Anche a questo giro scrivo di getto, trascrivendo le sensazioni che detta il muscolo cardiaco. Ho in mano ‘Faccio cose del secolo scorso’ (Controluna ed., 2023), l’ultima silloge di Anna Martinenghi

Lei è una donna presente come il passato, attenta, sintonizzata su ciò che dici, a distanza di sicurezza dai poeti (?) che ti chiamano per presentare la loro ultima raccolta, e tu ci vai, togli un paio di ore a qualcosa che avresti dovuto fare, e quando cala il sipario manco ti danno una stretta di mano.

Poesia criptica la loro, ci vuole lo scaleo per arrivarci, e invece Anna si fa capire e urla che "di mancanze sono fatta", della "stanchezza del non fare/del non andare".  Anna che quando ci ho parlato al telefono, senza saperlo e senza volerlo, mi ha fornito materiale per  almeno dieci testi di canzoni.

Dalle sue parole esce musica, musica che arriva a tutti, anche all’essenza: "dovremmo guardarci/con occhi più indulgenti’/che in una manciata d’anni/saremo tutti polvere e vento".

Anna non fa soliloqui, non inventa sillabe inaccessibili, costruisce ponti di parole per comunicare con quelli "che chiedono scusa perché esistono", con i "dimenticati delle feste", gli "invitati per ultimi".

Poesia che si fa calamita e attira, chiama a sé per farsi luogo d’incontro e fa cose del secolo scorso, allergica com’è al peggio di questi anni, perché Anna non fotografa il cibo, dimentica "di filmare il concerto", "è figlia della carta/ della plastica/del Vinavil sulle mani, di Amazon su Postalmarket e dei lavoretti col Das/ ma non ha sposato Simon Le Bon"

In questa silloge con la copertina dove domina il grigio c’è posto anche (o soprattutto ?) per i colori vivaci del sogno in cui "conservare una briciola di speranza/ portata sulle spalle delle formiche".

Anna lo sa che "la vita ha bisogno/di persone che trasformino/ i sogni in gesti/ e rompano catene/ e si mette foglie sulle labbra", scrive poesie "perché siamo tutti nella stessa tempesta".

Lasciatela sognare Anna e applaudite le sue frequentazioni con l’ironia, la leggerezza, tipo quella del cantautore (termine obsoleto? Chi se ne frega, anche io come Anna amo fare e dire cose del secolo scorso) Samuele Bersani, che in Giudizi Universali (testo in esergo) sbertuccia la  "poesia troppo cerebrale per capire che si può stare bene senza complicare il pane. Ci si spalma sopra un bel giretto di parole ma doppiate".

Le poesie di Anna Martinenghi le ho messe nella borsa della spesa perché abbiamo tutti un gran bisogno di essere abbracciati fortissimo e abbiamo bisogno d’inconsistenze, di magie piccolissime.  Io, invece, a quest’ora sento  di avere bisogno di sonno.  Sono le 3 e le parole vanno a letto, sfanculando la guerra, gli stupri e tutte le atrocità che le poesie di Anna non dimenticano perché "la poesia è un modo/per sentire il mondo".


Faccio cose del secolo scorso di A. Martinenghi (Controluna ed. 2023)



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