STRADARI - Pietro Russo - Come scrivere correttamente il Tuo nome senza pronunciarlo
![]() |
Pietro Russo |
Mai come in questi giorni l’equivoco che Ti ha generato si palesa nel suo lividore. Per tutta risposta esci dal Libro e ti involi verso cieli sgombri da promesse. Quanti prepuzi recisi per niente!
Uno si sveglia abbastanza presto la mattina per vedere un’alba di città, cioè nelle fessure tra palazzi, e pensa di trovarsi davanti la propria Elezione. È una questione antica come le pupille di Adamo, l’orecchio assoluto di Abramo addestrato ai vasti silenzi del deserto, i muscoli taurini di Giacobbe pari al piumaggio del messo celeste. Miracolo o Fraintendimento: tutto dipende dall’aria che entra-esce da naso&bocca, da come il sangue irriga e drena il muscolo al centro del petto. Esci dal Libro come un refuso qualunque per piantare la tenda in albe che reclamano caffè, caffè, caffè. Esci dal Libro per non farTi nominare. Sei stato ago di bilancia tra un popolo che fotte e un popolo fottuto, dove i fottuti di ieri sono i fottitori di oggi e viceversa. È che il senso di giustizia facilmente si tramuta in ulcera: Ammutolito, in silenzio, tacevo, ma a nulla serviva, e più acuta si faceva la mia sofferenza. Mi ardeva il cuore nel petto; al ripensarci è divampato il fuoco. Allora ho lasciato parlare la mia lingua: (Sal 39, 2-3) Vecchia storia, gli equivoci legati al suolo, solo che ai vecchi tempi il popolo del Libro ha marcato un confine di proprietà chiamandolo D*o. I missili di oggi sono l’aleph-bet del passato. E che divinità sarebbe quella che non può mantenere ciò che promette? Esci dal Libro per un senso di decenza che Ti fa più umano di quanto pensiamo. Poiché la vittima è un ruolo, Tu esci dal Libro. Te ne vai e rimane un rotolo immacolato, colore sabbia del deserto, sempre più eloquente del grido straziante di un genitore. O no? Nessuna voce stellata, nessun rovo in fiamme, niente sciarade o lane caprine di retorica. Troppo a lungo prigioniero di rivendicazioni che non hanno nulla della luce del giorno. Esci dal Libro e ti mostri nel caffè che sto rigirando in piedi al bancone. Eccomi – però prima fammi pagare. Torniamo a supporti di vento e pietra, il primo per propagare l’amore, la seconda per difenderlo. Torniamo all’analfabetismo per ri-educarci come il tuo cuore-rugiada che irrora tutte le cose comanda. Davvero sei il Misericordioso, il Compassionevole: Ar-Rahmân, come Ti chiamano i vicini. Non puoi più starci, nel Libro. Due le cose irrevocabilmente nere: la notte che non vuole finire e l’inchiostro. Nero su Nero, Verbo che vola, Carne in cui affondare le unghie in disperazione o al superlativo del piacere. perché presso di te io sono forestiero, ospite come tutti i miei padri. (Sal 39, 13) Esci dal Libro, ospite di queste mattine, di caffè che ci traghettano dalla morte del sonno al purgatorio del lavoro. Ora è il tuo turno di parola, finalmente. Puoi parlare liberamente: è solo un soffio ogni uomo che vive. (Sal 39, 6). |
Leggendo un libro pubblicato da una amica di origine ebrea avevo notato che non scriveva mai la parola Dio, storpiando un po' la parola, come è stato fatto nell'articolo, sostituendo la vocale i con l'asterisco. Non vedo niente di strano nel sostituire quella parola con aggettivi che sottolineano l'assolutezza della idea di Dio, il Misecordioso... etc mi sembra che storpiare il nome, comunque pensando che il concetto sia comprensibile sia semplicemente in contrasto con 'la Verità' che, se Dio esiste, ne è senz'altro una caratteristica imprescindibile.
RispondiElimina