RONDINI - Melania Valenti - Soli non siamo nulla
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Melania Valenti |
Abbiamo bisogno di gioire, di credere, di incontri. Abbiamo bisogno di persone sorridenti, che ci diano speranza, che accompagnino le nostre giornate scure.
Allora, come può una poesia nata nel dolore, trasformarsi in gioia per lo sguardo altrui? Come fa la sofferenza, che attanaglia e che spinge il poeta a liberarsene su un foglio, essere fonte di piacere, di Bellezza, per chi ne legge?
Queste sono le domande, spicciole, per carità, che nascono in me pensando al piacere nella sofferenza, alla gioia ricevuta dalla lettura della Poesia, seppure spesso nata dal dolore, allo stupore di fronte alla parola.
Ci sono persone che si danno e basta, che non si fingono altro, che camminano sul giorno in levità, pur attraversando tragedie. E quella levità è nel cuore della ri-conoscenza, nello spalancare lo sguardo oltre la propria casa, nel dire “ce la farò”, nonostante ogni impedimento.
Negli ultimi due anni ho avuto la buona sorte di avere raccolto sguardi e cuori pronti a donarsi e, per questo, di essermi messa in testa che forse non è ancora tutto perduto.
Nonostante ciò che i rotocalchi ci sbattono davanti ogni giorno, nonostante questa Italia sia sempre più devastata e monopolizzata dalla più bieca piccolezza, nonostante anche tra fantomatici poeti ci sia un clima spesso da corrida, credo sia nella com-unione, nella com-prensione, nel vero contatto di energie umane l’unica salvezza.
Soli non siamo nulla, ri-conosciamoci e uniamoci nell’amore…
Prendendo spunto da questo convincimento, mi propongo in questa sede di guardare dentro il dolore e trarne gioia, in una catarsi di purificazione dall’odio dal quale ci sentiamo accerchiati ogni giorno.
Indagherò, andrò come rabdomante in cerca di una vena che disseti, con un setaccio che porti finalmente in primo piano il bello, la levità, la gioia di esistere e poterne dire grazie a chi si vuole, il dolore trasformato in poesia e respiro e godimento. Sarò Rondine che in primavera ritrova il suo nido e lo trasforma in piccoli segni di poesia dopo avere girato e girato e sofferto e viaggiato. E solo per poter dire: sono a Casa, perché lo voglio.
Tramontata è la luna
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l’anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.
Ma a me non ape, non
miele;
e soffro e desidero.
(Saffo, traduzione di Salvatore Quasimodo)
***
Se devo vivere
Se devo vivere senza di te, che sia duro e
cruento,
la minestra fredda, le scarpe rotte, o che a metà dell’opulenza
si alzi il secco ramo della tosse, che latra
il tuo nome deformato, le vocali di spuma, e nelle dita
mi si incollino le lenzuola, e niente mi dia pace.
Non imparerò per questo a meglio amarti,
però sloggiato dalla felicità
saprò quanta me ne davi a volte soltanto standomi nei pressi.
Questo voglio capirlo, ma mi inganno:
sarà necessaria la brina dell’architrave
perché colui che si ripari sotto il portale comprenda
la luce della sala da pranzo, le tovaglie di latte, e l’aroma
di pane che passa la sua mano bruna per la fessura.
Tanto lontano ormai da te
come un occhio dall’altro,
da questa avversità che assumo nascerà adesso
lo sguardo che alla fine ti meriti.
(Julio Cortázar, Le ragioni della collera, Edizioni Fahrenheit 451, 1995)
***
La porta che si chiude
Tu lo vedi, sorella: io sono stanca,
stanca, logora, scossa,
come il pilastro d’un cancello angusto
al limitare d’un immenso cortile;
come un vecchio pilastro
che per tutta la vita
sia stato diga all’irruente fuga
d’una folla rinchiusa.
Oh, le parole prigioniere
che battono battono
furiosamente
alla porta dell’anima
e la porta dell’anima
che a palmo a palmo
spietatamente
si chiude!
Ed ogni giorno il varco si stringe
ed ogni giorno l’assalto è più duro.
E l’ultimo giorno
– io lo so –
l’ultimo giorno
quando un’unica lama di luce
pioverà dall’estremo spiraglio
dentro la tenebra,
allora sarà l’onda mostruosa,
l’urto tremendo,
l’urlo mortale
delle parole non nate
verso l’ultimo sogno di sole.
E poi,
dietro la porta per sempre chiusa,
sarà la notte intera,
la frescura,
il silenzio.
E poi,
con le labbra serrate,
con gli occhi aperti
sull’arcano cielo dell’ombra,
sarà
– tu lo sai –
la pace.
(Antonia Pozzi, Milano, 10 Febbraio 1931)
Morii
per la Bellezza, ma ero appena
composto nella tomba
che un altro, morto per la verità,
fu disteso nello spazio accanto.
Mi
chiese sottovoce perché ero morto
gli risposi “Per la Bellezza”.
“E io per la Verità, le due cose sono
una sola. Siamo fratelli” disse.
Così
come parenti che si ritrovano
di notte parlammo da una stanza all’altra
finché il muschio raggiunse le labbra
e coprì i nostri nomi.
(Emily Dickinson, 1862)
Morire per la Bellezza, morire per la Verità: questo si legge in una delle liriche più famose della poetessa inglese. Quale morte più nobile… Ed io posso solo inchinarmi e rispondere che, prima, preferisco vivere per entrambe.
Questa Rondine che arriva nella primavera di chi legge. Questa rondine che nel suo garrito sa confortare e donare Bellezza e Vita. E lo fa con la più stupefacente consapevolezza. I tuoi occhi bellissimi sono porta incantata che conduce alle tue profondità. Melania cara, ti chiedi come il dolore di certi poeti riesca a trasformarsi in Bellezza e doni sensazioni meravigliose? Ecco è forse quel flusso di emozioni che si creano nella con-divisione che contiene in sé gli estremi dei sentimenti di gioia e dolore.
RispondiEliminaTi sono grata. Grazie anche alla Poesia che scorre nelle tue vene e alla Poesia senza tempo e agli autori straordinari che hai richiamato.
Grazie per questo bellissimo articolo!
Sono io grata a te, Annalisa, e alla tua emozionante lettura delle mie parole❤️
EliminaHai saputo scegliere Melania ma non ti è stato difficile conoscendoti e cogliendo spesse volte il tuo sorriso che esprime chiaramente ciò che hai dentro. Loretta
RispondiEliminaMi hai commossa, Loretta. Grazie di cuore a te per la lettura
EliminaLeggerti è stato come accendere la luce nel buio di una stanza conosciuta.
RispondiEliminaGRAZIE
Gisella, grazie sempre a te delle tue parole
Elimina“… prima, preferisco vivere per entrambe.”
RispondiEliminaFinché ci è dato il tempo, cerchiamo di impiegarlo al meglio...
EliminaTi ammiro Melania per questa ricerca di senso e di positività. Purtroppo vivo in una realtà diversa, senza fedi e senza grazia particolare. Vedo che ci sono morti ingiuste, inconcepibili, morti per mano di Caino o anche semplicemente per una casualità ingovernabile, dove il soffio della Bellezza o della Verità resta lontano quanto uno spazio siderale. Su questo io, purtroppo, mi arresto e non trovo un possibile senso.
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