POETI INCONTRATI FUORI DALLA STRADA BIANCA - Filippo Golia su "Da luoghi profani" di Elisabetta Destasio Vettori
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Filippo Golia (ritratto in foto di Marco Petrella) |
Con foga, slancio e strazio. Forse è questa la temperatura della sua poesia.
Lo testimoniano poeti e scrittori (sopravvissuti, aggiungerei), che si rivolgono a lei, nella capitale, per organizzare e moderare convegni, conferenze e reading poetici.
Il padre, l’Africa, il tema della memoria e l’ombra di una malattia, tornano e si mescolano nelle poesie di Elisabetta.
Quando l’ho conosciuta la leggevo molto in rete. Non molto tempo dopo è stato pubblicato: “Da luoghi profani”, Les Flâneurs Edizioni, con la prefazione di Roberto Deidier.
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https://www.lesflaneursedizioni.it/product/da-luoghi-profani/ |
Poesia erotica, mi dicevo. Ma è solo la prima definizione, la più semplice e immediata.
C’è uno slancio di desiderio verso un amore mancante, mancato, presente nell’assenza, sognato nella presenza, slancio verso il piacere, inseguito, trovato, perso:
Avere
il tuo corpo nudo
come un pasto da divorare
entrarti nel buio della carne
dagli occhi, come fossero caverne
fino a
ritrovare lo scoglio di Cala Piccola
e giù ginestre e salicornia
fluttuarti
sopra come un anemone
sul tuo sesso, lama tenera e severa
O ancora:
come
quando
inginocchiato nel verde
del boschetto hai promesso
navigazioni lente
mentre
ti dicevo
mandami giù,
inghiotti il mio humus,
trattienimi nella gola
e poi
traduciti in ritorno
Oppure, in modo più secco:
Poco
fa
Davanti alla mia finestra
due allodole si sono accoppiate
sotto il battito incessante della pioggia
Ma quello che sorprende è la trasformazione di questo slancio erotico, nel corso delle poesie; il suo mutare in metafore e immagini che con il desiderio non hanno più molto a che vedere, e forse lo sorpassano, o sovrastano:
posso
gemere finché il sole
si spegnerà sui fianchi
scendendo tra le gambe,
dritto dentro la notte
che ti farei giorno
-
un’alluvione
lascia che piova
la mia lingua
sulla ferita
Tra
non molto il sole oltrepasserà
le costellazioni del Cane maggiore e
del Cane minore
Una pioggia di Perseidi
Tra
quello che non ci siamo mai
detti e uno sterminato campo
Di parole
Mancanza e desiderio possono rendere strazianti i versi dedicati al padre:
Così
ho battuto la faccia contro la tua morte,
dopo sette mesi, con le tue ceneri nell’urna chiusa
- al
cimitero monumentale
col caldo che opprime le meningi
e riporta alla tua casa in Africa.
mentre chiedono le mie credenziali di orfana
sul modulo per la successione
O, traboccanti di compassione, quelli per la madre colpita da demenza senile:
Perciò
ti faccio il nido,
madre,
mi ci accovaccio dentro
e ti invento figlia
ti faccio spazio nel verbo accudire
La schiena di Roma
nell’incurvarsi dei platani
sul lungotevere
In
autunno rifiorisce
il gelsomino
Ci
arrendiamo
agli dei degli stracci
e alle cose abbandonate
A
volte eros, strazio e assenza si legano in una fitta, una riflessione metafisica:
Sveglia
nella fitta di dolore
che s’incunea
qui
dove
la circonferenza
del vuoto ci fa latrati
di cani
- e
mutilati
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Elisabetta
Destasio Vettori, nata a Roma, è editor e consulente editoriale.
Dal 1995 lavora nell’ambito delle produzioni teatrali e musicali e collabora
con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Dal 2019 è direttrice artistica
della rassegna “Poeti in itinere”.
È autrice delle sillogi: “Sogno d’acciaio”, “Corpo in animae”
(Annales edizioni) e “Da luoghi profani” (Les Flâneurs edizioni”).
Alcuni suoi inediti sono stati tradotti in lingua araba e inglese per la
rivista Alaraby Aljadeed, diretta dal poeta Najwan Darwish.
Filippo complimenti bravissimo. Vittorio Fiorito
RispondiEliminaCaro Vittorio, caro direttore, sono molto felice che tu mi legga! Davvero. Un abbraccio
EliminaComplimenti per la vivacità e la profondità di entrambi
RispondiEliminaGrazie Silvia, a presto!
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