LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu - Gli animali ed i privilegi del cuore

 

Anna Spissu

Che cos’è un privilegio? A chi è attribuito e perché? Esistono meriti speciali per goderne? Il privilegio è gratuito oppure c’è un prezzo da pagare? 

Probabilmente vi state chiedendo cosa c’entrino i privilegi con la poesia ma andiamo con ordine partendo dalla definizione letterale:  il privilegio è un beneficio che viene concesso a un singolo di fare o non fare determinate cose. Storicamente i privilegi  riguardavano singole persone facenti parte di un certo gruppo sociale (es.nobiltà, clero) e godevano, senza meriti personali particolari, di rilevanti benefici e esenzioni da compiti e leggi cui invece molti altri dovevano sottostare. Quando oggi, nel linguaggio comune, diciamo cose come “ah, quello lì è un privilegiato!” stiamo tornando indietro nel tempo perché è un pensiero che involontariamente si rifà proprio ai gruppi di persone che senza meriti erano detentori di benefici. Anche se esistono altre declinazioni morali del termine “privilegiato”, per lo più s’intende una persona che per fortuna o per intrallazzi vari gode di qualcosa che i più non hanno, un privilegio appunto. Quindi il privilegio sembrerebbe essere gratuito nel caso della fortuna ma anche “a pagamento,”  frutto di un precedente “do ut des”.

In questo articolo io voglio trattare di un privilegio senza merito, una cosa che è concessa a tutti, alla sola condizione di volerla accogliere. E naturalmente dello sguardo della poesia su questi privilegi.  

Attorno a noi umani esiste un altro mondo vivo che ci regala innumerevoli privilegi e non parlo solo dell’amore e dell’attenzione totalmente gratuiti ma anche della possibilità di poter guardare il mondo e la vita con altri occhi, di potere imparare. È il fantastico mondo degli animali. 

Che tra noi e loro la distanza sia riducibile ai minimi termini e/o che addirittura non esista lo aveva già scritto Ovidio nelle “Metamorfosi”: 

 

Lo spirito vaga 

dall’uno all’altro e viceversa, impossessandosi del corpo

che capita, e dagli animali passa in corpi umani, 

da noi negli animali senza mai deperire nel tempo.

 

La poesia di Franco Marcoaldi coglie con estrema dolcezza la comunanza uomo-animale, trasportandola nella terra del sonno e ci mette di fronte  a una elementare verità: la gerarchia non esiste. Per capire questo non servono ragionamenti complessi o teorie filosofiche. Sono i corpi vicini, dell’uomo e dell’animale, a capire tutto, a dire tutto.

Se avete mai dormito con un gatto

o con un cane adagiato sopra al grembo

ora sapreste che la metamorfosi è possibile,

che uomo e gatto e cane

sono entità volatili e cangianti: 

nel sonno condiviso scompaiono le stinte gerarchie tra cavalieri e fanti. 

 

Se avete un cane, quante volte vi siete sentiti dire frasi come questa: “piacerebbe anche a me averlo, ma è troppo un impegno”? Non è una cosa che si può spiegare, bisogna viverla, ma avere un cane con cui condividere la propria esistenza non è un impegno è un privilegio.

Nell’unità universale esistono vie di comunicazione: noi e gli animali non siamo monadi. i cani non hanno accesso al nostro linguaggio ma di noi sanno molte cose. Siete ammalati? Il cane lo sa prima di voi e sta dove siete voi finché non siete guariti. State per tornare a casa? Il cane si alza e va alla porta anche se non avete fatto nessun rumore né alcun altro umano può prevedere il vostro ritorno. Il mio cane fa anche la guardia agli assenti: se qualcuno della famiglia si assenta per qualche giorno va a dormire sul suo letto finché questi non ritorna, ecc. ecc. Considero un privilegio essere testimone di queste e altre forme di amore/comunicazione che sempre mi stupiscono. 

Franco Marcoaldi, nella celebre poesia, L’enigma del caneha stigmatizzato la situazione

 

Il problema non è tanto

che io parlo e lui non mi capisce. 

Semmai il contrario, il vero enigma

è il cane, che tutto sa di me

e mai ne riferisce. 

 

E chi ha un gatto ? Qui la questione si complica ancora di più. Chi lo possiede riferisce spesso di capacità “quasi paranormali” di questi animali 

Due anni fa nell’ambito dell’ evento “Animali in versi” che avevo curato con tre Associazioni milanesi (Casa della Poesia al Trotter, Casa delle Artiste, Milano Positiva) un lettore mi riferì questo episodio: in casa non riuscivano più a trovare il gatto, poi sentono un tonfo provenire dalla libreria, il gatto si era nascosto lì e aveva gettato a terra un libro. Raccolgono il libro, che (ovviamente) era di poesie e che (altrettanto ovviamente) cadendo si era aperto sulla pagina con una poesia sui gatti. 

Ora ditemi se non è un privilegio avere la possibilità di provare stupore (e anche un po’ di ammirazione) per questo mondo misterioso.

 

Qui la poesia di Giorgio Celli Il gatto è tutto istinto” 

 

Il gatto 

insegue una foglia

tu pensi che nella foglia 

veda un merlo

invece insegue nella foglia 

un merlo

senza vederlo. 

 

Di quest’anima misteriosa e imprendibile dei gatti ne parlano i versi Ennio Flaianolo scienziato cerca un gatto” E non sarà mica un caso che lo cerchi anche un teologo! 

 

Lo Scienziato cerca un gatto, 

un gatto nascosto in una stanza buia. 

Non lo trova ma..

ne deduce che è nero. 

Il Filosofo cerca un gatto, 

un gatto che non c’è 

in una stanza buia. 

Non lo trova ma...

continua a cercare. 

Il Teologo, oh il Teologo

cerca lo stesso gatto

non lo trova ma…

dice di averlo trovato. 

 

Mariangela Gualtieri , nella poesia la miglior cosa da fare stamattina” ci racconta del privilegio di godersi una mattinata con la propria gatta, detta “la mia sovrana” perché tra un gatto e il suo umano pare sia chiaro che “il capo” è il gatto. Con la bestiola in braccio forse potrà avere anche il privilegio di imparare qualcosa che riguarda la creazione.

 

La miglior cosa da fare stamattina

per sollevare il mondo e la mia specie

è di stare sul gradino al sole

con la gatta in braccio a far le fusa. 

Sparpagliare le fusa 

per i campi, la valle

la collina, fino alle cime, alle costellazioni

ai mondi più lontani. Fare le fusa 

con lei, la mia sovrana, 

imparare quel mantra che contiene

l’antica vibrazione musicale

forse la prima, quando dal buio immoto

per traboccante felicità

un gettito innescò la creazione. 

 

E gli altri animali, quelli con cui siamo meno a contatto ma che pure popolano la terra anche in misura molto più rilevante di noi umani? Il nostro privilegio è nella ritrovata umiltà in quell’attimo in cui ci fermiamo a guardarli, facciamo cadere la nostra superbia di specie superiore e riusciamo a capirne la meraviglia. 

 

L’elenco delle poesie che parlano di questo è veramente molto vasto, qui di seguito una  piccola selezione con i versi di Garcia Lorca; Gabriele Galloni, Abbas Klarostami; Kobayashi Issa, Angela Passarello.

 

Il bue chiude gli occhi

lentamente, 

Questo è il preludio

della notte.

/////

Il pesce rosso è aruspice celeste;

prova tu a decifrare le stelle da un vetro- 

sicuramente non ci riusciresti.

////

Nel mio villaggio natale

Anche le mucche sdraiate

Guardano le camelie. 

////

Anche la tartaruga

conosce il tempo

della luna primaverile.

////

(lucciole)

Nella notte fonda del mare

magiche lanterne verso la linea dei monti

come antiche costellazioni 

senza una particolare forma. 

                                                                                            

Da ultimo, concludo con una poesia che ho scritto per Nuvoletta detta Nu, una cagnolina che è stata  con me tredici anni . Tredici anni di privilegio.

 

NU, LA BAMBlNA

 

Nu, la bambina, 

è un animale discreto

ha un nome preistorico

e un profilo da sfinge.

Dorme abbracciata nella cuccia

alla sua scimmia verde

e diffonde in silenzio nella stanza

la sua innocenza

come il negozio sotto casa 

il profumo del pane.

 

Da così lontano vengono i cani

a ricordare il fiorire millenario

delle agavi, un tempo remoto 

e semplice

in cui al pasto e alle carezze

corrispondeva l'amore

e questo era tutto. 


nu.jpg

 

Riferimenti:

Publio Ovidio Nasone – libro XV – Le Metamorfosi

Franco Marcoaldi – poesie  da Animali in versi

Giorgio Celli “Il gatto è tutto istinto” da “Versi verdi”

Ennio Flaiano “Lo Scienziato cerca un gatto” da “La valigia delle Indie”

Mariangela Gualtieri da “Le giovani parole” 

Garcia Lorca da “Preludio” in “Notte”( Suite per pianoforte e voce commossa)

Gabriele Galloni “Il pesce rosso” da “Bestiario dei giorni di festa” 

Abbas Klarostami “Una mucca infuriata” da “Un lupo in agguato”

Kobayashi Issa da “Haiku scelti”

Angela Passarello “Lucciole“ da “Bestie sulla scena”

Anna Spissu; “Nu, la bambina” inedito


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