FIGLI DI VENTIDUE STELLE - Sergio Daniele Donati - Lo sfogo del poeta: Voices
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Sergio Daniele Donati |
E ti dicono “scrivi!” e, nel farlo, ti ricordano
l’onere della postura, il monito a fare che il corpo non diventi solo
contenitore e mezzo ma spinta alla
verticalità, all’etica della scrittura.
E, mentre ti dicono “scrivi”; non ti lasciano solo – e tu
quanto lo vorresti - e nominano uno a uno, come fosse una cantilena, i grandi
che hanno già scritto ciò che tu vorresti scrivere ora, e ti guardano per
capire se hai capito, mentre la tua schiena si piega alla ricerca di una via
nuova per dire dell’antico, e lo sguardo si fa astigmatico e impuro davanti a
lettere che danzano per prendersi gioco della falsa maschera ed imago che porti
sul volto.
E poi scrivi la prima
parola, e senti immediato il pianto.
“Perché lei?”, urlano, “perché non
hai scelto me? Non vedi che ho più classe, più armonia e meno fango nei
calcagni io”.
Sono le parole che a
milioni abbandoni per dirne, per scriverne una sola, e le rigetti nel luogo
dell’oblio dove da secoli attendono di essere eletti da una penna caritatevole.
E tu lo sai e piangi il
loro stesso pianto, che di abbandoni ne hai vissuti e donati (già quel Donati
che porti anche nel cognome) e conosci la rabbia del rifiuto e le grinte e i
musi e i falsi “non fa niente” di
lettere che non capiscono che non puoi essere ovunque per chiunque.
E mentre stai per scrivere
la seconda parola, il dubbio, quello sguardo perso di un figlio a cui tendi la
mano che rifiuta, si stampa nella tua mente, e spezzi il pennino sul foglio per
la rabbia che ti dona il ricordo di aver considerato sacra una parola che non
sa salvare.
E piangi, che se ti
vedessero ora coloro che tessono le lodi della tua scrittura e ti esortano a
continuare, tacerebbero per la vergogna.
Perché D.o ogni cosa l’ha
creata nominandola, dicendone; tutte meno una: l’uomo.
Per l’Uomo era necessario
mettere le mani nel fango e soffiarci dentro un’intuizione divina, sporcarsi le
unghie e tacere.
E se la letteratura è imitatio dei, che quel silenzio di D.o
imiti o taccia per sempre.
Grande
RispondiEliminaGrazie davvero di cuore (Sergio D. Donati)
EliminaNoto che tu e David siete nella stessa lunghezza d'onda. Entrambi avete parlato, con taglio diverso, dell'essenza dello scrivere. Molto interessante.
RispondiEliminaGrazie dal profondo (Sergio D. Donati)
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