A BACIO DI RIMA - Lina Maria Ugolini - LENZA/PAZIENZA

 

Lina Maria Ugolini


Strumenti umanissimi gli attrezzi di un pescatore, la lunga lenza avvolta al sughero della massa, al mulinello di una canna. La pazienza imposta dall’amo gettato nel mare o in un fiume, circuito dall’ésca per circuire la creatura che abboccherà, il pesce pescato in un guizzo d’argento. Ognuna di queste immagini nutre metafore, schiude pensieri, cattura emozioni. Basta appena calare tale lenza in altro mare, quello della vita. In altro scorrere: il fiume dei secoli. Lo scrive Vittorio Sereni. La sua poesia plasma un alfabeto per descrivere alcune cose usate dall’uomo, oggetti che stabiliscono con reiterate azioni valenze esistenziali, punti di contatto tra il vuoto e la materia. Strumenti pazienti e senzienti.

 

 

Ma l’opaca trafila delle cose

che là dietro indovino: la carrucola nel pozzo,

la spola della teleferica nei boschi,

i minimi atti, i poveri

strumenti umani avvinti alla catena

della necessità, la lenza

buttata a vuoto nei secoli,

le scarse vite, che all’occhio di chi torna

e trova che nulla, nulla è veramente mutato

si ripetono identiche... (Vittorio Sereni, Gli strumenti umani, Il Saggiatore, 2018)

 

Il bacio di questa nostra rima è bustrofedico: lenza e pazienza si specchiano, si fondono, iniziano e finiscono l’una nell’altra. Possono servire all’amore, in speranza, desiderio. La pazienza di una canzone di Ivano Fossati è lenza che sancisce, amo con spina una rosa, bloccare un angelo prima che corra via. Il ritmo è quello di un tango su orme di nostalgia.

 

Con rose di Normandia

o con fiori di gelosia

blocca quel tuo angelo

prima che corra via.

 

L'amore va consumato, va

l'amore raccomandato, va

la voglia e l'innocenza faranno come si può

l'amore va rispettato, va

l’amore va rammendato, va

l'angelo e la pazienza s'accordano come si può.

 

Ivano Fossati, L’angelo e la pazienza: https://www.youtube.com/watch?v=2ToKFnsVeC8

 

A ogni lenza da pescatore giova un piombo, una piccola zavorra funzionale a tenere a fondo l’amo, in equilibrio di pazienza. In nome di questa virtù Giobbe nella Bibbia sublima l’uomo, Rilke consiglia a un giovane poeta di mantenere il cuore in sospesa attesa, lenza ogni domanda che un giorno scoverà risposta.

«Sii paziente verso tutto ciò che è irrisolto nel tuo cuore. Cerca di amare le domande, che sono simili a stanze chiuse a chiave e a libri scritti in una lingua straniera. Non cercare ora le risposte che possono esserti date poichè non saresti capace di convivere con esse. E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora. Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga, di vivere fino al lontano giorno in cui avrai la risposta.» (Rainer Maria Rilke, da Lettera ad un giovane poeta.)

La pazienza nel nostro presente è parola in estinzione. La rapidità da connessione induce lo svago del visualizzare, del navigare in altro mare. Questa foto colta nell’agosto di questo millennio mostra e dimostra la frequente occupazione dell’essere umano connesso alla Rete. Illustra e allude a un doppio pescare, a un doppio abboccare in ben altro rischiarare.

Al chiaro di luna

al chiaro di un display

pesca il pescatore.

La pazienza dell’attesa

vagheggia in altro mare

svagato il naufragare.



[Pescatori al chiaro di luna e rete mobile, 2024]






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