Stefania Giammillaro - ERRATA COMPLICE – Il dolore come opportunità
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a cura di Stefania Giammillaro |
Avete mai pensato al dolore
come occasione? Occasione per conoscere se stessi, o gli altri attraverso se
stessi, attraverso i limiti che impariamo a definire, i bisogni che impariamo a
soddisfare, le esigenze proprie ed altrui che scegliamo di rispettare.
All’inizio è quasi sempre
molto complicato, sembra impossibile scorgere il “buono”, il lato positivo,
notare il bicchiere mezzo pieno mentre tu soffochi nel pianto; ti manca il
respiro e trascorri i tuoi giorni fissa davanti al telefono in attesa del
messaggio o della chiamata quale unica chance
che legittima in quel giorno la tua vita e la possibilità di poter dire “ci
vediamo domani” anche a te stessa.
Sembra assurdo, eppure
quando ci si trova impantanati in una relazione tossica non ci si rende proprio
conto dell’annichilimento che si attua contro se stessi, o meglio,
teoricamente, razionalmente si coglie nitido il non-senso assoluto in cui si versa, tuttavia alla semplice,
banalissima domanda: “Allora, perché non lo/la lasci?” Si risponde: “Non ce la
faccio”.
Perché non si tratta solo di
una storia finita male, ma la questione è più grave: è questione di vita o
morte.
Il tuo valore è direttamente
commisurato e pesato dall’amore ricevuto da quella persona e, purtroppo, capita
che il/la prescelto/a sia la persona per te sbagliata.
E allora, come dire: “Amati”?
Come dire: “Ce la faccio
anche senza questo amore”?
Smetti di chiedertelo, ecco
come.
Smetti di cercare risposte fuori da te. Smetti di sperare che dopo mesi lui/lei abbia capito tutto quello che tu hai dovuto sopportare per la basilare ragione che non c’è proprio nulla da capire e c’è solo tutto, ma proprio tutto da vivere.
Ecco il messaggio che con Errata
Complice mi propongo di veicolare, lo scopo che intendo conseguire:
siamo tutti co-condannati e corresponsabili nel nostro bisogno d’amore, perciò non solo il tempo, ma dai capelli alle ossa fino alle dita dei piedi, tutto è
rimesso nelle nostre mani e nella nostra capacità di prenderci cura da noi del
bello ricevuto in dono, rispetto al quale non possiamo che rendere “Grazie”.
Le nostre mani: la sola arma
cui dare fiducia.
Il dolore dunque è occasione
per creare, non solo un'opportunità di crescita personale, ma anche una rete solidale tra chi si imbarca, o si è
imbarcato, in situazioni simili, nelle quali si pone in essere una brutale
violenza psicologica, punto di partenza per i finali più tragici, che pullulano (ahinoi)
tra le pagine di cronaca nera, nell’asticella dei femminicidi che non decide di
abbassarsi.
Decidiamolo noi, dunque.
Iniziamo
noi con lo sradicare sin dall’inizio il “sintomo”, che crea dipendenza dall’altro/a
e ci fa accettare l’inaccettabile, ingoiare il vomitevole, sorridere di fronte
alle mortificazioni più aberranti senza avere comunque risposta al nostro più
intimo perché, quel “perché” che, come bambino, si chiude a
riccio stretto al cuscino, su cui piangere tutte le lacrime dell’incomprensione
più nera.
E affinché si pervenga allo scacco matto della comprensione, occorre essere solidali, occorre preparare terreno fertile
per concimare empatia, occorre mettersi a nudo e rendersi testimonianza.
Racconto sempre come durante
il periodo buio dell’anoressia, un libro in particolare mi abbia aiutata
tantissimo a superare quella drammatica impasse: Volevo essere una farfalla. Come l'anoressia mi ha insegnato a vivere di Michela
Marzano.
"Volevo essere una farfalla. Come l'anoressia mi ha insegnato a vivere" di Michela Marzano, Oscar Mondadori, 2019 |
Con Michela poi ci siamo scritte, conosciute e adesso siamo diventate
amiche, ma … il dolore?
Come rendere il dolore un’opportunità?
Allora mi è venuto in mente
il film “Un sogno per domani” ispirato
al libro La formula del cuore di Catherine Ryan Hyde, che annovera
attori del calibro di Kevin Spacey Fowler ed Helen
Elizabeth Hunt. E mi è venuto in mente il meccanismo “passa il favore” ideato dal genio, sia
nella finzione che nella realtà, di Haley Joel Osment, nel film Trevor
McKinney, il vero protagonista della storia. Un bambino caratterizzato
da una sensibilità apicale, che inventa questo “gioco-sociale”: se io restituisco il favore a chi me lo aveva già reso,
il cerchio si chiude e il bene si ferma; ma se io “passo il favore” ricevuto ad un’altra persona, la catena che si
viene a creare è potenzialmente infinita.
Altra regola del gioco: il
favore che si passa deve consistere in qualcosa di veramente importante, sia per
il mittente che per il destinatario.
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Passa il favore - Un sogno per domani |
Così spero che Errata
Complice non si fermi alle librerie, alle biblioteche, ai caffè letterari.
Mi piace immaginarlo sfogliato a mensa, o con a fianco il quarto caffè della
giornata al bar di fiducia, oppure mentre si attende l’ultimo lavaggio della
lavanderia a gettoni prima di rientrare a casa; mi piacerebbe che anche gli
uomini vi si ritrovassero perché non è una raccolta di “genere”, ma di solo
amore; e poi, sì, vorrei che fosse carezza di conforto per ogni singhiozzo di
frustrazione.
D’altronde, credo sia
importante darsi la possibilità di estendere un abbraccio di empatica
immedesimazione a tutti/tutte coloro che sono circondati dal deserto intorno
alla loro storia-prigione. Deserto,
spesso creato proprio dal partner
tossico, dove mi auguro che il mio gesto offerto in segno d’aiuto non sia solo
un miraggio, ma si faccia dire concreto di coraggio, speranza, di libertà.
Errata
Complice dedicato “A chi ama troppo”
Edito da PeQuod, Collana
Rive
Prefazione di Franca Alaimo
Disponibile da Settembre.
Ecco che nella duplicità dell'anima dell'autrice, sentimento e ragione, come moderni Dante e Virgilio, ci conducono verso un viaggio che, in fondo é di tutti. Amori tossici, dipendenze sentimentali, volersi bene o comunque imparare a farlo, senza paura di sbagliare. Ed è la sofferenza che ci insegna il modo giusto. La sofferenza non toglie nulla. Aggiunge valore alle nostre vite e le conduce alla comprensione di noi stessi. Ti leggerò cara "Errata complice" pensando a tutte le volte in cui, sentendomi sopraffatta, quel senso di impotenza e disperazione, mi conduce in luoghi che poi, all'alba si dissolvono, ma che inevitabilmente nel buio ritrovo. Lì ad attendermi.
RispondiEliminaTesoro grande tu❤️ Grazie🙏
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