SOPRASSALTI - Laura Valentina Da Re - Chi canta spaventa l'infelicità
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Laura Valentina Da Re |
Tutti noi qui nel perimetro di assoluta e voluta
esperienza con la fulminazione della parola, tutti noi qui che avvertiamo,
inspiriamo, assorbiamo, ci nutriamo del suo viaggio fino al culmine sublime,
atto poetico, non possiamo rimanere immuni dall’espressione: “chi canta spaventa l’infelicità”.
Ebbene, l’audacia di questo “lampo” è frutto delle più pure e degne creature
che esistano: I BAMBINI. Da oltre trent’anni insegno nella scuola dell’Infanzia
e durante questo tempo lungo, colmo, intenso ho preso via via consapevolezza di
come e quanto il termine “insegnare”
venga abusato, abusato perché vivere la scuola rivela una realtà ben diversa:
siamo noi educatori, operatori, insegnanti ad apprendere, a farci sorprendere
dai nostri bambini, dai nostri studenti i quali ci offrono quotidianamente la
meravigliosa opportunità di dilatare
lo sguardo oltre il mondo che ci circonda, di liberarci da noi stessi per Amore
di una creatività che abbiamo spenta, di un’infanzia messa a tacere.
In un pomeriggio di marzo Sophie, una mia alunna
ora studentessa alla Primaria, si avvicina al giardino della scuola, che
confina con quello di casa sua, e mi fa dono di un libricino liscio, delicato,
con un profumo d’aurora instancabile, il libricino si intitola proprio: “Chi canta spaventa l’infelicità”. Resto
a guardarla, incantata, a guardare il suo sorriso vagabondo tra le pagine, lei
mi racconta, con voce squillante e mille parole che brillano di fierezza ed
entusiasmo, come è “venuta al mondo” questa piccola eppure Cosmica opera
poetica, questi versi straordinari scritti da bambini di seconda e quinta
elementare. Sophie mi dice che la sua scuola è speciale, che le sue insegnanti
sono speciali; stiamo parlando di una piccola realtà nei pressi della mia
città, Belluno, un gruppo informale, un luogo educativo che bacia i boschi, il
fare, il cuore dei bambini, una famiglia nella quale si cresce giocando,
sperimentando per essere “inevitabilmente”
felici.
Le insegnanti che hanno voluto fortemente ed
avviato questo percorso poetico assieme ai bambini scrivono nella loro
prefazione alla raccolta:
“La poesia
svolge ruolo significativo sia nella formazione psicologica e affettiva dei
bambini, sia nello sviluppo delle capacità linguistiche e testuali.
La poesia fa tuffare il lettore nella realtà,
nello stupore e spesso evoca immagini di bellezza e di silenziosa passione.
Se manca la
poesia il mondo langue e perde di sapore, perché sono gli occhi dei veri poeti
quelli che ci fanno osservare la realtà in un modo nuovo, per un approccio col
mondo più creativo e originale. Per apprezzarla bisogna provare a
sperimentarla, non per divenire scrittori, ma per essere eccellenti fruitori.
Solo allora si sa ascoltare la “musica dell'anima” e sostare tra le righe e nel
cuore di un canto poetico ci consentirà di capire crescere, vivere.
Se la
genialità sta nel ritrovare l'infanzia, è anche vero che è nella vita di un
bambino che si possono coltivare i germi della genialità per eccellenza, quella
poetica.
Giocando con
le immagini, le sensazioni, le emozioni, le parole, si mettono a posto molte
cose fornendo ai bambini un anticorpo contro le malizie e i guasti inevitabili
della vita.
Chi canta spaventa l'infelicità
Piove.
Ondeggiano
le foglie cadendo.
Un soffice
letto
si prepara
per il lungo
sonno d'autunno.
(Sophie, 7 anni)
ESTATE
Brilla e scalda il sole
nell'estate.
Arancione giallo
mi abbraccia e mi scalda mentre
mi lascia le labbra
bollenti di parole:
di tuffi
di mare
di sabbia.
(Anna, 10 anni e Sophie, 7 anni)
OGGI SONO UN PETTIROSSO
Oggi sono un
pettirosso
che vola con
ali leggere…
Il petto
rosso
si confonde
con le foglie d'autunno.
Le mie piume
grigio chiaro
sono come la
nebbia d'inverno.
Canterò su
un ramo delicato
in un nido
fatto con tanti ramoscelli
lunghi e
attorcigliati tra loro come fili.
E aspetterò
la primavera.
(Gioia, 7
anni)
LA TRISTEZZA
Penetra come
un morso,
ti espande
come un'onda nel mare,
si abbassano
le energie
come dopo
una forte litigata
e in un mare
di lacrime
diventa
tutto blu.
(Veronica, 10 anni)
Potrebbe essere dunque la poesia una realtà già
esistente nel bambino, ed aggiungo anche nel bambino che in ognuno di noi ci
rimanda all’origine, e avere unicamente e straordinariamente la necessità di
essere portata fuori con impellenza vitale?
Potrebbe essere la scrittura poetica una
modalità “importante” attraverso cui i nostri bambini raggiungano la prima vera
consapevolezza di sé senza filtri opprimenti? Sono solo alcune delle domande
cruciali che le insegnanti di questo gruppo si sono poste e alle quali,
attraverso l’esperienza vissuta con i bambini, hanno cercato di dare una
risposta luminosa e concreta, una risposta di Amore, una risposta che abbia
cura dell’Anima aldilà dello spazio e del tempo.
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